Cultura e Spettacoli

Ritratto di signore (e figli) nella California della crisi

Diane Johnson affronta con ironia i grandi temi della società: famiglia, soldi, relazioni, gelosie...

Lorna Mott Dumas, americana di San Francisco, esperta d'arte e scrittrice, abita da quasi vent'anni in Francia con il marito, il piacente e piacione Armand-Loup, in una casa di campagna d'epoca in un romantico paesino, Pont-les-Puits. O meglio, abitava in questo bel sogno dal sapore europeo, con il suo ex marito francese. Perché, arrivata quasi alla soglia dei 70 anni, Lorna decide che la vita da espatriata non fa più per lei: come tanti suoi connazionali, adora la Francia, eppure non è mai riuscita a sentirvisi veramente a casa; forse anche perché i francesi stessi, come gli abitanti di Pont-les-Puits, fanno fatica a vedere gli americani innamorati del loro Paese come qualcosa di più di turisti danarosi... In ogni caso, Lorna sente di non appartenere davvero a quel luogo e, quel che è peggio, ha capito che il suo Armand-Loup non è proprio suo, in senso esclusivo: sarà il savoir-faire da seduttore, saranno i sorrisi che le donne gli contro-rivolgono così naturalmente, sarà anche che le spese per mantenere le amanti sono diventate eccessive, fino a mettere a rischio la proprietà della amata casa di campagna... Insomma, sarà colpa di una serie di dettagli accumulati, ma Lorna non ne può più dei tradimenti di Armand-Loup Dumas, e nemmeno del modo così francese di intendere il tradimento, come se fosse una appendice irrilevante del rapporto, al massimo qualcosa su cui scherzare, non certo per la quale divorziare.

Ma tant'è: Lorna Mott, nonostante l'aggiunta del Dumas al cognome (nessuna parentela col grande Alexandre), è americana, e se Lorna Mott torna a casa, come si intitola il nuovo romanzo di Diane Johnson (Atlantide, pagg. 408, euro 18,50; traduzione di Chiara Manfrinato) significa che torna in America. Nel cuore dorato dell'America, la California. Nella sua città più aristocratica, San Francisco, a due passi da quella Valley che il silicio ha reso pullulante di miliardari il cui numero di zeri all'anagrafe è inversamente proporzionale a quello sul conto in banca. Una di questi è Amy, la nuova moglie del suo primo marito, Ran. In comune, Lorna e Ran hanno tre figli ormai adulti, e poco altro (almeno all'inizio della storia): dopo il divorzio, lui ha creato una nuova famiglia con la giovane e ricchissima Amy, da cui ha avuto una quarta figlia, Gilda. Gilda è albina e ha il diabete infantile. Ran pensa soltanto a lei, e ignora in maniera quasi insultante gli altri tre figli: Peggy, anche lei divorziata; Curt, che è sposato con Donna, lavora nella finanza ma, dopo un incidente e un lungo periodo di coma, è fuggito in Thailandia e risulta irreperibile (anche da Donna, rimasta sola con due gemelli pestiferi di quattro anni e un mutuo da tre milioni di dollari); Hams, sposato con Misty, in attesa di un figlio ma cronicamente squattrinato e fallito. Dopo essere stata lontano tanti anni da casa, Lorna desidera aiutare i figli, eppure ciò che la attende sulla meravigliosa costa occidentale, nonostante tutto il suo entusiasmo, è soprattutto una gran quantità frustrazione: i prezzi delle case alle stelle, la crisi finanziaria (è il nefasto 2008), la gente sfrattata, il cibo vegano e i circoli della pace che attirano il pubblico molto di più dei suoi studi sugli arazzi dell'Apocalisse... Pensava che la sua carriera di studiosa fosse una garanzia per rientrare nel mercato del lavoro e, invece, Lorna scopre che, alla sua età, tornare nel giro è difficile. Anche aiutare la figlia Peggy a scrollarsi di dosso la sciatteria post-divorzio è difficile. Anche consolare Donna, e accettare che il suo Curt possa essere un mascalzone, è difficile. E non avere i soldi per aiutare i suoi figli, poi, questo è difficilissimo; ma ancora più dura è mandare giù che Ran, l'ex marito verso cui prova un immutato rancore, possa farlo (e non lo faccia).

L'invidia sociale e i soldi sono uno dei temi di questa novel of manners in cui Diane Johnson riprende una situazione tipica dei suoi romanzi, quella degli espatriati americani in Francia (come in Le divorce, che al cinema è diventato la commedia Americane a Parigi di James Ivory), ovvero la condizione da lei stessa vissuta per gran parte della sua vita, per via del lavoro del marito John Murray, medico, morto nel 2020 a causa del Covid. Madrina cinematografica di Shining (ne ha scritto la sceneggiatura con Kubrick a Londra), finalista per due volte al Pulitzer, con la sua penna eccezionale di ottantaseienne Diane Johnson ci offre un ritratto, sottile e divertente, della società californiana degli anni Duemila, fra dialoghi taglienti, riflessioni, personaggi strepitosi (una su tutti: l'agente immobiliare Ursula, vera tessitrice di trame da feuilleton) e intrecci sempre più sorprendenti. Una società raccontata dall'interno, dai suoi stessi protagonisti, in un crescendo di umorismo e imprevisti, anche se il lettore sa che c'è sempre Diane Johnson a tirare le fila, con la sua voce rassicurante e il suo sguardo benevolo (sui suoi personaggi, sui nostri vizi, sulle nostre illusioni, sul suo doppio mondo, l'America e la Francia...). È sua quella voce che, all'inizio di ogni capitolo, ci regala brevi perle di saggezza e ironia.

Perché la leggerezza è un'arte, e Diane Johnson ce lo ricorda con maestria.

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