Filippo Penati è stato nuovamente condannato dal Garante delle Comunicazioni. Aveva sostenuto che fossero false le accuse lanciate da Guido Podestà, che avrebbe querelato il candidato Pdl e Lega alla Provincia di Milano, ma arriva unulteriore conferma che Podestà non dice il falso. Anzi, nella notifica dellordinanza firmata dal presidente dellAuthority Corrado Calabrò, si risegnala che «la campagna elettorale è stata inquinata dalla propaganda illegale di Palazzo Isimbardi» chiosa Bruno Dapei: «Ergo, una campagna fatta utilizzando i soldi pubblici e questo, secondo il codice, si chiama peculato».
Ma Procura della Repubblica a parte, la Provincia di Milano deve ora sborsare 120mila euro per «aver preso in giro dei milanesi»: «Penati avrebbe dovuto pubblicare copia dellordinanza di condanna sul sito della Provincia ma non lha fatto». Da qui, continua Dapei, la condanna «a pagare per non avere ottemperato alla prima sanzione». Ma cè un dettaglio: a pagare non è Filippo Penati quanto i milanesi, «chiediamo quindi che sia linquilino uscente di Palazzo Isimbardi a mettere mano al portafoglio». Ipotesi che Penati non commenta preferendo valutare invece il giudizio dellAgcom, «sbagliato nel merito e nel metodo»: «È un espediente a orologeria per gettare discredito». E mentre Palazzo Isimbardi preannuncia «un ricorso al Tar del Lazio», Romano La Russa invita a far «parlare i fatti»: «Ci troviamo ad avere ragione sullo sperpero di denaro pubblico della Provincia. Come non bastasse lo spreco sulla Serravalle, questa ordinanza è la prova della spudoratezza e dellarroganza che per cinque anni hanno contraddistinto lamministrazione provinciale». Intanto, fa il suo corso anche lesposto presentato dal Pdl alla Corte dei Conti, «sono 640mila gli euro usati da Penati per questa sua campagna pubblicitaria» aggiunge Dapei.
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