Teatro

Alla Scala tre presidenti e una folla di politici Vip, imprenditori e "sciure" al grande debutto

Mattarella, Meloni e Von der Leyen insieme nel palco reale. Tra gli invitati in primo piano gli sponsor Bracco e Armani. Finanziamenti: privati e ticket contano più del settore pubblico

Alla Scala tre presidenti e una folla di politici Vip, imprenditori e "sciure" al grande debutto

Si fa uno strappo al protocollo con la Prima della Scala 2022. Nel palco reale sederanno infatti sia il capo dello Stato Sergio Mattarella sia il presidente del Consiglio Giorgia Meloni benché il cerimoniale chieda la presenza dell'una o dell'altra carica. E questo - pare - perché assisterà all'opera la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, in fase Pnrr meglio esserci. Attesi, poi, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, delle Riforme Maria Elisabetta Casellati, del Made in Italy Adolfo Urso, il presidente della Regione Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala che dopo aver annunciato la riduzione (di 1,2 milioni) dei finanziamenti al teatro, incalzato dai vertici dello stesso, ha ammorbidito il taglio. Ci sarà anche l'Ad della Rai Carlo Fuortes.

Brillano tra i palchi e la platea l'imprenditoria e finanza - da Diana Bracco a Giorgio Armani, Francesca Moretti, i vertici di Edison, Rolex, BMW Italia, Allianz Italia - sono quanti sostengono la Scala che quest'anno incassa 44 milioni da privati, primato mai raggiunto. C'è poi una novità: Boris avrà anche il sostegno della miliardaria Veronica Atkins, mecenate attivissima agli Uffizi di Firenze (ha appena donato 1 milione), appassionata di musica soprattutto se russa.

A un soffio dalla Scala, alle Galleria d'Italia, una mostra dedicata a mecenati e filantropi fa riflettere sull'inevitabilità di un patto con i privati nel mondo della Cultura, alleanza che andrebbe però incentivata con misure fiscali più attraenti delle attuali. E comunque, alla Scala i piatti della bilancia del finanziamento pubblico e privato sono talmente fuori asse da sollecitare un ripensamento dell'assetto societario di un teatro che cammina sempre più con le proprie gambe, anche per via del +10% registrato dalla biglietteria.

Una cosa è certa. L'opera di questo 7 dicembre, «Boris Godunov», dati i tempi sta chiedendo un bello sforzo diplomatico. Tempi segnati dal confitto russo-ucraino, ma anche dalla cultura della cancellazione per cui si è sentito il dovere di spiegare a quella parte del mondo che critica il dispotismo putiniano, imponendo allo stesso tempo la propria visione, che questa è un'opera che non solo non glorifica semmai affossa la Russia, che in ogni caso era stata programmata assai prima dello scoppio della guerra, e che da un secolo è salda nel repertorio del teatro che l'allestì per l'inaugurazione di stagione nel 1979, sul podio c'era Claudio Abbado. Il direttore Riccardo Chailly centra il bersaglio osservando che l'aver mantenuto questo titolo in cartellone è un atto di difesa della cultura. Nessuno, poi, menziona l'ultimo «Boris Godunov» alla Scala (2002) poiché a firmarlo fu Valery Gergiev, secondo la cultura della cancellazione il fatto che Gergiev sia un direttore d'orchestra vicino al Cremlino cancella l'aspetto che in arte dovrebbe prevalere ovvero la sua assoluta eccellenza nel repertorio di casa sua.

Dati i tempi, cambia la formulazione della cena del dopo Prima, alla Società del Giardino, il momento in cui si ringraziano i partner della serata e si festeggiano gli artisti: per il 70% russi, in una particina canterà anche un tenore ucraino sfuggito ai diktat di Kiev che non gradisce i cast russo-ucraini. Consuetudine vorrebbe che menu e scenografia della sala traggano ispirazione dall'opera appena rappresentata, ma non quest'anno: calato il sipario, scende la notte sullo zar Boris. E così, per il menu predisposto per i 450 ospiti si è trovato un tema buonista e modaiolo omaggiando la cucina lombarda e i principi dell'ecosostenibilità: risotto alla milanese con pistilli di zafferano dalle coltivazioni lombarde, cassoeula di vitello leggera e semifreddo al panettone. I 50 tavoli saranno decorati con centrotavola concepiti come nature morte di frutta, verdura e fiori non recisi, completamente riutilizzabili, ci spiega Salvatore Quartulli, fondatore di Caffè Scala Banqueting, alla sua dodicesima cena del Sant'Ambrogio scaligero. Entrano in azione 105 professionisti della ristorazione fra chef, camerieri e sommelier. Piacerà sicuramente al Ministro dell'Istruzione l'idea di aver selezionato i migliori 20 studenti dell'ultimo anno di corso alla CAPAC - Politecnico del Commercio e del Turismo, scelti per operare con professionisti navigati in cucina, pasticceria e sala. Come accade da 18 anni a questa parte, si brinda con i vini Bellavista di Franciacorta, in particolare con il Vintage Brut Teatro alla Scala 2017 a essa dedicato.

Altra certezza, l'assenza di uno spettatore speciale, il magnate russo Mikhail Kusnirovich, appassionato di musica e amico di tanti artisti, compresi alcuni del cast. Fondatore del Gruppo Bosco di Ciliegi, rilanciò GUM, lo storico shopping mall voluto dagli zar, mortificato durante gli anni sovietici, quindi trasformato nel tempio dei marchi di punta del Made in Italy. Kusnirovich contribuì in modo decisivo alla realizzazione delle ultime tournée della Scala a Mosca e del Bolshoi a Milano.

Accadeva nel 2016 e 2018, la Crimea era stata annessa da un bel po' ed era già in corso la guerra nel Donbass, ma il ponte culturale Mosca-Milano era saldo oltre che costruito nel lontano 1964 quando la Scala per la prima volta decise di portare spettacoli e concerti al Bolshoi.

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