Aji, delivery giapponese stellare

Il marchio indipendente creato a Milano da Claudio Liu punta a rendere l’esperienza casalinga della degustazione di sushi e tartare di livello pari a un elegante ristorante. Piatti di altissima qualità e un efficiente processo integrato che gestisce autonomamente dall’ordine alla consegna. E ora, con secondo store, quasi tutta la città è servita

Aji, delivery giapponese stellare
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Nella sua incessante ossessione per la qualità, Claudio Liu, già patròn a Milano di Iyo Experience, l’unico giapponese stellato d’Italia, momentaneamente allocato negli spazi di Iyo Temporary in piazza Alvar Aalto per consentire di ristrutturare la storica sede di via Piero della Francesca, di Aalto (pure stellato) e Iyo Omakase, ha pensato di dotarsi anche di un marchio per il delivery che fosse indipendente dagli altri ma mantenesse lo stesso standard qualitativo altissimo. E’ nato così Aji, una “dark kitchen” che – per servire meglio la città – può contare ora su un secondo store: dopo quello in via Piero della Francesca al numero 17 ecco quello al 36 di via Lamarmora, che serve nuove zone ad Est e a Sud della città.

“Con questo store – spiega Federico Zhu, direttore di Aji - aumenteremo del 30 per cento la copertura di Milano rispetto a oggi. Oggi arriviamo al 60 per cento e con il secondo store raggiungeremo nuove zone a Est e Sud della città: Turro, Nolo, Casoretto, Città Studi, Lambrate, Acquabella, Corsica, Guastalla, Calvairate, Lodi, Corvetto, Ripamonti, Stadera, San Cristoforo. Consegniamo i nostri piatti in un’area raggiungibile entro 15 minuti dal momento in cui l’ordine è pronto e aprire qui ci consente di rispettare i nostri standard e quindi garantire la qualità del cibo. Lo scopo dell’apertura di un nuovo laboratorio non è solo estendere il servizio, ma migliorarlo”.

La cucina del nuovo negozio è di 80 mq e ospita una cucina all’avanguardia dove lavora una brigata di 20 persone guidata da Yunlu Lin, classe 1979, chef di Aji fin dalla nascita del progetto, nel 2018. Di origini cinesi, è arrivato in Italia nel 2002 per conoscere meglio la cucina del nostro Paese, che ama molto. Da sedici anni lavora come chef nell’Iyo Group, i primi undici trascorsi nell’ammiraglia, dove ha sviluppato una profonda conoscenza delle tecniche e degli ingredienti giapponesi, che lui ama innervare di suggestioni provenienti dalle sue origini e dalla stessa Italia.

Aji è l’unico delivery indipendente di Milano, ovvero con una propria cucina dedicata, ciò che consente di focalizzare tutte le attenzioni sul progetto laddove spesso la linea di consegna è vista nei ristoranti come una risorsa economica fondamentale ma anche come un intralcio al lavoro del ristorante. Qui no. Qui tutto è finalizzato al trasporto di piatti realizzati con materie di estrema qualità e anzi valorizzati dalla cura per il packaging, elegante e funzionale, e dal servizio efficiente, mirato a garantire una consegna rapida e puntuale e alla giusta temperatura. Inoltre, Aji possiede una propria flotta di rider, ciò che consente di parlare di un ciclo completo e autonomo di gestione dell’ordine, dalla produzione alla consegna.

Devo dire in base alla mia esperienza che ricevere la raffinata confezione di Aji, curata come se arrivasse da una boutique di lusso, ha migliorato di molto il mio umore e mi ha messo davvero nelle condizioni di godere il cibo come se mi fossi trovato al ristorante. Lo standard Liu è assolutamente rispettato, esiste perfino una scatolina di accessori che contiene tutto il necessario, dalle bacchette alle salse homemade (dimenticate la salsa di soia da supermercato). Io ho assaggiato dei divertenti Samurai Stick, di gamberi con edamame avvolti in pasta croccante che ho “pucciato” in una salsa piccante, gli Scampi crudi con tobikko allo yuzu, da marinare per qualche minuto in una emulsione al passion fruit, una soavissima Tartare Hamachi Misodi ricciola con pomodoro camone, avocado e salsa miso allo yuzu, una avvincente selezione di Gunkan (alle zucchine, sake ebi, rose, salmone e tonno), degli Uramaki Special Roll con salmone, avocado, tempura croccante, sesamo e philadelphia e degli Uramaki Yume Roll, un fiore di zucca in tempura farcito di gamberi, carpaccio di tonno scottato e marinato nella soia e semi di sesamo aromatizzati al wasabi.

La carta è comunque ricchissima, parte dai Kobashi, che sono degli snack, e si sviluppa lungo un percorso che comprende tartare, carpacci, qualche gyoza (consiglio l’assortimento), sushi e sashimi anche in versione mix (sempre preferibile), i classici nigiri che sono tra le specialità di Yunlu Lin, sashimi, gunkan, chirashi, hosomaki, uramaki, oshizushi, oltre a qualche portata di riso e pasta, a qualche secondo (Salmone teriyaki e Maguro no tatake, un magnifico tonno scottato in crosta di sesamo. Qualche dolce a concludere: mochi e mango fresco.

Ci sono alcune composizioni studiate per evitare l’imbarazzo della scelta: la Dokuji e la Onsai sono per due persone e costano 95 euro, la monumentale Ozara è per quattro e viene 195. La cantina è da ristorante di livello e indulge molto sulle grandi bollicine e sui bianchi italiani, in particolar modo friulani.

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