Altro che produrre in Italia: Stellantis licenzia ancora

Ok sindacale agli esodi incentivati, Mirafiori la più colpita. Il gruppo: il settore sta cambiando

Altro che produrre in Italia: Stellantis licenzia ancora
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In casa Stellantis continua l’emorragia forzata di lavoratori. Il gruppo guidato da Carlos Tavares e i sindacati metalmeccanici torinesi (eccetto la Fiom) hanno siglato un accordo per l’uscita volontaria incentivata di 1.520 lavoratori occupati in 21 società del gruppo sul territorio: 733 le uscite incentivate nelle strutture centrali (impiegati e quadri) e 300 quelle riferibili alle Carrozzerie di Mirafiori.

Tagli di personale continui, dunque, seppur concordati con i sindacati, nonostante il gruppo continui a ribadire «la centralità dell’Italia nell’ambito delle sue attività globali e a dimostrarlo sono gli investimenti per diversi miliardi fatti di recente per nuovi prodotti e siti produttivi, tra cui la Gigafactory di Termoli e le piattaforme Stla Medium e Stla Large, rispettivamente a Melfi e Cassino». Situazione che sembra preoccupare anche la Borsa visto che ieri il titolo ha perso il 2,1% a 26,58 euro.

A giustificazione della necessità di ridurre il personale, Stellantis evidenzia come «l’automotive mondiale sta cambiando velocemente e l’Italia ha un ruolo cruciale da svolgere attraverso questa trasformazione epocale». «La transizione energetica - viene sottolineato - ha portato a dover utilizzare al meglio la capacità sia in termini di asset sia di risorse, minimizzando gli impatti legati alla trasformazione e garantendone un futuro solido. Gli accordi in corso di realizzazione con i sindacati rientrano nel percorso definito nell’intesa quadro da poco siglata».

Duro il commento del leader Fiom, Michele De Palma, e del segretario nazionale Samuele Lodi, i quali definiscono l’accordo alla pari di un macigno in vista dei prossimi incontri, i «Tavoli Stellantis», convocati al ministero delle Imprese e del Made in Italy. «È un piano per spegnere il lavoro», ribadiscono i due sindacalisti. Da qui l’invito al premier Giorgia Meloni di chiedere spiegazioni e reali garanzie sulle produzioni in Italia all’ad Tavares.

«I confronti negli stabilimenti di Mirafiori, Cassino e Pratola Serra hanno visto Stellantis comunicare 2.510 esuberi, tra Torino (1.560), Cassino 850 (di cui 300 in trasferta a Pomigliano) e Pratola Serra (100 addetti)». Tutte azioni che incideranno pesantemente anche sulle realtà dell’indotto.
L’ulteriore punto della Fiom: «A Mirafiori continua l'utilizzo degli ammortizzatori sociali con la cassa integrazione sulla 500 elettrica e il contratto di solidarietà sulla linea Maserati, mentre in tutti gli altri siti aumenta la Cig». Viene tirata in ballo anche la scelta del socio cinese Leapmotor (nella joint venture Stellantis ha investito 1,5 miliardi per il 20%) di produrre la city-car elettrica europea nell'impianto polacco (ex Fca) di Tychy, preferendolo a Mirafiori. «Stellantis vuole incentivi per le auto elettriche, finanziamenti pubblici per l’efficientamento degli stabilimenti, agevolazioni per i costi energetici senza prendere alcun impegno», accusa sempre la Fiom.

Da parte loro, Fim e Uilm hanno siglato l’accordo sulle uscite volontarie ma, allo stesso tempo, avanzano non poche preoccupazioni. Per Fim non si tratta di un segnale positivo, anche se le uscite volontarie sono meglio rispetto ai licenziamenti.

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