L'ultimo sfregio di Mosca a Volodymyr Zelensky è cercare di tappargli la bocca. Uno sforzo in parte vanificato. Perché ieri il presidente dell'Ucraina ha rilasciato, per la prima volta dall'inizio della guerra, una lunga intervista ad alcuni giornalisti russi. Due ore di conversazione in collegamento video con il caporedattore di Dozhd TV Tikhon Dzyadko, con lo scrittore e giornalista Mikhail Zigar, con il corrispondente di Kommersant Vladimir Solovyov, con il caporedattore di Meduza Ivan Kolpakov. E proprio quest'ultimo, notoriamente antiputiniano, ha sfidato il diktat emanato qualche ora prima dall'ente regolatore dei media di Mosca di non pubblicare né trasmettere l'intervista. Non sappiamo quali saranno le conseguenze di questa ribellione. Ma almeno sappiamo che cosa Zelensky ha detto ai russi: «Probabilmente ci sono stati diversi tentativi da parte di diverse persone di farmi fuori, la mia eliminazione è pianificata». E poi: «Mariupol sta vivendo una catastrofe umanitaria». E ancora: «L'invasione russa dell'Ucraina ha creato una spaccatura irreversibile tra i due popoli e l'odio per tutto ciò che è russo crescerà sicuramente». Infine: «L'Ucraina sta attentamente prendendo in considerazione la questione della neutralità».
Parole che non spostano molto nella crisi ucraina, ma che rappresentano uno schiaffo alla Russia, perché veicolate attraverso un media di Mosca. E di schiaffi il presidente-attore in mattinata ne aveva riservati anche all'Occidente, strigliato per bene perché a suo giudizio non fa abbastanza. «È impossibile salvare Mariupol senza altri tank e aerei - ha detto il presidente ucraino in un video citato dal Kyiv Independent -. L'Ucraina non può abbattere i missili russi con fucili e mitra». Poi una stoccata: «Chi guida la comunità Euro-atlantica? È ancora Mosca, attraverso l'intimidazione?».
Nei giorni in cui la resistenza ucraina incassa non pochi successi, Zelensky consegna la lista della spesa agli alleati. Ci vogliono caccia, e ci vuole soprattutto coraggio: «Ho parlato con i difensori di Mariupol. La loro determinazione, il loro eroismo e la loro fermezza sono sorprendenti. Se solo coloro che hanno pensato per 31 giorni a come consegnare dozzine di jet e carri armati avessero l'1 per cento del loro coraggio...». Zelensky imputa all'Occidente le esitazioni nell'inviare le armi, il mancato invio di caccia, la paura che spedirli attraverso la Polonia costituirebbe un pretesto caro a Vladimir Putin per alzare il livello dello scontro.
E ieri è continuata la polemica sul possibile videointervento del presidente ucraino alla Notte degli Oscar, rimasto top secret fino all'ultimo. Quando scriviamo queste righe non possiamo sapere se alla fine l'ex attore Zelensky si sia collegato con Hollywood, essendo la cerimonia svoltasi a notte fonda in Italia. Di certo c'è stato un momento dedicato all'Ucraina, come rivelato poche ore prima della cerimonia al New York Times da Regina Hall e Wanda Skyes, due delle tre presentatrici della kermesse, trasmessa da Abc. «Sarà uno spazio onesto e sentito, come devono essere trattati questi difficili momenti», hanno detto le due. Ieri Sean Penn ha chiesto a tutti il boicottaggio della cerimonia degli Oscar in caso di eventuale top all'intervento di Zelensky. L'attore americano ha addirittura promesso che distruggerà le due statuette da lui vinte per Mystic River nel 2004 e per Milk nel 2009 se la notte sarà stata dezelenskizzata.
«Sarebbe il momento più vergognoso della storia di Hollywood», ha detto l'attore alla Cnn. Penn sta girando un documentario sull'aggressione russa e sta aiutando i rifugiati ucraini in Polonia attraverso la sua fondazione CORE.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.