Ipertensione a 30 anni? La salute del cervello è a rischio
4 Maggio 2023 - 11:45Gli uomini che soffrono di pressione temporale in giovane età hanno maggiori probabilità di sviluppare la demenza durante la vecchiaia
Con il termine ipertensione si indica un disturbo caratterizzato dalla presenza costante, anche a riposo, di valori pressori più elevati della norma. Per la precisione la pressione arteriosa sistolica o massima deve essere maggiore di 140 mm/Hg e quella sistolica o minima deve superare i 90 mm/Hg. Sono oltre un miliardo i soggetti ipertesi in tutto il mondo, con notevoli ripercussioni sulla salute personale e sulla pubblica assistenza.
Il Covid ha influito negativamente anche su questa patologia. Infatti, secondo uno studio condotto dagli scienziati del National Heart, Lung and Blood Institute e pubblicato su Hypertension, durante i primi otto mesi della pandemia gli adulti affetti da ipertensione hanno assistito a un piccolo ma consequenziale aumento dei loro livelli di pressione. Inoltre il numero delle misurazioni è calato drasticamente. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Le cause e i fattori di rischio dell'ipertensione
Si devono distinguere due tipologie di ipertensione, primaria e secondaria, e quindi le loro relative cause. Quella primaria non è legata a nessuna malattia, ma è semplicemente l'esito di una serie di situazioni predisponenti:
- Familiarità;
- Sovrappeso;
- Obesità;
- Sedentarietà;
- Abitudini alimentari scorrette;
- Depressione;
- Età avanzata;
- Squilibri ormonali.
Alla base della forma secondaria, invece, vi è una problematica di salute o alcune condizioni specifiche. Ad esempio:
- Diabete;
- Glomerulonefrite;
- Malattie cardiache;
- Malattie endocrine;
- Lupus eritematoso sistemico;
- Sclerodermia;
- Gravidanza;
- Assunzione di certi farmaci;
- Uso di droghe;
- Abuso di alcol.
Attenzione ai fattori di rischio, tra cui lo stress, le apnee notturne, la carenza di vitamina D e il pisolino pomeridiano. Gli scienziati del Xiangya Hospital Central South University hanno infatti scoperto che la penichella frequente è associata a maggiori probabilità di soffrire di ictus e ipertensione. Ne abbiamo parlato ampiamente in questo articolo.
I sintomi e le conseguenze dell'ipertensione
L'ipertensione viene definita "killer silenzioso" poiché quasi sempre è asintomatica. Talvolta, però, può dar luogo a manifestazioni aspecifiche come mal di testa, sangue dal naso e dispnea. In assenza di trattamento adeguato le conseguenze possono essere anche gravi:
- Ictus;
- Infarto;
- Retinopatia;
- Insufficienza cardiaca;
- Demenza.
Si comprende bene quanto la prevenzione sia fondamentale. Gli scienziati dell'UNSW Medicine & Health sono giunti alla conclusione che l'allenamento di resistenza isometrica (IRT) è in grado di abbassare i valori pressori negli individui che lavorano quotidianamente in ufficio. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
L'ipertensione e la salute del cervello
Secondo i ricercatori dell'Università della California, l'ipertensione nella prima età adulta è associata a un deterioramento della salute del cervello in età avanzata, in particolare negli uomini. Per gli stessi, infatti, il rischio di soffrire di demenza è maggiore. Per lo studio, guidato dall'assistente professore Kristen M. George e dalla professoressa Rachel Whitmer e pubblicato su JAMA Network Open, sono stati esaminati i dati di 427 partecipanti all'indagine Kaiser Healthy Aging and Diverse Life Experiences (KHANDLE) e allo Study of Healthy Aging in African Americans (STAR).
Gli scienziati hanno ottenuto informazioni sulla salute dal 1964 al 1985 di una coorte diversificata di anziani asiatici, neri, latini e bianchi. Nello specifico si è focalizzata l'attenzione sulle letture della pressione sanguigna del periodo in cui i pazienti avevano un'età compresa fra 30 e 40 anni. Ciò ha permesso al team di determinare se essi fossero ipertesi in giovane età. Inoltre grazie alle scansioni MRI condotte tra il 2017 e il 2022 è stato possibile individuare i biomarcatori della neurodegenerazione e dell'integrità della sostanza bianca.
I risultati dello studio
I ricercatori hanno scoperto che il gruppo di pazienti ipertesi aveva volumi cerebrali regionali significativamente più bassi e una peggiore integrità della sostanza bianca. Entrambi i fattori sono associati alla demenza. Inoltre è stato dimostrato che i cambiamenti cerebrali negativi (diminuzione del volume della materia grigia e della corteccia frontale) erano maggiormente marcati negli uomini. Questo perché, molto probabilmente, gli estrogeni prima della menopausa hanno funzioni protettive.
Gli studiosi precisano però che, a causa della dimensione del campione, non hanno potuto esaminare le differenze razziali ed etniche. Servono quindi ulteriori approfondimenti. Tuttavia, secondo Whitmer, l'analisi è importante poiché pone l'attenzione su quei fattori di rischio che possono influenzare negativamente l'ultima parte della vita.
Mai dimenticare, dunque, che la salute del cuore è strettamente connessa a quella del cervello.