Nel 2026 cambiano le regole per chi vuole lasciare il lavoro prima dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia. Con la Legge di Bilancio che chiude definitivamente Quota 103 e Opzione Donna, restano in vigore quattro modalità per il pensionamento anticipato: la pensione anticipata ordinaria, la pensione per lavoratori precoci, la pensione anticipata contributiva e l’Ape Sociale. Ecco tutto ciò che c'è da sapere.
Pensione anticipata ordinaria
È il meccanismo principale per chi intende accedere alla pensione senza attendere il requisito anagrafico.
Introdotta con la riforma Fornero, la pensione anticipata ordinaria non prevede un’età minima, ma si basa esclusivamente sull’anzianità contributiva. Servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, di cui almeno 35 anni di lavoro effettivo (esclusi quindi i periodi figurativi di malattia o disoccupazione). Una volta raggiunto il requisito contributivo e presentata la domanda, la decorrenza dell’assegno avviene dopo una finestra di tre mesi (quattro per gli iscritti alle ex casse del Tesoro). Il calcolo della pensione segue le regole ordinarie, retributive, miste o contributive, a seconda della storia assicurativa di ciascun lavoratore.
Pensione per lavoratori precoci
Restano tutelati anche i lavoratori precoci, ossia coloro che possono vantare almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. Per questa categoria è prevista la possibilità di andare in pensione con 41 anni di versamenti, indipendentemente dall’età anagrafica, a condizione che ricorra una delle situazioni previste dalla normativa: disoccupazione involontaria, assistenza continuativa a un familiare disabile (caregiver), invalidità pari o superiore al 74%, oppure svolgimento di lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette. La domanda va presentata all’Inps entro il 31 marzo o il 15 luglio dell’anno in cui si maturano i requisiti. Dopo la verifica, l’ente autorizza l’accesso alla prestazione, che decorre dopo una finestra di tre mesi.
Pensione anticipata contributiva
Chi è entrato nel mercato del lavoro dopo il 1° gennaio 1996, e quindi rientra nel sistema contributivo puro, può accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni, purché abbia almeno 20 anni di contributi effettivi e che l’importo della pensione sia pari o superiore a tre volte l’assegno sociale (circa 21 mila euro lordi all’anno). Dal 2025 è possibile, per il raggiungimento della soglia minima, conteggiare anche rendite derivanti da fondi pensione complementari, valorizzando così i percorsi di previdenza integrativa.
Ape Sociale
L’Ape Sociale rappresenta un sostegno economico temporaneo per accompagnare alcune categorie di lavoratori alla pensione di vecchiaia. Non si tratta di un trattamento pensionistico, ma di un assegno mensile massimo di 1.500 euro, riconosciuto a partire dai 63 anni e 5 mesi di età. L’anzianità contributiva richiesta varia: 30 anni per disoccupati, caregiver e invalidi; 36 anni per chi ha svolto lavori gravosi.
Le donne possono usufruire di una riduzione del requisito contributivo di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. L’indennità viene corrisposta fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia e non è compatibile con altri redditi da lavoro o con trattamenti previdenziali diretti.