
Con il veneziano Giovan Battista Tiepolo (1696-1770), l'arte italiana conosce l'ultimo esponente ancora in grado di legittimare il suo primato nel mondo.
È un'affermazione che solo in parte risponde al vero. Anche se in maniera meno evidente che in passato, l'Italia sarebbe rimasta al centro dell'attenzione internazionale fino all'epoca neoclassica, quando Antonio Canova era ritenuto l'artista più famoso del suo tempo. È solo con la cultura romantica, in particolare delle sue tendenze anti-classiche, che l'arte italiana accumula ritardo rispetto ad altre come la francese, la più evoluta fra l'Ottocento e il primo Novecento. In quanto al primato dell'arte italiana prima del Tiepolo, esso aveva subito già un notevole ridimensionamento quando, per esempio, Gian Lorenzo Bernini aveva perduto il progetto per la Reggia di Versailles, la più rilevante impresa edilizia del tardo Seicento, a favore degli architetti francesi. Era il segno che all'estero non erano ritenuti più così bravi i nostri artisti come si era fatto fin dal Rinascimento.
Ciò nonostante, gli artisti italiani erano ancora molto richiesti nelle corti europee, dall'Inghilterra alla Germania e all'Austria, dalla Polonia alla Spagna, dalla Francia all'Olanda, dimostrando una maggiore disponibilità all'emigrazione che nel passato. Particolarmente attivo è il gruppo dei veneziani, introdotto dall'esperienza inglese di Sebastiano e Marco Ricci, con i pittori rococò Giovanni Antonio Pellegrini, Jacopo Amigoni, Rosalba Carriera, ma anche con i vedutisti Canaletto e Bernardo Bellotto. Anche Giovan Battista Tiepolo, Tiepoleto per i veneziani (era di bassa statura), sarebbe andato a raccogliere gloria e onori all'estero, prima a Würzburg (1750-53), nella cui Residenz del principe vescovo Von Greiffenklau avrebbe lasciato forse i suoi massimi capolavori, poi a Madrid (1762-70), dove l'artista sarebbe morto. In Germania e Spagna, l'anziano Tiepolo porta a pieno compimento un modo d'intendere e di mettere in pratica l'arte che aveva comunque maturato in Italia, a Udine, Milano, Bergamo, Vicenza, soprattutto nella sua Venezia. Dove aveva iniziato la carriera al seguito dell'eclettico Gregorio Lazzarini, uno dei pittori veneziani più affermati del tempo, per poi indirizzarsi, dopo il matrimonio con Cecilia Guardi, sorella del noto pittore Francesco, verso una maniera che tenesse il confronto con quella altamente drammatica di Giovan Battista Piazzetta, il principe dei tenebristi settecenteschi. Erano, i tenebristi, pittori veneziani che avevano accordato il colorismo della tradizione locale a forti contrasti di chiaroscuro che derivavano, in prima istanza, dalla lezione di Caravaggio. In Tiepolo, il tenebrismo viene mitigato da una trasparenza e una solarità che rielaborano il modello cinquecentesco di Paolo Veronese, fornendone versioni adeguate al gusto tardobarocco per uno stile di rapida esecuzione, intenso e brillante. Progressivamente, lo stile di Tiepolo si fa sempre più arioso e scenografico, forse anche per l'influenza del francese Dorigny, attivo nel Veneto, vincendo l'antagonismo con i tenebristi. Ciò avviene, in particolare, dopo gli anni Trenta, nei quali le principali commesse di Tiepolo provenivano da fuori Venezia, compresa quella che l'aveva visto per la prima volta all'estero (Diessen, 1739). La maggiore specialità di Tiepolo diventa l'affresco, specie dei soffitti, nei cui "sfondati", a mostrare cieli immaginari, abitati da creature divine, riusciva a dare il meglio di sé stesso.
Gli affreschi di Ca' Rezzonico (1757), sede del Museo del Settecento veneziano, sono l'ultima grande impresa di Tiepolo a Venezia. Il palazzo, iniziato dal Longhena alla fine del Seicento e concluso da Giorgio Massari, era di proprietà della famiglia che solo un anno dopo avrebbe visto un suo esponente eletto papa con il nome di Clemente XIII. Nel piano nobile, il primo, Tiepolo decora due sale diverse, servendosi della collaborazione del figlio Giandomenico e del quadraturista Gerolamo Mengozzi Colonna, specialista nella rappresentazione di architetture illusorie. Nella Sala delle Nozze, dipinge un'Allegoria in onore di Ludovico Rezzonico e Faustina Savorgnan, sposatisi nel gennaio del 1758. Lo "sfondato", dalle dominanti cromatiche fra il color dell'aria e il dorato, con inserti di tinte terrose che fanno da contrappunto al bagliore accecante, è dominato dal carro di Apollo che conduce i due sposi, annunciati da Cupido bendato e accompagnati da figure allegoriche come la Fama, che suona la tromba, la Sapienza e le Grazie, nella tipica carnalità giovanile di cui Tiepolo è stato cantore insuperabile. Il carro, dietro la balaustra, viene salutato da un anziano condottiero barbuto, il Merito, con il lauro della gloria in testa, lo scettro in una mano e le insegne delle famiglie degli sposi in un'altra. Dietro di lui, il Leone di San Marco, simbolo di Venezia, assiste pigramente alla scena. Si tratta di una composizione ridotta rispetto a quella nella Residenz di Würzburg, meno festosa, animata, variata, con un numero più limitato di protagonisti, ma che propone una visione ugualmente autoironica nel concepire l'apoteosi di qualcuno che ancora era in vita, individuando la pittura come la più spettacolare e divertente delle finzioni possibili. Di lì a poco, certe autocelebrazioni dell'aristocrazia sarebbero risultate terribilmente retoriche, espressione di un ancien régime che l'Illuminismo avrebbe superato, introducendo alla mentalità moderna. Pur continuando a seguirla, Tiepolo intuisce l'imminente crisi della società eletta per la quale lavora, dando all'apoteosi il carattere di un gioco sensuale che va goduto nei suoi effetti fantasmagorici, ma che non va preso troppo sul serio.
Anche l'affresco nella Sala del Trono, La Nobiltà, la Virtù e la Fama accompagnano il Merito al tempio della Gloria, celebra le nozze Rezzonico-Savorgnan ed è in diretta relazione con il precedente, trasponendo in pittura un poemetto d'occasione dell'abate padovano Giuseppe Gennari. Il Merito, la Nobiltà, con la lancia in mano, e la Virtù, sontuosamente vestita, ascendono al tempio, di cui s'intravede solo il pronao, attraverso un piano inclinato di nuvole che trasborda dal cornicione, innestando un meccanismo simile a quello di una scala mobile, che cattura i nostri sguardi e li coinvolge nel moto di risucchio verso l'alto. Nella nuvola più bassa, un puttino ci ricorda che il nome dei Rezzonico è compreso nel registro dell'aristocrazia veneziana, anche se solo da qualche decennio.
A Ca' Rezzonico, provenienti da altri luoghi, sono oggi visibili anche altre opere di Tiepolo. Fra queste, gli affreschi staccati della sua villa di Zianigo, cominciati nel 1759, poi continuati dal figlio Giandomenico dopo la morte del padre in Spagna, fino alla fine del secolo.
Alle apoteosi celesti, ai virtuosismi scherzosi, alle nobili rievocazioni della Gerusalemme Liberata, Giandomenico oppone prosaiche feste in maschera e grottesche avventure di Pulcinella, con una sensibilità decisamente più terrena e borghese. I tempi erano cambiati, l'era della vecchia aristocrazia poteva dirsi finita anche a Venezia.