Tende, musica e sacchi a pelo: gli indignati in Duomo

Tende, musica e sacchi a pelo: gli indignati in Duomo

Hanno resistito fino alle 20, poi anche i più irriducibili tra gli «indignati» hanno abbandonato piazza Duomo dove avevano passato la notte. Una manifestazione iniziata nel pomeriggio di sabato in forma spontanea e che a un certo punto aveva portato un migliaio di persone a protestare davanti la Borsa e in Duomo. In modo pacifico, anzi tutti hanno avuto parole di dura condanna per i teppisti di Roma.
Finisce così la prima giornata milanese da veri «indignados», sulla scia del movimento nato in Spagna e che aveva portato migliaia di persona a dormire nel centro di Madrid per protestare contro la crisi economica che sta attanagliando l’Europa e in generale l’Occidente. Un protesta che aveva avuto già diversi prologhi come la nottata trascorsa da antagonisti e sindacato di base in piazza Affari in vista della manifestazione del 6 settembre. Passando per i cortei, le proteste e i lanci di uova contro banche e altri simboli della finanza e del capitalismo.
Sabato poi la grande manifestazione romana a cui hanno partecipato migliaia di milanesi, anche se molti sono rimasti a casa e hanno virato verso una dimostrazione «fai da te». Così prima un gruppo di ciclomatori ha lanciato l’idea di una protesta sulle due ruote davanti palazzo Mezzanotte. Poi altri lanci in rete hanno chiamato alla raccolta in Duomo. E così in breve i manifestanti di Piazza Affari e davanti alla Cattedrale sono diventati centinaia fino a quando verso le 16 i due tronconi hanno deciso di riunirsi per una breve manifestazione. Un migliaio di persone molto arrabbiate ma anche altrettanto pacifiche. Il massimo della trasgressione è stato, nel tragitto, fermarsi per qualche minuto in piazza Cordusio per dar vita a un sit in che ha ovviamente mandato in sofferenza il traffico dello shopping.
Il corteo è poi sfociato sul sagrato, dove però nel giro di pochi minuti il numero dei dimostranti è sceso rapidamente, insieme alla temperatura. Senza scoraggiare gli animi, visto che alla fine una ventina di dimostranti ha deciso di far portare tende e sacchi a pelo dagli amici per sfidare i 5 gradi e passare la notte sotto la statua di Vittorio Emanuele II. Statua diventata bacheca per affiggere pensieri, speranze parole d’ordine, ma anche forti condanne «senza se e senza ma» nei confronti dei delinquenti che hanno rovinato il corteo della capitale e inflitto alla città cinque ore di scontri feroci, con milioni di danni.
Il giorno dopo la protesta è continuata, senza però riuscire a coagulare una grossa partecipazione.

Così dopo aver resistito ancora per l’intera mattina e il pomeriggio, sempre tra «tazebao» di protesta e improvvisati slogan, i dimostranti, vinti probabilmente dal freddo, alle 20 hanno levato le tende, nel senso letterale del termine, e se ne sono tornati a casa.

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