Letteratura

San Tommaso e l'ombra del Diavolo

Un avvincente thriller storico sulla morte del Dottore Angelico. Con retroscena infernali

San Tommaso e l'ombra del Diavolo

Le prime due pagine del libro di Luigi Panella L'angelo dell'Apocalisse (Rizzoli, pagine 202, euro 16) sono riempite dal disegno-mappa dell'Abbazia benedettina di Fossanova (nel comune di Priverno, Latina) così com'era nel 1274. Ci sono 14 indicazioni a margine. Serviranno per districarsi tra cappelle, chiostri, refettori, dormitori, e la cella dove morì l'uomo più intelligente, colto, mite, ironico, instancabile, geniale e infine santo del Medio Evo. Sulla copertina, sotto il titolo, ci sono quattro righine: «1274. Solo Yves le Breton può scoprire la verità dietro il mistero della morte di Tommaso d'Aquino». Il succo della storia, e delle tensioni che vi pullulano, sta in questi diciotto lemmi. Tommaso d'Aquino, deceduto a 49 anni in quell'abbazia proprio nella data sopraindicata, si stava dirigendo da Napoli a Lione dove era stato convocato dal Papa per il concilio ecumenico. Avrebbe dovuto tenere i sermoni introduttivi delle varie sessioni assembleari. Era previsto che sarebbe stato fatto cardinale, proprio per spingerlo ad essere il prossimo Papa, secondo il disegno predisposto dal suo avversario teologico ma amico profondo, il francescano frate Bonaventura di Bagnoregio, già fatto cardinale dal pontefice regnante, Gregorio X. Lui e Gregorio erano entrambi anziani e fragili, e non intendevano consegnare la Chiesa al brillante cardinale di Parigi, Pierre de Tarantaise, domenicano come Tommaso ma suo nemico teologico, sospettandolo di eresia, e legato a re Carlo d'Angiò, nemico della famiglia dei conti d'Aquino, famiglia del nostro Tommaso.

La notizia della morte di Tommaso arriva improvvisa a Lione. «Cause naturali» dice il messaggero. Ma Bonaventura non la beve. E non fatica a convincere il Papa a incaricare della missione di scoprire la verità il fuoriclasse frate Yves Le Breton, inquisitore massimo del suo tempo. Che nel frattempo si era ritirato in Bretagna a pregare guardando il mare, pentito dei propri disegni fallimentari che avevano spinto re Luigi di Francia a intraprendere una disastrosa crociata a Tunisi, dov'era morto in odore di santità (il suo corpo regale fu bollito per scarnificarlo e conservare intatto lo scheletro in previsione della sua canonizzazione: ciò che poi effettivamente accadde).

Non svelo il mistero che il «magister» Yves risolve, sarebbe come rovinare il piacere del giallo. Garantisco che le pagine sono avvincenti per l'avventura, ma costringono a riflettere sui poteri e sui limiti dell'intelligenza umana di cui l'Aquinate era dotato in sommo grado. Tommaso era stato ucciso poiché si era spinto troppo in là, arrivando a un passo dal sostenere nel suo scritto incompiuto sugli angeli che anche Satana, provenendo da Dio, doveva essere per forza intrinsecamente buono? Oppure a travolgerlo era stata la vertigine di una scoperta intellettuale e forse mistica che polverizzava i dogmi della Chiesa sul bene e sul male?

Luigi Panella non si pone queste domande e poi propone la soluzione del thriller attingendole con la fantasia o con pure deduzioni logiche, ma avendo studiato le fonti, in particolare gli atti dei due processi cui fu sottoposto Tommaso d'Aquino per essere fatto Santo. Gestirono la causa, per evitare conflitti di interesse, teologi francescani, e Bonifacio VIII dinanzi al giudizio entusiasta degli esaminatori, procedette il 18 luglio 1323 alla canonizzazione di Tommaso, annullando le condanne che - lui morto - gli erano state inflitte dalle due più importanti università del XIII secolo, e cioè Parigi e Oxford.

I testimoni di parte domenicana avevano detto tutta la verità, o avevano nascosto qualcosa di terribile accaduto al teologo durante la celebrazione di una messa nella festa di san Nicola il 6 dicembre 1273? Fu forse una visione divina o demoniaca? Di sicuro cadde in depressione profonda e smise di scrivere, insegnare e persino leggere. Si recò a trovare la sorella per avere luce: inutilmente. Quindi su un mulo, con il fido assistente frate Reginaldo, partì dal convento di Napoli per Lione, ma dovettero fermarsi e infine fu accompagnato a morire a Fossanova, dopo che a Teano un ramo gli era caduto sulla vasta fronte durante un temporale, intontendolo. Tutto molto oscuro.

Il giallo resta tale anche per tutti gli storici che ci hanno messo la testa, e hanno rinunciato a sciogliere l'enigma: «La vera causa della morte di Tommaso non si conosceva né allora né adesso», sostenne alla fine uno di loro. Dante nel Purgatorio in un suo endecasillabo della Commedia accusa dell'assassinio Carlo d'Angiò il cui movente sarebbe stata la vendetta per i torti subiti dai conti d'Aquino e così «ripinse al ciel Tommaso, per ammenda» (Purgatorio XX, 69). Una diceria. E Yves Le Breton non pare esserne convinto. Infine, dipanerà la matassa. Un risultato sorprendente: per trovare la verità a fin di bene deve però fare il male. Ma non fa così anche il diavolo? E non vale forse per tutti noi, che con buone intenzioni produciamo il male che non vogliamo?

Il precedente letterario che viene in mente per L'angelo dell'Apocalisse è il celeberrimo Il nome della rosa di Umberto Eco: un romanzo storico in forma di thriller ambientato in un monastero di quella stessa epoca. Se Eco trova l'autore del delitto risolvendo un enigma filosofico, e lo scorrere della storia trascina il lettore in un coltissimo divertimento, tutt'altra faccenda è quella della morte di Tommaso nella quale, da grande avvocato e fine storico, Luigi Panella immerge il lettore.

In questo giallo approdato di recente nelle librerie, e che non sarebbe male se la Rai o Mediaset ne facessero una fiction, il morto c'è, una salma luminosa «nella penombra come fosse stata d'alabastro», non uno qualsiasi, ma l'autore della Somma Teologica, quel Dottore Angelico il cui sistema filosofico e teologico sostiene da secoli l'impalcatura dottrinale della Chiesa cattolica. Cosa ha portato con sé nella tomba?

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