Cultura e Spettacoli

La rabbia di Churchill sotto le bombe: «Il mio bunker non è sicuro»

Anche il più eroico dei leader può avere paura:
un documento inedito testimonia i timori del
grande premier britannico che si oppose alla
Germania di Hitler. Il suo quartier generale?
«È una cantina, mi hanno dato una fregatura»

Winston Churchill, al principio della seconda guerra mondiale, accusò i funzionari del ministero dei Lavori Pubblici - il potentissimo «Office of Works» - di avergli mentito riguardo alla sicurezza della sala di comando sotterranea dalla quale il governo britannico gestiva le sorti del conflitto. Non un bunker, quindi, ma poco più di una «cantina».
«Il primo ministro mi ha rinfacciato di "avergli dato una fregatura", facendogli credere che questo posto è a prova di bomba quando in realtà non lo è», recita infatti una lettera scritta da Patrick Duff, capo del Office of Works, inviata il 13 settembre del 1940 a Sir Edward Bridges, segretario di Gabinetto. La lettera, scoperta qualche mese fa agli Archivi Nazionali britannici, sarà esposta al pubblico a Londra il prossimo 27 agosto e sarà parte della mostra «Undercover: Life in Churchill's Bunker».
La lettera, secondo Cressida Finch, che ha organizzato la mostra e scoperto il documento, mostra in realtà «il coraggio personale di Churchill». «Benché il primo ministro fosse arrabbiato perché la sala controllo non era sicura del tutto - ha detto al quotidiano inglese The Independent - decise di non abbandonare Londra per non dare l'impressione ai londinesi che li stesse abbandonando». La lettera mostra inoltre un certo spirito di «competizione» con Adolf Hitler, che aveva a disposizione difese molto più solide se paragonate a quelle inglesi. «Nel documento - ha proseguito la Finch - vi è un riferimento diretto al bunker di Berlino di Hitler, che stava a dieci metri di profondità nel suolo, mentre quello di Churchill, in pratica una cantina, si trovava a soli tre metri di profondità». Patrick Duff, nella sua lettera, si dice ad ogni modo «indignato» per essere stato accusato dal primo ministro di avergli nascosto la verità.
«Il premier - recita ancora la lettera - ha chiesto che qualcuno di questo ufficio si recasse a Downing Street per discutere della sala di comando e ho pensato fosse giusto che ci andassi io. E ho fatto bene». Fu infatti in quell'occasione che Churchill scoprì come in effetti stavano le cose. «Mentre controllavamo insieme i progetti - scrive ancora Duff - e io gli spiegavo quali sforzi la sala potesse sostenere e quali no, il primo ministro mi ha rinfacciato di "avergli rifilato una fregatura"». Churchill si è però calmato quando il capo dell'Office of Works gli ha ricordato di avergli scritto in precedenza per spiegargli quali fossero i limiti del progetto. «Churchill era famoso per avere degli eccessi di rabbia», ricorda Terry Charman, storico presso l'Imperial War Museum di Londra.

«Ma non duravano a lungo».

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