Fumata bianca

I "sì" e i "no" di Papa Francesco: così è cambiato il Vaticano

Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale nella Chiesa in quasi dieci anni di pontificato bergogliano? Il Papa ha espresso spesso messaggi molto netti, con alcune aperture

I "sì" e i "no" di Papa Francesco: così è cambiato il Vaticano

Il 13 marzo 2023 saranno passati dieci anni dall'elezione di Francesco. Un decennio durante il quale la Chiesa è cambiata molto meno di quanto potrebbe sembrare. Perché, come ebbe modo di dire Bergoglio in un'intervista, "la Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee". Il pontefice regnante ha ridisegnato buona parte dell'episcopato di tutto il mondo e nominato un collegio cardinalizio "a sua misura", così come ha operato un abbondante ricambio dei ruoli dirigenziali. Al tempo stesso, però, durante il suo pontificato non si sono registrati stravolgimenti sul fronte della dottrina e della Tradizione.

Il celibato? Non si tocca

Le cosiddette aperture di Francesco sono state, per lo più, aperture a discussioni su temi che - specialmente coi suoi due predecessori - si ritenevano non negoziabili e che affioravano solamente da frange minoritarie nella Chiesa. Discussioni su cui, però, spesso e volentieri è stato lo stesso Francesco a mettere la fine, mantenendosi nel solco della Tradizione e dunque del Concilio Vaticano II. Lo si è visto sulla questione del celibato ecclesiastico: il Sinodo sull'Amazzonia dell'autunno 2019 sembrava dovesse segnare la fine dell'obbligo e lo sdoganamento dei cosiddetti viri probati come soluzione contro il calo delle vocazioni. Il documento finale dell'assise, utilizzando il caso particolare dell'Amazzonia, recepiva le istanze di chi voleva ordinare anche uomini sposati e chiedeva anche un "approccio universale all'argomento".

A rovinare la festa ai sostenitori del celibato volontario, però, ci ha pensato proprio il Papa con l'esortazione post-sinodale, Querida Amazonia, nella quale ha chiesto di fronteggiare la carenza di preti con la preghiera per le vocazioni sacerdotali, non menzionando in alcun modo la richiesta avanzata dalla maggioranza dei padri sinodali. Una decisione spiegata in anticipo durante un incontro con i vescovi statunitensi ai quali chiarì che sui preti sposati non sarebbe andato avanti perché non sentiva che lo Spirito Santo fosse a lavoro su questo. Un "no", quello all'abolizione del celibato obbligatorio, coerente con una frase di Paolo VI che Francesco ama spesso citare: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato".

L'unico matrimonio è quello tra uomo e donna

Sin dall'ormai celebre "chi sono io per giudicare?" pronunciato pochi mesi dopo l'elezione su un volo di ritorno da Rio, questo pontificato si è contraddistinto per un approccio amichevole nei confronti degli omosessuali. Con lui sul trono di Pietro si è esplicitato dal punto di vista pastorale l'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica che chiede di evitare "ogni marchio di ingiusta discriminazione". Questo aspetto, portato sul piano mediatico, non ha risparmiato qualche cortocircuito come quando uno spezzone di un'intervista fu inserito all'interno di un documentario e presentato come un endorsement alle leggi sulle unioni civili. Un caso clamoroso che spinse la Segreteria di Stato ad inviare una nota ai nunzi di tutto il mondo per chiarire che il Papa si riferiva ad una legge argentina contro la cui introduzione si era battuto da arcivescovo di Buenos Aires e che la sua era una richiesta di coperture legali per le persone dello stesso sesso.

In quella stessa intervista da cui era tratto lo spezzone incollato nel documentario - specificò la Segreteria di Stato - Francesco aveva affermato che "è una incongruenza parlare di matrimonio omosessuale". Una posizione in linea con la dottrina della Chiesa che ha avuto modo di ribadire in altre occasioni: ad esempio, sul volo di ritorno dal viaggio in Ungheria e Slovacchia nel 2021, quando affermò perentoriamente che "il matrimonio è matrimonio, è l'unione tra un uomo e una donna".

La durezza contro l'aborto

Durante questo pontificato, non solo non è cambiato il magistero della Chiesa sull'aborto ma la sua condanna è stata manifestata anche con maggiore durezza rispetto al passato. Così come i suoi predecessori, anche Francesco ha dimostrato di voler distinguere fra il giudizio morale sull'aborto e la comprensione per la situazione concreta della donna che vive questa esperienza. Ma in questi dieci anni, il Papa argentino ha usato parole nette per condannare l'aborto, definito in più occasioni "un omicidio". Tra i suoi moniti contro l'interruzione di gravidanza, Francesco ha anche usato un paragone forte dicendo che abortire è come "affittare un sicario per risolvere un problema". Un'intransigenza che rientra nella salvaguardia del principio fondamentale della bioetica cattolica, quello della difesa della sacralità della vita umana e che nel magistero di questo Pontefice si è visto anche con le prese di posizione in favore del salvataggio dei migranti sempre e comunque.

Sì all'ammissione dei divorziati risposati all'eucaristia

Il pontificato di Francesco sarà senz'altro ricordato per Amoris Laetitia, l'esortazione apostolica uscita nel 2016 dopo le due combattute assemblee sinodali sulla famiglia del 2014 e del 2015. La questione della comunione ai divorziati risposati era stata introdotta nel febbraio del 2014 con il concistoro convocato dal Papa e durante il quale la relazione introduttiva era stata affidata, indicativamente, al cardinale Walter Kasper, teologo tedesco favorevole ad amministrare la comunione ai divorziati , dopo un adeguato percorso penitenziale.

Il dibattito aveva diviso il Collegio cardinalizio sia durante il Concistoro che nei successivi Sinodi ed aveva visto anche clamorose prese di posizioni contro un'eventuale apertura come la pubblicazione di un libro firmato da cinque cardinali critici che ribadivano come "il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze".

Nel capitolo VIII di Amoris Laetitia, c'è l'invito ad un percorso di discernimento che a seconda delle singole storie personali può consentire anche alla riammissione ai sacramenti di quelle famiglie cosiddette irregolari.

Un'apertura che secondo i più critici ha creato confusione a proposito dell'insegnamento della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio e che è stata all'origine dei famosi dubia sollevati da quattro cardinali, Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmüller e Joachim Meisner.

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