Benché sia trascorso senza scoppi di pericolosi botti, il Capodanno a teatro ha lasciato sul campo delle vittime. A subire danni, in questo caso, sono stati alcuni dei palcoscenici che avevano messo in cartellone una replica per la notte di San Silvestro. Un po dappertutto, infatti, gli incassi sono stati magri, talvolta persino scheletrici. Hanno fatto eccezione i due teatri che avevano avuto il coraggio di non darsi al cabaret, al musical, alle degustazioni gastronomiche a sfondo spettacolare. Con Love and money, un testo aspro di Dennis Kelly sulla società dei consumi, il Filodrammatici ha fatto il tutto esaurito: a riprova dellinteresse suscitato dalle scelte della nuova, giovane e collettiva direzione artistica retta dal «triumvirato» Accordino, Amadio, Fornasari che ha scosso la polvere da una delle più storiche istituzioni teatrali milanesi. Laltro grande successo è stato registrato allElfo dove, appena conclusa lultima replica di Libri da ardere, lo spettacolo tratto da un bel libro di Amélie Nothomb, due attori di punta della compagnia stabile, Elio De Capitani ed Elena Russo Arman, hanno dato laddio al palco di via Ciro Menotti, in vista del trasferimento nel neoristrutturato Puccini di corso Buenos Aires. A dire il vero nella maggior parte dei teatri milanesi il pubblico non è mancato soltanto la notte di Capodanno. Negli ultimi tre mesi (e quindi i primi della stagione) ci è capitato più volte di andare a prime di spettacoli importanti e trovarle semideserte. Gli uffici stampa di molte sale, appositamente interpellati a fine dicembre, hanno dovuto ammettere a denti stretti che linizio della stagione 2009-10 non è stato dei più esaltanti, soprattutto a fronte di certi risultati da record dello scorso anno. La domanda è sempre la stessa: colpa della crisi economica? Anche la risposta non varia: può darsi. Anzi: si, ma non solo. Non va dimenticato infatti che durante la Festa del Teatro, quando lingresso è quasi gratuito, quegli stessi palcoscenici hanno esaurito in fretta i biglietti a disposizione.
Tuttavia, proprio come in altri campi delleconomia e della cultura, la famigerata crisi non può essere considerata la causa di tutti mali. Nei teatri insomma, e non solo in quelli milanesi, nel corso degli anni le strategie per attrarre spettatori non si sono né incrementate né evolute. Complice il fatto che il finanziamento pubblico giunge anche a platee vuote, che i quattrini stanziati sono «pochi e maledetti» e che li si riceve tuttaltro che subito, che i fondi insomma bastano a malapena per produrre gli spettacoli, gli investimenti in termini di promozione sono infinitesimali e il pubblico rischia di divenire una variabile secondaria.
Ma i teatri che hanno saputo pianificare delle forme di «promozione intelligente» cioè strategie ingegnose che non necessitano di particolari budget oggi possono contare su risultati persino migliori dello scorso anno, come dimostrano due esempi agli antipodi. Il Piccolo, che ha saputo ben veicolare il suo cartellone allinterno delle scuole, ha registrato un significativo incremento degli abbonamenti per i giovani sotto i ventanni. Il Ringhiera, nellestrema periferia della città, ha aumentato in modo consistente la presenza media di spettatori attraverso azzeccate scelte di programmazione. La mescolanza di lavori di compagnie giovani e di ricerca, ma con schiere di fedelissimi alle spalle, e di spettacoli in dialetto o con un target comunque popolare, in grado quindi di attrarre gli abitanti della zona, ha determinato un pubblico folto e variegato.
Cè infine chi ha puntato sui libri: non è forse vero daltra parte che i teatri pescano i loro spettatori nel bacino dei lettori più accaniti? Il Crt, in collaborazione con Diego Dejaco di Sedizioni, ha messo quindi in cantiere una rassegna di presentazioni di piccoli editori milanesi, mentre il Leonardo ha optato per unalleanza con una media e storica sigla, Marcos y Marcos, di cui verranno illustrate le pubblicazioni attraverso un ciclo di letture.
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