
Il Piano pandemico del 2006 non era aggiornato ma poteva essere comunque applicato in pandemia? Oggi si è svolta l’udienza preliminare nel procedimento contro gli ex dirigenti del ministero della Salute Ranieri Guerra (link), Giuseppe Ruocco, Francesco Maraglino e Maria Grazia Pompa, accusati di omissione e rifiuto di atti d’ufficio, in concorso tra loro, proprio per il mancato aggiornamento del Piano. La discussione sull’ammissibilità delle parti civili (tra cui l’associazione dei familiari delle vittime della Bergamasca) è stata rinviata al 24 marzo 2026 per l’indisponibilità di Maraglino (ricoverato per gravi motivi di salute dal 19 settembre), ma in aula non sono mancati i colpi di scena: l’ex numero due Oms Guerra (link), direttore generale della Prevenzione con il ministro Beatrice Lorenzin fino al 2017, ha chiesto formalmente la cross examination – un interrogatorio con trascrizione integrale – per fornire la propria versione dei fatti relativi alla gestione della pandemia e alla mancata revisione del Piano pandemico. Una ricostruzione, la sua, che dovrebbe allargare alla classe politica di allora le responsabilità sulla mancata preparedness italiana alla pandemia certificata anche dalle false attestazioni ministeriali su formazione, stoccaggio di mascherine e retrovirali. L’indagine della Procura di Bergamo per epidemia colposa contro Giuseppe Conte e Roberto Speranza (da cui nasce questo filone «romano») era stata archiviata perché non si è riusciti a stabilire un nesso certo tra la mancata Zona rossa nella Bergamasca e l’impennata delle morti tra Alzano e Nembro.
Il Giornale ha ricostruito una parte di quella indagine che, grazie a questo nuovo filone sugli ex Dg della Sanità, potrebbe chiarire una serie di aspetti. Il 7 dicembre 2020, la Procura di Bergamo aveva sentito a sommarie informazioni il matematico Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler. Come abbiamo più volte scritto, allo scienziato esperto in Statistica era stato affidato il compito di elaborare gli scenari del famoso «piano segreto» anti Covid di 58 pagine di cui parlò lo stesso Merler al Corriere della Sera, elaborato tra febbraio e marzo 2020 dal titolo «Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19» che Speranza voleva tenerlo segreto.
Ma proprio nella sua dichiarazione ai pm c’è qualcosa di clamoroso che non torna. I magistrati chiedono a Merler: «Nel corso dei primi incontri con Iss e Cts vi siete confrontati sull’adozione del Piano pandemico nazionale per affrontare l’influenza? È stato adottato? Lo avete esaminato?». Merler risponde: «Il piano pandemico non è mai stato un punto di partenza, ci è stato chiesto di elaborare un Piano. Ho sempre ritenuto inutile il Piano pandemico del 2006 e quindi, allorquando mi è stato chiesto di preparare un nuovo Piano, non mi sono posto il problema. Nel piano del 2006 ad esempio non c’è scritto che all’occorrenza si potevano istituire Zone rosse. La decisione di istituire la Zona rossa non è stata presa su quanto indicato dal Piano pandemico ma sulla base di risultanze in itinere».
Peccato che così non sia. Come sappiamo, in due distinte comunicazioni tra febbraio e marzo 2020 l’Oms raccomanda di adattare il Piano pandemico alla pandemia di Covid (link). Viene da chiedersi se Merler abbia davvero mai letto il Piano pandemico del 2006. Perché lui stesso, incaricato di elaborare degli scenari di diffusione per il Covid, l’ha applicato, evidentemente a sua insaputa. Nel documento del 2006 che è pubblico si parla di «Fase 4» e «Fase 5» della pandemia e della necessità di intraprendere misure al verificarsi di cluster localizzati all’interno della nazione sulla base dei nuovi scenari di rischio elaborati dall’Oms nel 2005: «Contenere la diffusione del nuovo virus all’interno di focolai circoscritti o ritardare la diffusione per guadagnare tempo al fine di mettere in atto le misure di preparazione, incluso lo sviluppo del vaccino». Quindi, il Piano del 2006 prevedeva la possibilità di fare delle Zone rosse per contenere i contagi. Non solo. Tra le azioni da mettere in atto secondo il Piano pandemico 2006 si legge: «Fare previsioni sui possibili scenari di impatto della diffusione dell’infezione». Proprio quello che è stato chiesto di fare a Merler sulla base dei dati provenienti dalla Cina. Ai pm Merler dichiara infatti: «L’11 febbraio 2020 sono stato contattato telefonicamente da Andrea Piccioli - direttore Generale di Iss, se ricordo bene su suggerimento di Giovanni Rezza, allora all’Iss e oggi al ministero della Salute, il quale mi ha chiesto di elaborare gli scenari di diffusione di Covid-19 in Italia e stimare il possibile impatto sul sistema sanitario».
