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Una guerra per il trono (senza esclusione di colpi): in tv debutta House of the Dragon

Finalmente debutta in tv la serie prequel a Il Trono di Spade. Il primo episodio - già disponibile su NowTv - convince e supera ogni aspettativa

Una guerra per il trono (senza esclusione di colpi): in tv debutta House of the Dragon

Ne abbiamo parlato più e più volte e ci siamo spesso interrogati sul fatto se fosse necessaria una serie tv che esplorasse (e ingrandisse) l’universo de Il Trono di Spade. Lo show della HBO – disponibile su Sky e NowTv – ha riportato il genere fantasy/cavalleresco in tv, e di fatto è diventato uno tra i programmi più amati dell’ultimo decennio. A fronte di un enorme successo di critica e di pubblico – nonostante un finale che ha diviso i fan -, negli Usa si è pensato di cavalcare questo successo e realizzare uno spin-off.

House of the Dragon, creata dallo stesso George R. R. Martin (l’autore della saga letteraria a cui la serie è ispirata), si preannuncia qualcosa di veramente epico per la tv di oggi che non naviga in acque sicure. In onda in America dal 21 agosto, dal 22 è già disponibile per gli abbonati di NowTv con il primo episodio in lingua originale e con i sottotitoli in italiano. Per la versione doppiata, invece, c’è da aspettare fino al 29 agosto.

Il primo dei dieci episodi previsti di House of the Dragon pennella un racconto meno corale rispetto a quello presentato in Game of Thrones, ma ancora più accattivante e epico, mettendo in scena una saga familiare che si contende il trono di Spade e il dominio dei sette regni di Westeros. Al centro della vicenda c’è la dinastia dei Targaryen, ben 176 anni la nascita della mitica (e amata) Daenerys. Uno spin-off che funge anche da prequel e che si sofferma su un momento molto importante per la storia dei sette regni. È una serie che merita di essere vista? Al di là di qualsivoglia aspettativa, House of the Dragon convince fin dal primo minuto.

La prima donna che diventa una regina, la trama della serie tv

Tempi bui per la casa dei Targaryen. Il regno di Re Viserys è appeso a un filo, dato che non ha ancora un erede maschio che possa sedere, una volta adulto, sul Trono di Spade. Nonostante questa grave instabilità si respira un’aria serena e alquanto tranquilla ad Approdo del Re. C’è prosperità e la minaccia di nemici estranei è ancora lontana. Il Re ha comunque pressioni dal consiglio per designare l’erede al trono. In vista del parto di sua moglie organizza grandi festeggiamenti. Questo lieto evento riporta Deamon Targaryen (Matt Smith) ad Approdo del re. È il fratello del Re, ma ha un carattere ambizioso e crudele. Nel momento in cui la Regina muore dando alla luce un erede, che si spegne a sua volta, Viserys è costretto a prendere una decisione fuori dagli schemi. Sarà la principessa Rhaenyra la prima donna a ereditare il regno. La scelta provoca una serie di reazioni a catena che mettono in moto una vera e propria guerra all’interno della casata per arrivare a dominare su Westeros. Il primo a opporsi è proprio Daemon.

Pura epicità per un racconto "velatamente" femminista

A dirla tutta: in molti erano prevenuti sulla release finale di House of the Dragon. Ancora delusi dal finale de Il trono di Spade, in pochi avrebbero scommesso sulla riuscita di questo spin-off. Invece, la serie è una vera e propria gioia per gli occhi, il cuore e l’anima. Racchiude in sé l’epicità della serie madre, ma al tempo stesso, sposta l’attenzione su temi e storie ben diversi, regalando uno sguardo inedito sul mondo e la società di Westeros. Non è un racconto corale ma, più che altro, è una storia di una famiglia sull’orlo del baratro. È una storia che parla anche di fama, di potere, di soldi, di avidità, di tradimenti e di intrighi. C’è l’epicità, come c’è la magia, la superstizione e il mistero, ma House of the Dragon si focalizza anche sulla figura della donna contestualizzata in mondo popolato ancora dall’egemonia dell’uomo. Messo alle strette, il Re sceglie sua figlia come futura Regina, aprendo così un dibattito (ancora oggi molto caldo) sull’importanza di avere una donna tra le più alte cariche politiche. Può essere degna di salire e restare sul trono? Oppure è solo un azzardo? La serie, inconsapevolmente, riflette così sull’attuale situazione in cui sono molte le donne che sono (o che entreranno) in politica sperando di traghettare il popolo verso nuovi inizi.

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Un ex Dottor Who nel ruolo di un super-cattivo

Al di là dei contenuti, la serie funziona per una narrazione incisiva e che non si perde in giri di parole. Ma convince anche per il cast. La giovane Emma Darcy, ad esempio, è raggiante nel ruolo di una principessa che si trova invischiata, suo malgrado, in un torbido gioco di successione al trono. Ma, più di tutti, a convincere è proprio Matt Smith. L’attore inglese, conosciuto per aver preso parte alle serie Doctor Who e per aver interpretato in The Crown un giovanissimo (e bellissimo) Principe Filippo, torna da protagonista nel ruolo di un erede malvagio e calcolatore, disposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Irriconoscibile con quei lunghi capelli ossigenati, Matt Smith è sicuramente la perla più brillante.

Un destino già scritto ma…

Sì, House of the Dragon è uno spin-off, racconta le origini della guerra che poi ha scosso – in epoche più recenti – tutti i regni di Westeros. Chi ha visto il Trono di Spade conosce molto bene quale sarà il destino finale dei Targaryen. Non c’è nessun lieto fine per la dinastia che ha fatto del fuoco e del sangue il suo cavallo di battaglia. Ma tutto questo non importa. House of the Dragon va ben oltre, pennellando solo la storia di una famiglia sull’orlo della crisi. Anche se assume le caratteristiche di una soap-opera elitaria, la magia c’è e anche le emozioni. Ed è questo quello che conta.

Perché vedere House of the Dragon?

Dedicata prettamente ai fan de Il Trono di Spade, la serie tv è comunque un esperimento riuscito che piace anche a quel pubblico che non poi così tanto avvezzo agli intrighi di Westeros.

È una serie violenta e sboccata, senza epiche battaglie (almeno per ora), ma convince per una narrazione fluida e poco arzigogolata, e colpisce per la ricostruzione un medioevo magico e pericoloso in cui tutto sembra essere ancora possibile.

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