Racconta John Long di avere cominciato da bambino, lungo le spiagge e fra le rocce nei dintorni di Melbourne: "Ho trovato dei denti fossili di squalo vecchi sei milioni di anni in un sito chiamato Beaumaris, e poi man mano ho imparato a identificare le diverse specie e i punti della bocca da cui provenivano i denti. Poi ho studiato paleontologia all'università e mi sono specializzato nell'evoluzione dei pesci...". Così, setacciando il globo dall'Antartide alla Cina, dalla sua Australia al Canada e all'Italia (nella foto qui accanto osserva "un fossile gigante di squalo nel favoloso museo di Sant'Anna D'Alfaedo, nei Monti Lessini a nord di Verona", un gioiello, dato che "alcuni dei fossili di squalo migliori al mondo provengono da Bolca", a pochi chilometri di distanza), John Long, classe 1957, è diventato uno dei nomi più celebri della paleontologia e della divulgazione. Professore emerito alla Flinders University di Adelaide, ha pubblicato un saggio imperdibile per chi è affascinato dai dominatori degli oceani: Il regno millenario degli squali (Utet, pagg. 518, euro 34).
Professor Long, perché gli squali sono così interessanti per un paleontologo?
"Perché sono l'unico gruppo di creature dotate di mascella sopravvissuto alle cinque le estinzioni di massa sulla Terra. Perciò studiare gli squali ci consente di comprendere quali strategie evolutive abbiano consentito loro di sopravvivere al disastro ambientale; inoltre essi ci forniscono collegamenti anatomici alle origini del corpo umano, dato che tutti, in qualche punto remoto della nostra ascendenza, deriviamo dai pesci".
Con che genere di fossili lavora di solito?
"La maggior parte dei fossili di squalo sono denti o spine, poiché i fossili completi sono rarissimi, anche se qualche volta succede di trovarne uno, come quelli meravigliosi di Bolca. Siamo anche in grado di ricostruire fossili 3D di squalo utilizzando le nuove tecnologie, come gli scanner Tc, che rivelano l'anatomia interna dei loro teschi".
Come possono elementi minuscoli come denti, spine e scaglie raccontare la storia e addirittura la preistoria di creature enormi?
"Quando mangiamo una torta, le briciole ci svelano l'intera ricetta; allo stesso modo, piccole scaglie fossili mostrano il grado di evoluzione all'interno delle famiglie di squali: le scaglie ci dicono quanto veloci riuscissero a nuotare gli squali e come si sono evoluti i complessi tessuti dentali, dato che ogni scaglia è costituita soprattutto di dentina, che è il tessuto dei nostri denti. D'altra parte gli squali producono denti per tutta la vita, perciò ne abbiamo moltissimi fossili, che sono unici per ciascuna specie; e i denti ci raccontano come si sono evoluti gli squali e anche la loro dieta".
Quanto sono importanti le tecnologie nel suo lavoro?
"Oggi noi paleontologi utilizziamo scanner Tc, macchine a raggi X, fasci di sincrotroni e neutroni per immaginare i fossili in modo dettagliato, anche quelle caratteristiche anatomiche più sottili altrimenti invisibili".
E prima come ci si arrangiava?
"I paleontologi che hanno scoperto i primi fossili di squalo sono stati dei pionieri e le loro storie sono affascinanti: alcuni sono diventati degli scienziati di fama, ma c'è anche uno scienziato americano, condannato per omicidio, che ha compiuto studi grandiosi in prigione".
Perché l'origine degli squali è un mistero?
"Abbiamo pochissime testimonianze su come si siano evoluti, poiché degli squali più antichi abbiamo solo scaglie, mentre ci servirebbero fossili completi".
Quanto sono vecchi gli squali?
"Le scaglie di squalo risalgono fino a 465 milioni di anni fa, il che significa che essi sono più vecchi di qualsiasi altro animale vertebrato, perfino più vecchi degli insetti, degli alberi e degli anelli di Saturno".
Quante specie ne sono esistite?
"Oggi ci sono circa 1200 specie viventi. Abbiamo le prove fossili di circa cinquemila specie esistite, ma scopriamo nuove specie fossili continuamente".
Com'erano i primi squali?
"Erano piccoli, meno di dieci centimetri, e senza denti. Ci sono voluti 70 milioni di anni prima che iniziassero ad allungarsi fino a tre metri, quando hanno sviluppato i denti e cominciato a rinnovarli con regolarità, nel periodo Devoniano, circa 390 milioni di anni fa".
Come hanno fatto gli squali a sopravvivere alle cinque estinzioni di massa?
"Hanno dei superpoteri: uno è l'olfatto eccezionale, poi c'è l'abilità di individuare i campi magnetici delle prede, e infine la capacità di generare nuovi denti, fino a ventimila, per tutta la vita. Questi superpoteri sono stati fondamentali perché, dopo il caos ambientale delle estinzioni, avevano necessità di essere opportunisti e nutrirsi di prede di vario genere: in alcuni casi, gli squali hanno sviluppato nuovi tipi di denti per adattarsi a mangiare nuove prede; e poi hanno mantenuto una dimensione piccola, così da necessitare di meno risorse".
C'è una lezione per noi da tutto questo?
"Si può sopravvivere meglio al caos ambientale se cominciamo ad adattarci a una esistenza che sfrutti meno risorse e se diventiamo più flessibili su dove e come viviamo".
Quali sono i luoghi più straordinari dove è stato?
"Ho raccolto fossili in molti luoghi affascinanti. Il più pericoloso ed eccitante sono state le montagne remote dell'Antartide, dove ho lavorato in quattro spedizioni e dove ho quasi perso la vita a causa di un crepaccio e di una valanga nello stesso giorno... Anche in Iran e in Thailandia ho vissuto spedizioni molto eccitanti".
Le scoperte più importanti?
"Nell'Outback australiano e nelle isole remote della Scozia abbiamo trovato fossili antichi di placodermi, gli antenati degli squali, che sono la testimonianza più antica di riproduzione sessuale attraverso la copulazione: una scoperta che è finita anche su Nature".
Lo squalo più sorprendente?
"Il potentissimo Helicoprion, un antico squalo di dieci metri con la mascella inferiore come la lama di una sega circolare, costituita da una singola fila di enormi denti seghettati e a spirale: per oltre un secolo è stato un mistero come si nutrisse e che aspetto avesse, fino a che la tecnologia di oggi ci ha permesso di scoprire la verità su questo mostro".
E il più spaventoso?
"Il megalodonte: lungo 24 metri, con la bocca più ampia di un'automobile e denti seghettati di 18 centimetri, è stato il predatore più terrificante mai esistito. Si è estinto solo 3 milioni di anni fa. È sicuramente lo squalo che vorrei poter vedere vivo, ma a distanza...".
Che cosa ci dicono gli squali?
"Oggi quasi un terzo delle specie di squali rischia l'estinzione a causa dell'inquinamento degli oceani, della pesca
eccessiva e degli effetti del cambiamento climatico sulle barriere coralline. Gli squali sono molto utili nella ricerca medica e fondamentali per mantenere gli oceani puliti. Se salveremo gli squali, salveremo gli oceani".