Il Piano del 2006, nella Fase 5, si prefigge come obiettivo «assicurare i massimi sforzi per ritardare o, possibilmente, allontanare la pandemia», cosa che secondo il Piano si può fare solo adattando e potenziando «al massimo livello gli sforzi e le risorse per ridurre l’impatto della malattia e contenere o ritardare la diffusione dell’infezione». Ora, di di chi sarebbe questa competenza secondo il Piano pandemiico del 2006? Sia del Ministero della Salute, sia delle Regioni. È dunque chiaro che il Piano del 2006 prevedeva interventi di contenimento localizzati per il contenimento dei focolai e richiedeva persino di «modificare, se necessario, le previsioni di impatto della diffusione dell’infezione e delle misure di controllo». Esattamente come ha fatto Merler su sua stessa ammissione davanti ai magistrati di Bergamo che, riferendosi al piano segreto, specifica: «Ho via via provveduto ad aggiornarlo. [...]L’ultima versione del documento che ho trovato sul mio computer risale all’11 marzo».
Ma se Merler ha «sempre ritenuto inutile» il Piano pandemico del 2006, perché ne applicava le azioni previste? A sconfessare Merler è proprio Maraglino, in un documento esclusivo e di cui Il Giornale è entrato in possesso, relativo ad un accesso agli atti del dicembre 2023 realizzato dall’attuale consulente della commissione d’inchiesta Covid Robert Lingard. Si tratta del «Piano di contingenza operativo in caso di pandemia virale» che era stato realizzato a partire dal Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale adottato con Accordo Stato-Regioni del 25 gennaio 2021, ovvero il Piano pandemico che Speranza aveva celermente chiesto a Maraglino di aggiornare nel febbraio 2020. Il piano di contingenza non prescinde dunque dal Piano pandemico nazionale, ma ne è uno strumento integrante che viene «sottoposto ad aggiornamento tenendo conto dei dati disponibili sul nuovo patogeno».
In riferimento alle Zone rosse si legge che «il piano di contingenza non contempla le eventuali misure di confinamento e altri provvedimenti restrittivi resi necessari dall’evoluzione della situazione epidemiologica; tali provvedimenti non rientrano tra le attività del Servizio nazionale della Protezione Civile poiché sono prerogativa del governo e necessitano di idonei strumenti legislativi; tale considerazione si applica anche ad eventuali limitazioni alla circolazione di persone, animali o merci con altri Paesi». Dunque, il Piano pandemico mette in campo gli strumenti necessari al contenimento localizzato dei focolai, le «eventuali misure di confinamento e altri provvedimenti restrittivi resi necessari dall’evoluzione» sono di competenza esclusiva del governo. Lo ha detto lo stesso Rezza in commissione Covid: «Uno dei primi documenti - lo fece la Fondazione Bruno Kessler - erano i famosi scenari che diedero vita a quel famoso piano di contingenza». Un piano di contingenza che come abbiamo visto non poteva non partire dall’unico Piano pandemico vigente nel febbraio 2020, ovvero quello del 2006.
Domanda: se il piano pandemico del 2006 - mai attivato - era cosi inutile perché proprio l’11 febbraio 2020, quando a Merler viene chiesto di elaborare gli scenari per il piano segreto, Maraglino (rispondendo a una mail del coordinatore del Cts Agostino Miozzo link) manda ai componenti del Comitato tra cui il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e l’allora Dg alla Prevenzione Claudio D’Amario una serie di documenti, di cui – Maraglino specifica – “vi ho parlato oggi in riunione” e tra questi documenti allegati si trova proprio il Piano pandemico influenzale del 2006 («anche in lingua inglese»)?