
Sembrava il favorito ormai assoluto per succedere a Francesco come nuovo Papa. E invece Pietro Parolin si è visto sfilare al quarto scrutinio la possibilità di assumere il ruovo di Pontefice. Proprio lui, che fino a oggi era Segretario di Stato del Vaticano e, fino a pochissime ore fa, guida del Conclave che poi ha eletto Robert Francis Prevost a Leone XIV. Non si saprà mai se almeno nelle prime tre votazioni si fosse collocato in testa alle preferenze dei Cardinali: di sicuro il quorum di 89 preferenze non deve essere stato particolarmente vicino, visto che poi le scelte dei porporati si sono spostate sulla figura dell'esponente statunitense con cittadinanza peruviana. Per la quarta volta consecutiva, quindi, non sarà un italiano a guidare la Chiesa Cattolica mondiale: l'ultimo Pontefice nato nel nostro Paese resta Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), eletto e deceduto nel 1978.
Parolin nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, un piccolo paese in provincia di Vicenza. La madre era maestra elementare e il padre, deceduto quando il figlio era adolescente, possedeva un negozio di ferramenta. Dopo il seminario a Vicenza ha studiato diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana dopo di che è entrato nell'Accademia ecclesiastica, la scuola diplomatica del Vaticano. Parla correntemente inglese, francese e spagnolo. Le sue prime sedi di lavoro nella diplomazia vaticana sono state Nigeria e Messico, dove si è occupato delle relazioni tra Stato e Chiesa. Nei primi anni ha seguito, tra le altre cose, le trattative per il riconoscimento legale della Chiesa cattolica in Vietnam. Nel 2009 è stato nominato nunzio apostolico in Venezuela, in una fase particolarmente difficile nei rapporti tra la Chiesa e il governo di ispirazione marxista di Hugo Chávez.
Nel 2013, a pochi mesi di distanza dall'elezione di Francesco, Parolin viene nominato Segretario di Stato. L'anno successivo ha un suo primo personale successo gestendo i negoziati segreti, e passati inosservati fino alla fine, che dopo più di cinquant'anni portarono al ripristino delle relazioni bilaterali tra le delegazioni di Cuba e Stati Uniti. Non meno rilevante la gestione dei rapporti con la Cina, che dopo anni di trattative sotto il pontificato di Bergoglio, ha portato a un accordo firmato nel 2018, poi rinnovato altre tre volte. I contenuti sono formalmente segreti, ma si sa che riguardano soprattutto il processo di nomina dei vescovi in Cina: fino a quel momento era il regime cinese a sceglierli senza il consenso del Vaticano, mentre con l’accordo la nomina è diventata almeno formalmente concordata.
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Tra i vari dossier più importanti gestiti da Parolin in questi ultimi anni c'è anche la guerra in Ucraina, rispetto alla quale la posizione del Vaticano è stata oggetto di critiche e interpretazioni contrastanti. A marzo dello scorso anno fu accolta molto negativamente un’intervista di papa Francesco alla televisione svizzera in cui suggeriva l'idea che l'Ucraina potesse "avere il coraggio della bandiera bianca". Parolin dovette poi spiegare che l'intento del Pontefice non era quello di invocare la resa, bensì sollecitare la ricerca di un negoziato: "L'appello del Papa è che si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione". Parole che al contrario, nel lessico della diplomazia vaticana, sembrarono una condanna piuttosto esplicita della Russia.
Parolin non è noto per la sua ricerca teologica, e sui temi di morale più discussi all’interno della Chiesa ha da sempre una linea prudente e diplomaticamente ortodossa. Dopo la dichiarazione del dicastero per la Dottrina della fede che nel dicembre 2023 aveva aperto alla possibilità di benedizioni per coppie dello stesso sesso, ha spiegato che si tratta di "un gesto pastorale, non un’approvazione morale né un sacramento". In passato, tuttavia, aveva definito l'esito del referendum irlandese del 2015 che legalizzava il matrimonio tra coppie omosessuali "una sconfitta per l'umanità". Negli ultimi anni la Segreteria di Stato è stata anche al centro di un caso che ha riguardato il cardinale Angelo Becciu, che è stato il vice di Parolin. Becciu è stato processato e poi condannato per irregolarità nella compravendita di un immobile a Londra e nei giorni scorsi ha rinunciato a partecipare al Conclave.
Guardando alla mera statistica, del resto, è stato raro l'elezione a Papa di un Segretario di Stato: l'ultima volta successe con Eugenio Pacelli, diventato Pio XII nel 1939, ma prima di lui bisogna addirittura risalire al cardinale Giulio Rospigliosi, divenuto Clemente IX nel 1667. Corsi e ricorsi storici che hanno fatto sì che la "cabala" di un ritorno al un Pontefice italiano non si realizzasse nemmeno stasera, a quarantasette anni dall'ultima volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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