Virus dei polli, l’Europa sbarra le porte alla Russia

Virus dei polli, l’Europa sbarra le porte alla Russia

Vittorio Macioce

da Milano

L’Asia torna ad aver paura, l’Europa si arrocca ed estende l’embargo a gran parte della Russia. La caccia, per ora, non verrà sospesa. La Roche, casa farmaceutica di Basilea, fa sapere che per fabbricare il Tamiflu, un antivirale, serve circa un anno. Il brevetto è loro e sono gli unici a possedere un dispositivo per produrlo. A Londra, i ministri della Sanità dei 25 Paesi Ue sono preoccupati e si chiedono se non sia opportuno, in caso di pandemia, sospendere i brevetti. Il discorso è teorico, ma i «farmacisti» svizzeri mettono le mani avanti: «È un processo complesso, deve essere compiuto in impianti specifici, protetti dalle esplosioni». Un modo un po’ burocratico per dire: il Tamiflu possiamo produrlo solo noi. Ma questi sono discorsi ipotetici. È un concetto che Francesco Storace esprime in sei parole: «la pandemia non ci sarà domani».
Le notizie che arrivano dall’Oriente non sono buone. Il virus dei polli ha di nuovo colpito l’uomo. E ha ucciso. La vittima è un contadino thailandese di 48 anni, nella provincia di Kanchanaburi. La colpa è dei polli del vicino, contagiati dall’influenza aviaria. L’uomo ha macellato e mangiato un animale infetto. Sale così a 13 il numero di pazienti uccisi dalla malattia in Thailandia. In tutta l’Asia i morti sono sessantasei. Anche il figlio di sette anni è stato contaminato, ma si è salvato.
In Cina la situazione è confusa. Il governo ha confermato che c’è un nuovo focolaio nella Mongolia Interna. Tutti i 2.600 volatili malati sono stati abbattuti. Hu Lianhyu, vice-premier cinese, avverte: «Il nostro Paese sta attraversando il momento peggiore per quanto riguarda la propagazione del virus. La situazione è grave». Mille animali infetti sono stati scoperti e abbattuti a Taiwan, su un cargo di contrabbandieri proveniente dalla Cina.
L’Europa guarda, e attende. L’embargo contro i polli «stranieri» è stato esteso anche alla Russia. Qui, nel villaggio di Yandivka, nella regione di Tula, sono stati abbattuti tremila volatili tra polli, tacchini e anatre. Tutti contagiati, tutti a rischio. A Bruxelles hanno deciso di chiudere le porte. È una procedura d’urgenza: no all’importazione di pollame e piume dalla Russia, con la sola eccezione di Kaliningrad e alcune zone di confine con la Finlandia. Sarà vietata in tutta Europa anche la raccolta di uccelli in mercati, mostre, esibizioni ed eventi culturali. Come detto, solo la caccia non si tocca. L’unica buona notizia arriva dalla Grecia, il tacchino morto nell’isola di Chios non era infetto. Un test ha dato esito negativo al H5. Il vertice di Londra è servito ad abbozzare le linee di azione comune. L’accordo - sostiene Francesco Storace - è indispensabile: «Molti Paesi fanno tante cose. Il problema è che tutti devono fare le stesse cose». Farmaci e vaccini sono le priorità sulle quali si sta lavorando.

Si dovrebbe arrivare a un accordo con le case farmaceutiche per riservare una quota proporzionale di vaccini rispetto alla popolazione. Ma le aziende potrebbero avere qualche difficoltà a produrre, in breve tempo, quanto serve all’Europa e al mondo. E torna il discorso dei brevetti. Qualcuno, per paura, si affiderà, al mercato nero.

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