Più di un milione di persone sono state licenziate nei primi dieci mesi del 2025 negli Stati Uniti e la causa principale è da cercarsi nell’intelligenza artificiale. Fino a qualche mese fa, la minaccia che le nuove tecnologie potessero mettere a rischio i lavoratori era notizia da prima pagina, ma con pochi riscontri pratici, ora la situazione è radicalmente cambiata e l’IA ha iniziato a presentare il conto.
Secondo l’ultimo rapporto di Challenger, solo nello scorso mese sono stati annunciati più di 153mila licenziamenti negli States, un aumento del 183% rispetto a settembre e del 175% se paragonato a ottobre 2024, che già era stato il mese peggiore dal 2003. Come anticipato, anche il dato sull’intero anno è drammatico: nei primi dieci mesi del 2025 i licenziamenti superano del 44% quelli dell’intero 2024 è il livello più alto dalla pandemia. Il settore più colpito è proprio quello tecnologico, che in ottobre ha registrato 33mila tagli, quasi sei volte il numero del mese precedente. Sono molti i manager d’azienda che descrivono questi tagli come «ottimizzazione dei processi», una formula tecnica utile per mascherare l’erosione sistematica del lavoro umano, che soppianta non solo le professioni manuali, ma anche i cosiddetti colletti bianchi.
Solo per fare un nome, Amazon è in prima linea in questa trasformazione del mercato del lavoro. L’e-commerce fondato da Jeff Bezos non parla in modo diretto di licenziamenti, ma di 600mila mancate assunzioni entro il 2033 che però, a ottobre, si sono già trasformate in 30mila posti di lavoro tagliati. È evidente che l’introduzione massiva dell’IA nei processi aziendali sta ridefinendo i modelli di impiego negli Stati Uniti. L’introduzione delle nuove tecnologie sta accelerando l’automazione di funzioni ripetitive e a basso valore aggiunto, spingendo le imprese a ridurre il personale in alcune aree e a investire nella formazione di nuove figure professionali. Tuttavia, la transizione non sarà immediata: molti lavoratori licenziati faticano a ricollocarsi rapidamente, evidenziando un divario tra le competenze disponibili e quelle richieste dal mercato digitale.
Gli Stati Uniti sono chiaramente in prima linea, ma anche il contesto italiano non è esente da questo trend. Secondo le stime di Banca d’Italia, quasi 5 milioni di lavoratori (circa 4,75 milioni per l’esattezza) «sono altamente esposti al rischio di sostituzione» e, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, «avere un titolo di studio elevato non è una garanzia, tra i lavoratori più esposti a questo rischio, il 33% ha una laurea».
A ottobre sforbiciate al personale salite del 183%. In dieci mesi sono stati superati i dati del 2024 e i numeri sono destinati a crescere
TECNOLOGIA Jeff Bezos, fondatore di Amazon è il capofila nei licenziamenti negli Stati Uniti con il piano di tagliare 300mila posti di lavoro entro il 2033. Ha già iniziato con un maxi taglio collettivo di 30mila dipendenti a ottobre
La trasformazione del settore industriale attraverso l’IA viene descritta da molti sociologi come la nuova rivoluzione industriale, ma il paragone potrebbe essere ingannevole: allora, le macchine crearono anche nuovi mestieri, oggi l’intelligenza artificiale sembra solo cancellarli.
Però potrebbe essere ancora troppo presto per saltare a conclusioni affrettate: secondo un report di Forrester, infatti, questa strategia rischia di rivelarsi «una mossa prematura e controproducente, soprattutto quando le motivazioni economiche prevalgono su una reale integrazione tecnologica. Troppo spesso, i dirigenti licenziano in vista di una promessa futura dell’IA, non per i risultati che può offrire oggi».