Che cos'è lo Ior, la "banca di Dio": crocevia tra scandali e opere pie

La storia dello Ior parte nel 1942 e arriva fino a oggi, ma è spesso associata alle vicende giudiziarie dell'ex presidente Paul Marcinkus

Che cos'è lo Ior, la "banca di Dio": crocevia tra scandali e opere pie
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Le tre lettere più importanti del Vaticano: Ior. È l'acronimo che sta per Istituto per le Opere di Religione, universalmente nota come banca vaticana o banca di Dio. Quando se ne parla, l'opinione pubblica pensa quasi automaticamente agli scandali degli anni Settanta e Ottanta ma la sua storia è molto più lunga e meno "nera" di come si tende a pensare. Ufficialmente l'Istituto nasce nel 1942 a seguito di un chirografo di Pio XII e subito viene riconosciuto come "ente centrale della Chiesa cattolica", a conferma della sua importanza e anche della sua autonomia.

Le origini

Nato nel 1942, in realtà lo Ior ha un'"antenata" che è la commissione cardinalizia per i depositi ad pias causas creata da Leone XIII nel 1887 per amministrare e custodire in un fondo speciale quelle che venivano chiamate le opere pie. Una funzione che in qualche modo eredita lo Ior chiamato a "provvedere alla custodia e all’amministrazione di capitali destinati ad opere di religione e di carità". La sua esistenza garantiva libertà alla Chiesa di aiutare le comunità in difficoltà in giro per il mondo, facendo arrivare loro soldi più facilmente e senza il problema del cambio di moneta tramite altre banche. La sua unica sede è all'interno delle mura vaticane, nel torrione di Niccolò V, vicino al cancello d'ingresso di Sant'Anna famoso per la presenza delle guardie svizzere.

Gli scandali

La stagione più famosa dell'Istituto è quella che vedere al suo timone il monsignore americano Paul Marcinkus nominato prima segretario nel 1968 e poi presidente nel 1971. A volerlo in quel ruolo fu Paolo VI che aveva avuto modo di conoscerlo come organizzatore dei viaggi papali. Nel 1970 l'intervento di Marcinkus evitò conseguenze peggiori durante l'attentato subito da Montini nelle Filippine. Il nome del monsignore è legato ai crac dell'impero finanziario di Michele Sindona e del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Lo Ior possedeva diverse partecipazioni nelle società del finanziere siciliano morto in carcere nel 1986 dopo aver bevuto un caffè al cianuro. Nell'ambito del crac dell'Ambrosiano, emerse invece che parte dei 1800 miliardi di lire svuotate dalle casse sarebbero transitati nella banca vaticana. Ne seguirono iniziative giudiziarie e il Vaticano ripagò 250 milioni di dollari ai creditori. Contro Marcinkus venne spiccato un mandato d'arresto da un giudice istruttore del tribunale di Milano per la bancarotta dell'Ambrosiano ma ci pensò la Cassazione italiana a bloccarne l'esecuzione in virtù dell'articolo 11 del Trattato lateranense del 1929 in base a cui lo Stato italiano non poteva esercitare la propria sovranità sugli enti centrali della Chiesa. L'americano rimase alla guida dello Ior fino al 1989, poi venne spedito in Arizona e lì morì ad 84 anni nel 2006.

Anni recenti

Dopo la discussa era Marcinkus, la banca vaticana è stata guidata per un ventennio dall'economista Angelo Caloia e che ha avuto il compito di risanarla dopo gli anni di turbolenze. I problemi nella banca, però, non sono finiti e le sofferte dimissioni nel 2012 del successore Ettore Gotti Tedeschi hanno riportato lo Ior al centro dell'attenzione mediatica. L'economista piacentino era stato costretto al passo indietro al termine di un braccio di ferro con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone che inizialmente lo aveva voluto in quel ruolo.

Più di recente lo Ior è stato protagonista nello scandalo del palazzo di Londra perché il suo direttore generale Gianfranco Mammì ha fatto partire l'indagine nel luglio del 2019 presentando una denuncia all'ufficio del promotore di giustizia dopo aver negato un prestito di 150 milioni chiesto allo IOR dalla Segreteria di Stato per estinguere un mutuo che gravava sull'immobile di Sloane Avenue.

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