Presi di mira anche i tassisti: ad agosto sedici aggressioni

Inutile sfogliare i take delle agenzie stampa: non c’è traccia delle sedici rapine commesse nel mese d’agosto ai danni dei tassisti milanesi. Sono rapine per pochi euro e consumate in un battibaleno, quasi sempre senza coltelli o pistole ma solo con minacce e gesti prepotenti. Sedici episodi che hanno però un comune denominatore: i rapinatori sono gli stessi, una coppia di immigrati che colpiscono sempre in zona viale Bligny, a due passi da quel civico 42 che è un vero e proprio fortino dell’illegalità e della violenza.
L’ultimo colpo è stato messo a segno lunedì, poco dopo le venti: «Una corsa da Centrale a Porta Romana, in viale Sabotino, che si è conclusa con la richiesta dell’incasso: cento e poco più euro. Altrimenti? Le mani stringevano forti sulla gola e non ho avuto neppure il tempo di obiettare niente» racconta la vittima. Stesso film delle altre quindici rapine messe a segno dalla coppia formata da un magrebino e uno slavo: duo ben vestito e affabile che, costante, non utilizza mai il radiotaxi bensì prende l’auto bianca al volo, nei posteggi spalmati in periferia e si fa portare in zona Romana.
Ma sedici rapine in quasi un mese sono davvero troppe e i tassisti milanesi reclamano sicurezza: «Se fosse attivo il sistema messo a punto con la passata amministrazione, be’ le forze dell’ordine potrebbero intervenire tempestivamente e in ogni angolo della città» osservano i rappresentanti delle quattro centrali radio. Che si riferiscono al progetto di cinquemila telecamere su altrettanti taxi ovvero migliaia di occhi elettronici sempre in movimento che potrebbero pure fornire filmati utili alle indagini contro la criminalità comune e internazionale.
Videosorveglianza che collega i taxi con la centrale operativa della polizia locale attraverso i canali usati dai telefoni cellulari: canali dove viaggerebbero le immagini video e che, nota Nereo Villa del Satam - sindacato dei tassisti - «è ben accetto perché migliora la sicurezza». Ma sul progetto pesano il costo, un migliaio di euro a macchina, e soprattutto la privacy dei cittadini che, secondo i tassisti, «non sopporterebbero di sentirsi spiati all’interno dei taxi». Rischio che, comunque, non esiste perché le immagini «sarebbero criptate e rese “pulite” solo su richiesta delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria» fanno sapere da Palazzo Marino. Come dire: «Non saranno i tassisti a controllare o gestire il sistema».


Progetto comunque ancora tutto da testare, anche se considerato dalle forze dell’ordine un deterrente contro le rapine. E nell’attesa, i tassisti, si organizzano: nei prossimi giorni spunteranno degli identikit fai-da-te sulle colonnine dei posteggi taxi con tanto di indirizzo di casa dei due rapinatori: viale Bligny 42.

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