Coronavirus

Covid-19, l'impatto psicologico del lockdown sui bambini

I bambini al tempo del lockdown: così i più piccoli hanno vissuto e stanno vivendo le limitazioni imposte dalla pandemia

Covid-19, l'impatto psicologico del lockdown sui bambini

Ha modificato e continua a cambiare le nostre vite. Ci fa boccheggiare in uno stato di apnea perenne il Covid, questo nemico invisibile eppur così spaventoso. Se negli adulti persistono le difficoltà a convivere con il virus, è lecito chiedersi come facciano i bambini ad affrontare una situazione del genere, a comprendere o meglio ad adattarsi a nuove regole e a repentini cambi di scena.

Senza ombra di dubbio ai piccoli sono stati chiesti sforzi enormi in questi mesi. Hanno imparato a lavarsi le mani come chirurghi, a indossare mascherine e a resistere al desiderio di abbracciare i nonni. Per mesi chiusi in casa, hanno sì goduto della presenza dei genitori, ma al contempo hanno perso una buona parte di socialità. L'infanzia ai tempi del coronavirus non può essere vissuta a pieno, ma è necessario trovare modalità utili per salvaguardare la socializzazione, la creatività e la fantasia, aspetti questi che fin dai primi anni di vita sono essenziali per il benessere psicologico.

Bambini ed errori del primo lockdown, cosa si è imparato

Covid divieti

Secondo Dario Grigoli, psicologo e psicoterapeuta, gli sbagli commessi durante il primo lockdown sulla generazione Alpha (i bambini nati all'inizio del 2010 fino alla metà del 2020) sono stati inevitabili poiché nessuno era preparato a gestire una pandemia del genere. Presi alla sprovvista, dunque, il primo e il più efficace metodo per preservare la salute fisica di tutti è stato proprio l'isolamento.

Questa prima esperienza, tuttavia, ci ha lasciato in eredità la comprensione di un bene fondamentale per il benessere psicologico di grandi e piccoli, ovvero la socialità. Il contatto umano, la condivisione di emozioni e di esperienze non sono solo tappe insostituibili della crescita dei bimbi, ma continuano ad essere i perni dell'evoluzione interiore degli stessi adulti.

Forti di quanto appreso, le commissioni tecnico scientifiche stanno evitando la chiusura delle scuole dei primi cicli scolastici in quanto è importante che ai bambini sia garantita la possibilità di proseguire il loro percorso. Diversamente, gli animi sarebbero ancora una volta abbattuti e le speranze ridotte ai minimi termini.

Cosa rischiano i bambini con una normalizzazione del limite alla socialità

Covid bimbi

Se è vero che i bimbi sono sempre più preparati e consapevoli, Grigoli sostiene che non bisognerebbe forzare la mano. Una delle possibili conseguenze, infatti, potrebbe essere la normalizzazione del limite alla socialità. In altri termini i giovani rischiano di introiettare l'idea che la loro esistenza debba subire limitazioni fisiche le quali, a loro volta, possono tradursi per l'appunto in un controllo serrato dell'inventiva, della creatività e della condivisione sociale.

Ovviamente non tutto deve essere avvolto in un'aura negativa. La stessa scienza insegna che dai momenti critici possono nascere nuove idee e diversi modi di relazionarsi e di vivere. Una specie di adattamento, dunque, che prende il nome di resilienza. Resta tuttavia il fatto che al momento si dispone di pochi elementi per poter prevedere cosa potrebbe realmente accadere e come le situazioni possano evolvere da un punto di vista sia psicologico, sia collettivo.

Bambini e didattica a distanza, quali i limiti

Covid scuola

Per Grigoli la didattica a distanza è una grande risorsa, basti pensare a chi oltreoceano utilizza le videoconferenze quali strumenti utili alla formazione, anche a livello universitario. Di per sé non è un limite, in particolar modo se viene concepita come una comune forma di socializzazione.

La sua integrazione con la didattica de visu potrebbe aiutare con il tempo i docenti a familiarizzare con la stessa, tutto ovviamente nell'ottica del benessere psicofisico dei bambini. Perché, come già accennato, il rischio più grande è quello di creare una generazione che vive sentimenti e vissuti di privazione, di pericolo e di diffidenza verso la realtà e verso il prossimo.

Non è infatti un caso se ultimamente si riscontrano nei piccoli pazienti ansia, impotenza e paura che tendono a cronicizzarsi nei soggetti più sensibili e insicuri.

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