Il seno nuovo non le piace, il chirurgo rimborsa

Non era (ri)fatto bene. Di più. Era (ri)fatto - ammette anche il giudice - «a regola d’arte». Risollevato, rassodato e più bello di prima. Però non è bastato. Perché il seno «nuovo», per una paziente 38enne, non era quello che il chirurgo le aveva promesso. Lei lo voleva come quello di una foto scattata quando aveva 25 anni. Il medico aveva visto l’immagine, e gliel’aveva garantito: «Avrà di nuovo quel seno». Piccola bugia da gradasso del bisturi, che ora gli costa cara. Per l’esattezza, qualcosa come 11mila euro. Tremila dei quali solo per la «delusione» della signora.
Così ha deciso il giudice Damiano Spera, secondo il quale la promessa fatta e poi non mantenuta dal medico equivale a impegnarsi a «un’obbligazione di risultato». E poco importa se, come rilevato dai consulenti (chiamati all’improbo compito di trovare le differenze tra l’orginale degli anni ’90 e la copia in silicone), l’operazione di impianto di protesi «risulta progettato ed eseguito a regola d’arte, secondo una tecnica condivisa dalla gran parte dei chirurgi plastici, e in modo tale da ottenere un risultato accettabile nella media dei pazienti». Maldetta eccezione. Ora il medico dovrà restituirle 7.

300 euro fatturati per la mastoplastica, 398 euro per spese sostenute in altre visite mediche, e 3mila euro come danno morale da «delusione e stato d’ansia». Denaro già investito dalla signora. In un’altra operazione al seno.

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