Occlusione intestinale: cause, sintomi e terapia

Alla comparsa dei primi sintomi si deve intervenire tempestivamente. Le conseguenze dell'occlusione intestinale, infatti, possono essere fatali

Occlusione intestinale: cause, sintomi e terapia
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Con il termine occlusione intestinale si indica una condizione caratterizzata dall'arresto del transito nell'intestino di gas e di materiale fecale. Talvolta al posto dell'arresto si ha solo un rallentamento. In questo caso si parla di sub-occlusione. Esistono principalmente due tipologie della problematica:

  • Meccanica: in questo caso l'occlusione è la conseguenza di un ostacolo. Poiché non reversibile e persistente, richiede quasi sempre l'intervento chirurgico. Si può dinstinguere un'occlusione intramurale, intraluminale ed extra-intestinale;
  • Dinamica: è dovuta ad un progressivo rallentamento e poi al completo arresto dei meccanismi della peristalsi intestinale. Può essere trattata anche senza l'intervento chirurgico. Tre sono i tipi: intra peritoneale, extra peritoneale ed extra addominale.

L'occlusione intestinale non deve mai essere trascurata. Scopriamo insieme quali sono le cause, i sintomi e i trattamenti più indicati.

Le cause dell'occlusione intestinale

Le cause dell'occlusione intestinale variano a seconda che la condizione sia meccanica oppure dinamica. Nel primo caso essa può essere l'esito di:

  • Aderenze: fattore di rischio soprattutto per gli anziani, esse possono svilupparsi in seguito ad un intervento chirurgico. Favoriscono l'adesione delle anse intestinali le une alle altre o tendono ad unirle ad altri organi;
  • Tumore del colon: la massa, in particolare il carcinoma stenosante, blocca il transito intestinale;
  • Polipi: la pericolosità è data dalle dimensioni degli stessi:
  • Diverticoli: queste estroflessioni sacciformi della parete intestinale possono infiammarsi in seguito all'ingestione di particolari alimenti. Si pensi a quelli contenenti semi e noccioli;
  • Ernia: in particolare quella inguinale può andare incontro a strozzamento e dunque determinare un'occlusione;
  • Morbo di Chron: si tratta di una malattia infiammatoria cronica che si manifesta con diarrea, febbre, dolori, malassorbimento e sintomi extra intestinali.

L'occlusione intestinale dinamica, invece, può essere provocata da:

  • Rettocolite ulcerosa: questa patologia infiammatoria cronica causa dissenteria, sanguinamento rettale, perdita di peso, anemia e stanchezza;
  • Peritonite: l'infezione del peritoneo può essere sostenuta da agenti batterici o virali;
  • Coliche: che sia renale oppure biliare, la colica può provocare un forte stato infiammatorio in sede addominale;
  • Malattie del sistema nervoso: lesioni a carico del midollo spinale, morbo di Parkinson e sclerosi multipla;
  • Farmaci: attenzione agli antidiarroici, agli antidepressivi e agli anticolinergici.

I sintomi e le complicanze dell'occlusione intestinale

La sintomatologia dell'occlusione intestinale è facilmente riconoscibile. Include:

  • Crampi addominali intermittenti;
  • Chiusura dell'alvo a feci e a gas;
  • Nausea;
  • Vomito;
  • Mancanza di appetito;
  • Addome gonfio e disteso;
  • Disidratazione;
  • Ipotensione;
  • Tachicardia;
  • Pallore.

Sintomi del genere meritano un repentino approfondimento. Infatti, se trascurati, possono evolvere in complicanze anche fatali. Tra queste figurano: perforazione intestinale, necrosi, peritonite, emorragie, sepsi.

La terapia dell'occlusione intestinale.

Che sia meccanica o dinamica, l'occlusione intestinale necessita sempre del ricovero ospedaliero. Nel primo caso è indispensabile l'intervento chirurgico che può essere eseguito in laparoscopia o in laparotomia. Entrambi prevedono il ricorso all'anestesia generale e alla terapia antibiotica di supporto. Nel secondo caso, invece, il disturbo può essere trattato con l'alimentazione per via endovenosa e con la somministrazione di farmaci che aumentano la peristalsi intestinale.

Gli episodi di occlusione intestinale meno preoccupanti si risolvono in maniera positiva.

Solo il 3-5% di questi è fatale. Al contrario, se ci troviamo dinanzi a una diagnosi più grave, le possibilità di sopravvivenza si affievoliscono drasticamente. Non a caso si stima che il tasso di mortalità è superiore al 30%.

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