Pensionati che vivono all’estero e tassazione, cosa sapere

I pensionati che vivono all’estero sono decine di migliaia e la questione relativa alla tassazione è a tratti complessa. Ecco cosa sapere e come pianificare il proprio trasferimento, per non trovarsi nella condizione di avere operato la scelta sbagliata e di doversene pentire

Pensionati che vivono all’estero e tassazione, cosa sapere

I dati dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) mostrano che, nel 2021, sono state erogate all’estero 326mila pensioni per un totale di 1,37 miliardi di euro. Il numero di pensionati che si trasferiscono all’estero è in aumento e non ci sono elementi per credere che l’andamento possa invertirsi nel corso dei prossimi anni.

Gli italiani in pensione vivono in oltre 165 Paesi e, tra questi, ce ne sono alcuni nei quali vige un accordo fiscale con l’Italia. È utile capire come funziona la tassazione, quale procedura seguire per trasferirsi all’estero dopo essere usciti dal mondo del lavoro e quali sono le mete più gettonate.

La tassazione dei pensionati all’estero

La tassazione dei pensionati all’estero sottostà alle norme stabile nel Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) relative alla residenza fiscale che può essere considerata all’estero a patto che:

  • non si sia iscritti all’anagrafe delle persone residenti in Italia per almeno 183 giorni l’anno (184 giorni durante gli anni bisestili), ossia per almeno la metà dell’anno solare,
  • si sia iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire),
  • non si sia avuto domicilio in Italia per più di metà anno,
  • non si abbia avuto dimora in Italia per più di metà anno.

Laddove mancasse anche soltanto una di queste condizioni, la residenza fiscale viene mantenuta in Italia e questa, ai fini della tassazione, è una discriminante essenziale.

Per godere della tassazione estera occorre quindi non essere fiscalmente residenti in Italia ma anche ciò può non essere sufficiente perché, secondo le norme nazionali, il cittadino che vive all’estero e percepisce una pensione erogata dall’Italia sottostà alla tassazione italiana e, in seguito, anche alla tassazione applicata dallo Stato nel quale ha la propria residenza fiscale.

Ed è qui che intervengono le convenzioni internazionali che evitano le doppie imposizioni siglate con molti paesi e che prevedono due diversi trattamenti:

  • tassazione per i lavoratori del settore privato,
  • tassazione per i lavoratori del settore pubblico.

che vengono applicati sotto l’egida del Modello Ocse sulle doppie imposizioni.

La tassazione per i lavoratori del settore privato

L’articolo 18 del modello Ocse è riferito alla tassazione dei redditi dei lavoratori del settore privato e stabilisce che le pensioni vadano tassate soltanto nello Stato in cui il cittadino ha la residenza fiscale e questo, per potersi verificare, necessita che il pensionato trasferisca la propria residenza in un Paese con il quale l’Italia ha stabilito una convenzione contro la doppia imposizione.

In questo caso il pensionato riceve la pensione lorda che dovrà poi essere tassata secondo le politiche fiscali del Paese in cui il cittadino si è trasferito. Per procedere in tale modo, tocca al pensionato presentare all’Inps la domanda per ricevere la pensione lorda, compilando l’apposito modulo disponibile sul sito dell’Inps.

La tassazione per i lavoratori del settore pubblico

Per i lavoratori del settore pubblico vale invece il paragrafo 2 dell’articolo 19 del modello Ocse, secondo il quale esiste una doppia imposizione: quella alla fonte in Italia e quella dello Stato in cui si è trasferito.

Si tratta di una differenza fondamentale della quale occorre tenere conto.

Richiesta del rimborso delle imposte versate in eccesso

Dal momento in cui viene presentata la domanda per la defiscalizzazione della pensione, al momento in cui questa viene accettata possono passare diversi mesi e il cittadino può chiedere il rimborso di quanto pagato all’erario italiano.

Per ottenere il rimborso occorre allegare l’attestato di residenza ai fini tributari rilasciato dall’autorità fiscale estera, documento essenziale che l’Inps utilizzerà per svolgere tutti i controlli di rito. La richiesta di rimborso deve avvenire entro 48 mesi (4 anni) dalla data in cui le imposte sono state applicate.

I Paesi migliori nei quali trasferirsi

Secondo i dati del 2019, le cinque mete maggiormente scelta dai pensionati italiani erano: Canada (51.927 persone), Germania (51.085 persone), Svizzera (46.171), Francia (41.778) e Australia (43.955).

Queste mete sembrano corrispondere a scelte che esulano dall’aspetto fiscale tant’è che, valutando le esigenze erariali, le migliori mete risultano essere:

  • Portogallo (laddove i pensionati italiani pagano il 10% di imposte per 10 anni),
  • Tunisia (viene applicata un’aliquota del 5%),
  • Cipro (aliquota al 5%).

Prima di prendere una decisione definitiva è saggio soggiornare per qualche tempo (anche per una vacanza) nel paese scelto, al fine di considerare il costo e la qualità della vita.

Una volta fissata la propria meta è opportuno prendere tutte

le informazioni necessarie, valutando l’esistenza di accordi particolari tra l’Italia è il paese di destinazione e, nel medesimo tempo, avviando la procedura per il trasferimento della residenza fiscale.

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