Stellantis nella bufera: il caso Italia, con la minaccia di ripercussioni sugli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano d’Arco, in assenza di sostegni del governo all’auto elettrica - attraverso incentivi congrui, costi energetici ridotti e una rete diffusa di infrastrutture di ricarica - diventa una questione internazionale. A occuparsene, facendo trasparire la strategia del ricatto da parte del gruppo guidato da Carlos Tavares, è ora anche l’agenzia Reuters.
L’agenzia britannica ha infatti acceso i riflettori su una situazione analoga nel mercato americano. Gli incentivi erogati dall’Amministrazione dell’Illinois hanno convinto Stellantis a non chiudere lo stabilimento Jeep che sarà così convertito alla produzione di un pick-up medio. Negli Stati Uniti il gruppo realizza, tra l’altro, la maggior parte degli utili.
Denominatore comune resta sempre l’eccesso di capacità produttiva di qua e di là dell’Atlantico nonché il fatto che dai campioni nazionali, come considerati un tempo, si è passati ora ai campioni globali, la cui forza risiede nello sfruttare la sovraccapacità produttiva dei loro impianti europei per incrementare il potere contrattuale verso i vari governi, quello italiano in particolare, vista la presenza nel gruppo di marchi (Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Maserati) che hanno fatto la storia del Paese.
L’ad Tavares, però, guarda ai conti, alla soddisfazione degli azionisti e al contenimento delle spese soprattutto in funzione di una transizione green Ue dettata dall’ideologia che sta imponendo enormi investimenti sulla tecnologia elettrica, indebolendo l’industria europea a scapito dei forti concorrenti cinesi, tra l’altro titolari delle materie prime necessarie. Da qui l’opzione di puntare su Paesi, come Marocco e Polonia, dove la manifattura è più conveniente per sfornare veicoli di gamma economica. All’Italia, ma anche alla Francia, la strategia in atto indirizzerebbe invece i modelli premium e luxury (Maserati).
Reuters snocciola alcuni dati: il tasso di utilizzo della capacità produttiva di Stellantis in Europa si è attestato al 56% nel 2023, in calo rispetto al 64% del 2019 e ben al di sotto del 71% di Volkswagen. GlobalData, consultata dall’agenzia, precisa che di norma i costruttori puntano a un utilizzo della capacità di almeno l’80 percento.
«L’Italia ha tantissimo da perdere - avverte Justin Cox, di GlobalData, interpellato da Reuters - perché tutta la produzione in volume è legata a Stellantis|». Francia e Italia, in proposito, viaggiano allineate nel sistema Stellantis: nel 2023 sono stati assemblati, rispettivamente, 735mila e 750mila veicoli. Ma Parigi può contare anche su Renault, grazie alla quale la produzione nel Paese sale a 1,5 milioni l’anno.
Palazzo Chigi, che considera Stellantis ormai francese, dopo la fusione Fca-Psa, ha fatto presente, in proposito, che «non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono in considerazione molto più le istanze d’Oltralpe rispetto a quelle italiane», come sottolineato dal premier Giorgia Meloni. Giovedì prossimo, intanto, a margine della presentazione dei conti 2023 di Stellantis, sono attese nuove indicazioni da parte dei vertici del gruppo automobilistico.
Un primo
segnale riguarda Mirafiori: nel 2024 il polo torinese aumenterà la produzione delle trasmissioni elettrificate a doppia frizione di nuova generazione per i veicoli ibridi e ibridi ricaricabili. Ma la soluzione resta lontana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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