Cultura e Spettacoli

Si salvi chi può, arriva un’invasione di piccoli Salinger

Da qualche tempo l’editoria italiana sembra aver riscoperto il fascino di storie i cui protagonisti sono adolescenti, liceali, giovani ribelli. Tanti piccoli Salinger formato tinello hanno affrontato il tema. Si pensi a Federico Moccia, Paolo Giordano o ai recenti esordi di Alessandro D’Avenia con Bianca come il latte rossa come il sangue e Silvia Avallone con Acciaio, che hanno riportato l’obiettivo sui dolori del Giovane Werther 2.0. La situazione non è delle più rosee: siamo ai limiti del petting letterario tanto da farci rimpiangere persino Isabella Santacroce, Niccolò Ammaniti e Enrico Brizzi.
Per fortuna a «salvarci» arrivano due nuovi autori: i loro romanzi saranno nelle librerie da marzo, ma già si preannunciano come casi editoriali. Almeno queste le intenzioni dei loro curatori, editor e agenti (il bagaglio minimo degli scrittori esordienti 2.0 che si rispettino).
Alet uscirà con il primo titolo della collana degli «Iconoclasti»: I cani vanno avanti (speriamo non sia di cattivo auspicio) di Valentina Brunettin; e ISBN sta per lanciare il «neoesistenzialista» Amedeo Romeo con Non piangere coglione (speriamo non sia di cattivo auspicio per l’autore).
«Gli Iconoclasti», collana ideata e curata da Giulia Belloni, doveva nascere come un’antologia ma, come ci rivela la stessa Belloni, «ho intercettato un romanzo che mi ha fatto cambiare radicalmente idea. Lei è Valentina Brunettin, udinese, 29 anni: ha vinto a 18 il primo premio Campiello con il romanzo L’antibo (poi pubblicato da Marsilio), a 22 anni ha scritto il secondo romanzo, Fuoco su Babilonia, cinquecento pagine sui campi di concentramento nazisti. Poi, sei anni di silenzio, e ora I cani vanno avanti che considero il migliore dei romanzi che io abbia pubblicato in questi dieci anni». Diecimila copie di tiratura iniziale, altissima se si pensa ai numeri dell’editoria italiana, e un tam tam mediatico che sta coinvolgendo siti, blog, anticipazioni sui quotidiani già concordate e un comunicato stampa inviato a «ottomila giornalisti, settecento librerie e cento promotori». I numeri ci sono tutti e il valore di Giulia Belloni come talent scout è comprovato: vedremo come reagiranno i lettori davanti a questo romanzo di cui per adesso non si sa nulla, tranne uno stralcio pubblicato dal sito wuz.it: «Nel silenzio sfregiato solo dai lamenti di Laika, chiusa per la prima volta nel suo automezzo spaziale, si distingue ora il pulsare stereofonico del suo cuore. Non è un battito normale, sembra un rimbalzare disordinato di palline. Un tracciato viene scritto da curiose penne indemoniate e una lingua di carta tratteggiata da una grafia tremante si srotola davanti a Mushka, che ha alzato le orecchie e sente questo terribile galoppare, quasi una fanteria aggressiva si stesse per scaricare su di lei. L’elettrocardiogramma disegna il ritmo che tutti ascoltano e le mine bluastre che scorrono sulla carta oleata sembrano scrivere semplicemente ho paura».
Una scrittura sincopata, molto vicina ai grandi scrittori contemporanei americani, pur con molte ingenuità. Terrà per tutto il romanzo? Ma soprattutto riuscirà ad essere davvero la prima degli «Iconoclasti»?
E il neoesistenzialismo coniato da ISBN per Amedeo Romeo - attore, autore e regista teatrale - riuscirà a non deluderci con Non piangere coglione? Nel frattempo sveliamo la trama con la quarta di copertina: «Andrea Morini ha il terrore della paternità, ma vorrebbe essere madre. È attratto fisicamente dal corpo femminile, e specialmente da quello delle donne incinte. Il solo profumo della crema contro le smagliature risveglia in lui un universo erotico. Ma allo stesso tempo vorrebbe anche lui poter portare in grembo un figlio. Questa contraddizione, apparentemente insanabile, lo porterà tra le altre cose a fare il pendolare tra Genova e Milano, vivere su una sedia, fare amicizia con un vecchio attore sporchissimo, rapire un bambino, e soprattutto amare Lena, incinta di un uomo che non è Andrea». Non piangere coglione, dicono a ISBN, è «il romanzo neoesistenzialista del 2010: racconta con leggerezza e poesia la ricerca della felicità di un uomo come tanti». Donne messe incinte da altri, attrazione per la crema contro le smagliature e vivere su una sedia già fanno intuire tutta «la leggerezza e la poesia» del neoesistenzialismo 2.0. Vedremo di non perderlo e, nel caso, di non piangere troppo.
Nel frattempo iniziamo a invecchiare e proviamo nostalgia persino per l’antologia Gioventù cannibale uscita nel ’96 da Einaudi. Sul sito dell’editore, per la nuova edizione dell’antologia si legge: «Una covata di narratori giovani e giovanissimi che ha gettato scompiglio nei vicoli della cittadella letteraria italiana tra le anime morte del perbenismo».

Addirittura.

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