Pooh: «Sogniamo di esibirci con un’orchestra»

«È il periodo più bello della carriera, il momento giusto per sperimentare»

da Boario

I Pooh, l’ennesima tournée estiva, intitolata La Grande Festa, trenta date nell’estate italiana. La prima a Brescia il 10 luglio, l’ultima all’Arena di Verona il 9 settembre. «Rispetto alle date invernali, in scaletta abbiamo inserito il nostro inno dell’Italia ai Mondiali», dichiara Red Canzian che, per l’occasione, si è fatto costruire due nuovi bassi, «quando abbiamo deciso di incidere Cuore azzurro c’era molta diffidenza in giro. E invece abbiamo continuato a credere sia in Marcello Lippi, sia nei ragazzi della Nazionale». Già, e se no come facevano ad andare avanti per oltre 40 anni. «Ho appena finito di farmi costruire un nuovo computer per chitarra che possa immagazzinare tutta la mia library di suoni ed effetti», dichiara il chitarrista Dodi Battaglia, considerato uno dei massimi solisti al mondo. «Il concerto è il momento più intimo tra artista e pubblico. È condivisione di un rito. Forse Gaber lo chiamerebbe celebrazione di quel senso di appartenenza che manca nella società di oggi. È un’appartenenza super partes e trasversale: ricchi e poveri, destra e sinistra, tutti coinvolti nell’afflato verso il palco, verso la musica». Un richiamo irresistibile quindi anche per chi ha cantato 350 canzoni, percorso l’Italia mille volte in lungo e in largo. «Vede, suonare dal vivo rappresenta l’aspetto più eccitante della nostra professione», aggiunge Roby Facchinetti che, con Negrini, ha scritto le pagine più classiche del repertorio Pooh, «è superare quella nausea che ti può dare ad esempio accettare il meccanismo della promozione, partecipare a trasmissioni tv tutte uguali. No. Quando sei lì sul palco non c’è nessun filtro, nessun copione, oltre le emozioni...». Insomma, dopo i 40, i Pooh vanno avanti. «Stiamo vivendo la parte più bella della nostra carriera», conclude il batterista Stefano D’Orazio. «Abbiamo in progetto una serie di apparizioni in piccoli club, la digitalizzazione del vecchio repertorio su cui lavoreremo a fine tournée.

Vorremmo tenere qualche data con un grande orchestra sinfonica di 90 elementi e fornire a nuovi gruppi inglesi una parte del nostro repertorio. Ma ha sentito i Coldplay che rifanno Mary Ann con il suono sporco di 35 anni fa? Ci aspettano gli anni migliori: saranno ricchi di tante sorprese».

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