
"Sulle indagini di Andrea Sempio del 2017 pesava, e pesa attualmente nelle indagini di oggi, come un macigno, come una montagna, il giudicato della Cassazione", che confermava la sentenza di appello bis "secondo cui l'autore del delitto di Garlasco è uno solo ed è Alberto Stasi".
A parlare è Mario Venditti, ex procuratore capo di Pavia che, già in passato archiviò Sempio, a marzo 2025 iscritto per la terza volta nel registro degli indagati. "In assenza di revisione non si può uscire da questa sentenza", ha aggiunto Venditti nell'intervista esclusiva rilasciata al giornalista Gianluigi Nuzzi a Quarto Grado.
Venditti ha precisato di non essersi mai occupato delle indagini su Stasi, condannato in Cassazione nel 2015 per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. E ha spiegato che, nelle indagini su Sempio di cui si è occupato, ci sarebbero state "anomalie che non ho dichiarato": "Dobbiamo iniziare dalla prima archiviazione", ha esordito Venditti illustrando come nel 2016 avrebbe ricevuto dalla procura generale di Milano la denuncia da parte della mamma di Stasi, denuncia in cui erano allegate delle attività investigative difensive che riguardavano in particolare il Dna di Sempio, materiale genetico che avrebbe posto il giovane - 19 anni nel 2007, all'epoca del delitto - sulla scena del crimine, almeno stando a questa accusa.
"Qui la prima anomalia - ha aggiunto Venditti - La denuncia della madre di Stasi contro Sempio viene depositata inizialmente presso la procura generale di Milano. Il procuratore generale, che è il titolare dell'azione di revisione, e che potrebbe svolgere accertamenti alla fine della revisione, per poi chiederla alla corte d'appello di Brescia, mi trasmette copia di questa denuncia, per quanto di competenza. Contemporaneamente manda questa stessa denuncia alla corte d'appello di Brescia, per quanto di competenza anche a Brescia". La corte d'appello di Brescia avrebbe quindi dichiarato il non luogo a procedere, non sapendo che fare dato che nessuno avrebbe chiesto la revisione per la sentenza di cassazione del 2015 a carico di Stasi.
Tra le accuse che vengono rivolte a Sempio, ci sono alcune intercettazioni, per esempio la frase "è abbastanza dalla nostra parte" riferita al pm oppure "è abbastanza dalla nostra parteè abbastanza dalla nostra parte", in merito allo scontrino del parcheggio di Vigevano, che attesterebbe come il 13 agosto 2007 l'indagato fosse fuori Garlasco. "Noi non abbiamo fatto soltanto le intercettazioni, abbiamo fatto un'indagine completa", ha specificato Venditti, aggiungendo come non sia mai stato dalla parte di nessuno, bensì sempre super partes. La sua indagine ha previsto anche l'esame degli atti dei processi e l'ascolto di alcuni testimoni: "Da queste intercettazioni, come da tutto il resto, non emergevano elementi contro Sempio. E neppure per chiedere una proroga delle intercettazioni".
Ma cosa c'era nella denuncia presentata contro Sempio nel 2016? "Sempio fu interrogato sugli argomenti citati dalla madre di Stasi nella sua denuncia: il famoso scontrino, le famose tre telefonate di una settimana prima dell'omicidio e le indagini sul Dna. La mia indagine era quindi focalizzata su questi tre punti. Gli sfoghi di Sempio e i commenti col padre… Tutti gli indagati pensano di essere estranei ai fatti, se ne dicono e ne ho sentito di ogni". Ma per Venditti "Sempio non c'entra assolutamente con questo omicidio": l'ex procuratore è certo che il percorso della giustizia sia stato quello corretto.
Questa convinzione ha contrastato anche con una documentazione presentata dai carabinieri, documentazione legata alle indagini per presunto stalking ai danni di Giada Bocellari, una dei legali di Stasi. In questa documentazione veniva riportata la presenza di presunti "elementi che potrebbero non mettere fine alla vicenda giudiziaria".
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Venditti evidenzia così un'altra, a suo avviso, anomalia: "Io convoco i carabinieri, chiedendo quali siano gli elementi per i quali la vicenda non finisce qui. Quando leggo l'informativa del 2020: quegli elementi non sono altro che i capitoli della sentenza d'appello di condanna e della sentenza di Cassazione. Tra i compiti della polizia giudiziaria, che sono innumerevoli, non c'è quello di criticare le sentenze, tanto più se si tratta di sentenze passate in giudicato.
Il compito della polizia giudiziaria è quello di fare indagini e di portare al pubblico ministero i risultati delle indagini. Questo non lo avevano fatto, avevano rivalutato elementi che già c'erano. Questo non è corretto, è anomalo".