
Disciplina, freddezza, razionalità: questo era Niki Lauda. Il pilota austriaco, da tutti soprannominato "Il computer", era e rimane una delle leggende della Formula 1. Dopo avere sfidato la volontà della sua famiglia, che mai lo avrebbe voluto vedere scendere in pista, Lauda riuscì a costruirsi una carriera dal nulla, senza soldi, ma con un'unica fondamentale dote: il talento. Grazie alla sua tenacia, alla freddezza strategica e all'abilità tecnica fuori dal comune il pilota vinse tre campionati mondiali (1975, 1977, 1984) negli anni in cui gareggiare in Formula 1 era pericolosissimo. Sopravvissuto al drammatico incidente al Nürburgring nel 1976, Lauda tornò a correre, mostrando un coraggio straordinario e una forza mentale unica. Fuori dalla pista l'austriaco fu un imprenditore lungimirante, fondatore di compagnie aeree e figura di spicco nel management della Formula 1, contribuendo al successo del team Mercedes. Sempre diretto e brutalmente onesto, Lauda seppe guadagnarsi il rispetto del pubblico e dei colleghi per la sua integrità e il suo spirito indipendente.
Lo spaventoso incidente al Nürburgring
Niki Lauda ha affrontato molte sfide personali nel corso della sua lunga vita: due trapianti di reni (nel 1997 e poi nel 2005) e uno di polmone (nel 2018), ma non furono niente a confronto dello spaventoso incidente di cui fu protagonista il 1° agosto del 1976 durante il Gran Premio di Germania. Il pilota stava combattendo per il titolo mondiale a bordo della sua Ferrari sul pericoloso circuito del Nürburgring, quando perse il controllo della sua monoposto a causa della poca aderenza delle gomme ancora fredde su un tratto di asfalto bagnato e si schiantò alla curva Bergwerk. La sua vettura prese fuoco a causa della fuoriuscita della benzina e Lauda si trovò avvolto dalle fiamme in pochi secondi.
Il pilota sarebbe morto carbonizzato nella sua monoposto se non fosse stato per la prontezza e il coraggio di quattro piloti: Guy Edwards, Harald Ertl, Brett Lunger e Arturo Merzario. Fu il pilota della March a estrarlo fisicamente dall'abitacolo in fiamme e a portarlo, insieme agli altri tre piloti, sull'erba poco distante dal punto dell'incidente, tenendolo in vita con le prime manovre di soccorso. Mesi dopo Merzario raccontò che Lauda, seppur in stato confusionale, l'aveva riconosciuto e gli aveva chiesto subito dopo avergli rimosso il casco dalla testa: "Arturo, com’è la mia faccia?". Ma Merzario mentì: "Stai bene, non preoccuparti". L'austriaco fu ricoverato in gravissime condizioni con fratture multiple, ustioni di primo, secondo e terzo grado a testa, viso e mani ma soprattutto gravi lesioni ai polmoni. Dopo otto giorni di degenza Niki lasciò l'ospedale di Mannheim, dove era stato ricoverato, per essere trasferito in un centro specializzato nella cura delle grandi ustioni. Il pilota rimase sfigurato a vita, segnato dalle ustioni e senza un orecchio, ma decise di tornare a gareggiare cinque settimane dopo l'incidente portando a termine quel "maledetto" campionato al secondo posto della classifica finale.
Niki Lauda e Arturo Merzario, amici e nemici
La storia della rivalità tra Niki Lauda e Arturo Merzario ha incuriosito gli appassionati di automobilismo per anni. Il cowboy di Civenna non era pilota dai grandi risultati contrariamente all'austriaco, che nella sua carriera ha vinto tutto ciò che era possibile vincere. Dentro e fuori dalla pista si era scontrati spesso per i loro caratteri opposti e il fatto che l'uno avesse salvato la pelle dell'altro non li aveva fatti avvicinare, anzi. Pochi giorni dopo l'incidente, di cui fu vittima Lauda, Merzario pose l'attenzione sull'errore che l'austriaco aveva commesso e che lo aveva portato al terribile fuoripista: "Si poteva prendere la curva a sinistra poco prima di Bergwerk a tutto gas. Bisognava essere proprio sul bordo del cordolo all’interno. Ma c'era dell'acqua stagnante. Da lontano ho visto Lauda passarci attraverso, dopo di che ha perso la macchina". Allo stesso tempo il pilota della Ferrari mai ringraziò il collega per avergli salvato la vita sulla pista del Nürburgring. Piuttosto il gesto di Lauda, che volle regalare il suo Rolex a Merzario durante una corsa sportiva a Salisburgo, venne interpretato come un affronto dal pilota italiano, che glielo tirò contro. Gli appassionati dovettero attendere circa trent'anni per vedere Lauda e Merzario stringersi la mano. Il merito fu di Bernie Ecclestone che, durante un evento organizzato proprio al Nurburgring, portò Merzario nel punto esatto dell'incidente di Lauda, gli mise in mano un orecchio di plastica e gli disse: "Dallo a Niki, digli che l’hai trovato nel bosco".
E proprio quel gesto divertente sancì la pace. "Da quel momento da nemici siamo diventati amici. Io continuavo comunque a chiamarlo stronzo e lui mi mandava whatsapp firmandosi il tuo amico stronzo", raccontò Arturo Merzario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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