Guerra in Israele

Hamas accetta la tregua. Israele: "Proposta modificata". Via all'attacco a Rafah

La notizia è stata diffusa dall'emittente qatariota Al Jazeera e confermata da un comunicato del capo dell'ufficio politico dei terroristi. Israele: "L'Egitto ha forzato unilateralmente tutti i parametri"

Sì di Hamas alla tregua. Israele: "Proposta modificata". Via all'attacco a Rafah

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Hamas accetta il cessate il fuoco. Altolà di Israele: "Proposta modificata dall'Egitto"

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Le forze delle Idf hanno iniziato l'attacco in modo mirato contro obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas nella zona est di Rafah. Intanto il gabinetto di guerra israeliano ha deciso che "sebbene la proposta di Hamas sia lontana dai termini necessari per Israele", Israele invierà una delegazione "per esplorare la possibilità di raggiungere un accordo in condizioni accettabili per Israele".
Una fonte di Hamas ha comunicato all'emittente Al Jazeera che l'organizzazione terroristica "ha informato i mediatori di Qatar ed Egitto della sua accettazione della loro proposta per un cessate il fuoco", che comprenderebbe una tregua di sei settimane. Stando a quanto riportato da Associated Press, il leader politico dell'movimento islamista Ismail Hanyieh ha informato della decisione il primo ministro di Doha e il capo dell'intelligence del Cairo. Il vice di Yahya Sinwar, Khalil al-Hayya, ha inoltre comunicato che "i mediatori ci hanno detto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaramente impegnato a garantire l'attuazione dell'accordo". Da parte loro, gli Usa hanno reso noto di star discutendo e analizzando la proposta ricevuta "nell'ultima ora 90 minuti".

Fonti israeliane, però, hanno dichirato a Sky News Arabia che la proposta accettata dai terroristi è stata "modificata dall'Egitto" e quindi non rispecchia quella su cui vi sarebbe un consenso generale nello Stato ebraico. "Gli egiziani hanno unilateralmente forzato tutti i parametri in modo che Hamas fosse d'accordo", ha detto un alto funzionario di Tel Aviv. "E questa proposta è inaccettabile per Israele". Secondo il ministro dell'Economia Nir Barkat "è il solito trucco, non è vero che Hamas ha accettato. Con Hamas funziona la pressione militare, è quella che li porta al tavolo. Per questo hanno annunciato ora di accettare la proposta di cessate il fuoco: si muovono quando sentono di avere il coltello alla gola". Per il titolare della Sicurezza nazionale Itmar Ben Gvir, l'unico modo per rispondere ai "giochi di Hamas" è ordinare immediatamente l'occupazione di Rafah e schiacciare il gruppo islamista. Stando a quanto riportato da Haaretz, l'ufficio del primo ministro israeliano ha dichiarato che la richiesta di Hamas è lontana dalle richieste di Tel Aviv e che una delegazione di negoziatori israeliani si incontrerà con i mediatori del Qatar per approfondire le discussioni per un accordo sulla liberazione degli ostaggi.

Secondo i media arabi e israeliani, la nuova proposta egiziana è divisa in tre fasi: tregua di sei settimane e il rilascio di 33 ostaggi ancora in vita, donne, bambini, anziani e malati, in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi; liberazione dei prigionieri maschi per un numero indeterminato di detenuti palestinesi; un piano di ricostruzione per Gaza per un periodo dai tre ai cinque anni. Fonti citate da al-Arabiya sostengono che l'accordo preveda anche il ritiro delle forze israeliane dal centro di Gaza nella prima fase e lo stop delle operazioni militari nei cieli di Gaza per dieci ore al giorno. Khalil al-Hayya, inoltre, ha spiegato che la prima fase includerebbe anche il ritorno dei palestinesi sfollati nelle loro case e un incremento degli aiuti umanitari nella Striscia. Il membro di alto livello di Hamas ha inoltre specificato che sarebbero 50 i detenuti palestinesi da rilasciare per ogni donna israeliana liberata. Altre fonti citate da Sky News Arabia sostengono che nella seconda fase ci sarebbe l'interruzione permanente dei combattimenti nell'exclave.

Difficilmente Israele accetterà un testo del genere e il fronte dei negoziati pare dunque essere tornato in fase di stallo. Domenica 5 maggio, le trattative sembravano essere completamente saltate per via dell'attacco al valico di Kerem Shalom e della posizione di Hamas, ferrea nella sua volontà di inserire nell'accordo di tregua anche il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia e la cessazione definitiva delle ostilità. Condizione, queste, inaccettabili per Tel Aviv. "Hamas vuole dichiarare la vittoria, questo è il suo obiettivo nei colloqui. Non è possibile che Israele sia d'accordo", aveva dichiarato un funzionario. La stessa linea di pensiero era stata espressa anche dal premier Benjamin Netanyahu, secondo cui le richieste del gruppo terroristico erano "inaccettabili". "Non siamo pronti ad accettare una situazione in cui i battaglioni di Hamas escano dai loro bunker, riprendano il controllo di Gaza, ricostruiscano le loro infrastrutture militari e tornino a minacciare i cittadini di Israele nelle comunità circostanti, nelle città del sud, in tutte le parti del Paese. Israele continuerà a combattere fino a quanto tutti i suoi obiettivi non saranno raggiunti", aveva affermato il primo ministro israeliano durante una conferenza. Per

Visto lo stallo nei colloqui, lunedì 6 maggio le Idf hanno ordinato l'evacuazione di 100mila civili dai quartieri orientali di Rafah in preparazione all'invasione di terra, rimandata molte volte nel corso degli ultimi mesi e tassello fondamentale, secondo Netanyahu, per assicurarsi la vittoria totale contro l'organizzazione palestinese. La popolazione è stata invitata a raggiungere la zona umanitaria ampliata tra Khan Younis e al-Mawasi, nella sezione centrale della Striscia. L'esercito ebraico ha dichiarato che l'attacco alla città al confine con l'Egitto sarebbe stato limitato, almeno in questa prima fase. Una chiara volontà, questa, di esercitare pressione militare su Hamas e constringerla a tornare al tavolo delle trattative.

Da parte loro, i terroristi hanno dichiarato che l'ordine di evacuazione "rappresenta un'escalation pericolosa" e che la conquista di Rafah non sarebbe stata "un picnic" per le forze di Tel Aviv.

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