
Il profilo è chiaro: pensionati con assegni sopra i 5mila euro lordi al mese, in larga parte uomini, provenienti dal Nord Italia o dal Lazio, pronti a rifarsi una vita in un Paese straniero. Il motivo? Semplice: fuggire dal fisco italiano. A certificarlo è l’ultimo rapporto annuale dell’Inps, che documenta un nuovo aumento dei “pensionati in fuga”, soprattutto tra chi ha lavorato nel settore privato e oggi cerca di massimizzare il proprio benessere in un contesto più favorevole.
Le destinazioni più ambite
Se fino a pochi anni fa le destinazioni più ambite erano Spagna e Portogallo – forti di regimi fiscali particolarmente vantaggiosi – oggi a guadagnare terreno sono l’Albania, dove le pensioni italiane non sono tassate, e la Tunisia, che applica un prelievo massimo del 5%. Due paesi che stanno attirando un flusso crescente di italiani in cerca di clima mite, costo della vita contenuto e vantaggi fiscali.
Un fenomeno in crescita, ma non per tutti
Nel 2023 erano 33 su 100mila i pensionati italiani che decidevano di trasferirsi all’estero. Solo tredici anni prima erano appena 10. Il fenomeno è quasi triplicato, e coinvolge in particolare le regioni del Nord (Trentino-Alto Adige, Friuli, Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto), ma anche alcune aree del Centro e del Sud, come il Lazio, l’Abruzzo e la Sicilia. Le ragioni del trasferimento variano con il reddito: per chi ha pensioni basse, la motivazione è spesso legata a esigenze di sopravvivenza o ricongiungimenti familiari. Per chi invece gode di trattamenti più generosi, si tratta di una vera e propria “ottimizzazione fiscale e di qualità della vita”, come la definisce l’Inps.
Dove si scappa e perché
Nel decennio 2010–2024, le mete più battute sono state Spagna, Portogallo, Svizzera, Francia e Germania. Tuttavia, da qualche anno il quadro è cambiato. Il Portogallo, che fino al 2020 garantiva un’esenzione fiscale totale, oggi tassa le pensioni estere con aliquote fino al 53%. Anche in Spagna il regime resta più favorevole che in Italia, ma meno appetibile rispetto ad altre destinazioni emergenti. Tra queste spicca l’Albania, che offre esenzione totale sulla pensione e integrazione agevolata, in particolare per i pensionati del Sud Italia. La Tunisia, dal canto suo, combina un sistema fiscale leggero con un costo della vita molto basso, soprattutto per pensionati autosufficienti. Altre destinazioni fiscali interessanti includono Panama, Ecuador, Costa Rica, ma anche Malta (15%, a patto di acquistare casa), Grecia (7% per 15 anni) e Cipro (5%).
I vincoli
Non basta cambiare aria per ottenere gli sconti fiscali. Serve un cambio ufficiale di residenza fiscale, da dimostrare con affitto o acquisto di casa, apertura di un conto corrente locale e iscrizione all’AIRE. Bisogna inoltre vivere almeno 183 giorni all’anno nel nuovo Paese, pena la perdita dei benefici. E attenzione: alcuni Stati pongono condizioni specifiche. A Malta, ad esempio, serve l’acquisto di una casa. In Albania bisogna dimostrare di non avere precedenti penali gravi. A San Marino serve un reddito di almeno 120mila euro annui o un patrimonio mobiliare minimo di mezzo milione.
Ma non tutti possono approfittarne
Chi ha lavorato nel settore pubblico è escluso dalla gran parte di questi benefici. Le convenzioni internazionali prevedono che le pensioni degli ex dipendenti pubblici siano tassate in Italia, a meno che non si scelgano pochissimi Paesi – come Australia, Cile, Tunisia e Senegal – con i quali sono in vigore accordi specifici. Per tutti gli altri, anche trasferendosi, l’unica via per ottenere la pensione lorda sarebbe quella di acquisire la cittadinanza locale, secondo una sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Rivalutazione sospesa e controlli più severi
Come se non bastasse, la Legge di Bilancio 2025 ha sospeso la rivalutazione annuale delle pensioni sopra i 598,61 euro: l’aumento dello 0,8% si applicherà solo agli assegni minimi. Per tutti gli altri, zero aumenti. E non è tutto. Chi vive all’estero è soggetto a controlli più stringenti: l’Inps, tramite Citibank, richiede una conferma periodica dell’esistenza in vita. Chi non risponde in tempo, rischia di vedersi sospendere il pagamento della pensione. Per il biennio 2025–2026, le verifiche saranno divise in due fasi: la prima ha già coinvolto pensionati in America e Asia, la seconda – da settembre a gennaio – interesserà chi risiede in Europa, Africa e Oceania.
Fisco light, ma con regole ferree
Emigrare conviene, ma non è semplice. Tra burocrazia, vincoli di residenza e differenze di trattamento tra lavoratori pubblici e privati, il trasferimento fiscale all’estero resta una strategia riservata ai più organizzati.
E, soprattutto, ai più abbienti. Perché se è vero che in Tunisia si può vivere bene con meno di mille euro al mese, è altrettanto vero che l’ottimizzazione fiscale interessa soprattutto chi una pensione generosa ce l’ha già.