Cronaca locale

Ponzoni respinge i sospetti: "Corruzione? Mai preso soldi"

L’ex assessore: "Ho chiesto di essere sentito dai pm, accuse infondate". Tensione in Consiglio regionale, ma la maggioranza fa quadrato

Ponzoni respinge i sospetti: "Corruzione? Mai preso soldi"

«Ho chiesto alla Procura di Monza di essere sentito, per chiarire immediatamente l’assoluta infondatezza della pur generica contestazione». Il giorno dopo la notizia pubblicata dal Giornale (Massimo Ponzoni indagato per corruzione), arriva la difesa dell’ex assessore. «Non ho mai percepito somme di denaro per finalità illecite - assicura - e ho sempre improntato la mia attività politica e amministrativa alla ricerca del bene comune». La polemica è scoppiata. L’opposizione in Consiglio ne chiede le dimissioni, mentre la maggioranza fa quadrato attorno al consigliere finito nella bufera. Perché da poco più di una settimana, l’ex enfant prodige della politica lombarda ha nuovi guai con la giustizia.
L’avviso di garanzia, infatti, è datato 14 maggio. A firmarlo, i sostituti procuratori di Monza Giordano Baggio, Donata Costa e Walter Mapelli. Poche righe per inquadrare l’ipotesi di reato e indagati: Massimo Ponzoni, ex assessore all’Ambiente del Pirellone, e Filippo Duzioni, consulente per società immobiliari e già collaboratore di Ponzoni nella sfortunata avventura del «Pellicano», la società dichiarata fallita dal tribunale di Monza. «Duzioni - scrivono i magistrati - ha versato non meno di 220mila euro a Ponzoni, assessore alla regione Lombardia per la qualità dell’ambiente, persona in grado di influire su pubblici ufficiali dei Comuni di Desio e Seregno e di far compiere ai medesimi altrimenti remunerandoli atti contrari ai doveri d’ufficio nella stesura e approvazione dei Pgt (piani generali del territorio), per ottenere il cambio di destinazione di terreni, da agricoli a edificabili». Tutto questo, tra il 2008 e il 2009. Ecco - secondo l’ipotesi dell’accusa - l’affare urbanistico. Aree verdi su cui costruire, moltiplicando i profitti.
Le indagini condotte dalla Procura monzese, dal Gico della Guardia di finanza di Milano e dalle Fiamme gialle di Paderno Dugnano, iniziano proprio spulciando le carte del crac della «Pellicano». A fine gennaio, la società viene dichiarata fallita per un buco di 600mila euro. Ponzoni - e con lui la moglie e il cognato - vengono indagati per bancarotta fraudolentra. L’accusa è di aver sottratto fondi alla società. E qui entra in campo Duzioni, i cui uffici sono stati di recente perquisiti dalla Gdf. Secondo gli investigatori, il consulente avrebbe rimpolpato i bilancio della srl ormai sull’orlo del baratro con l’iniezione di oltre 200mila euro, acquistando appartamenti di proprietà del «Pellicano» in cambio di pressioni su funzionari pubblici per ottenere (conto terzi) l’edificabilità di terreni agricoli di Desio e Seregno. «Sono tranquillo - spiega Duzioni, raggiunto al telefono dal Giornale -, dall’analisi della documentazione troveranno che è tutto regolare. Resto a disposizione dei magistrati per chiarire ogni dubbio». Ad esercitare tali pressioni sarebbe stato l’allora assessore regionale, in grado - per la Procura - di intervenire sulla definizione dei pgt dei due comuni brianzoli.
«Si tratta di un’accusa destituita di ogni fondamento», replica l’avvocato Luca Ricci, che assiste l’ex assessore. «Noi comunque abbiamo già chiesto al pubblico ministero di Monza di essere sentiti al più presto, anche “al buio”, cioè senza conoscere gli atti dell’inchiesta, al fine di poter fornire ogni spiegazione». Inoltre, aggiunge il legale, «non risulta che c’entri la direzione distrettuale antimafia di Milano». Vero, in parte. Del crac della «Pellicano», infatti, hanno iniziato a occuparsi i magistrati brianzoli, così come delle presunte corruzioni legate alle varianti urbanistiche per le quali Ponzoni ha ricevuto quest’ultimo avviso di garanzia. Ma è vero che da tempo sull’ex assessore lavorano sottotraccia anche il pool antimafia del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, e il gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza di Milano.
In consiglio regionale, intanto, Pd, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà chiedono la testa del consigliere del Pdl, che è segreatrio nell’ufficio di presidenza. «Per la sua serenità, ma anche per l’istituzione che rappresenta, è bene che Ponzoni - è il coro dell’opposizione - rassegni le sue dimissioni». Fiducia all’ex assessore, invece, arriva dalla maggioranza. «Ci spiace molto - commenta Paolo Valentini, capogruppo del Pdl in Consiglio - ma siamo fiduciosi nell’operato della magistratura e che Ponzoni possa provare la sua estraneità ai fatti». Le dimissioni? «È una questione personale», conclude Valentini. Davide Boni (Lega), presidente del consiglio regionale, si chiama fuori. «Il consigliere-segretario Ponzoni è stato eletto dal Consiglio.

Il presidente non è un giudice e non è nelle mie facoltà scegliermi i vicepresidenti e i consiglieri-segretari».

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