Quel disegno inquietante di Sempio quando condannarono Stasi

Le indagini vanno avanti ma il caso di Garlasco è tornato a essere anche mediatico, oltre che giudiziario, e alcuni post Facebook hanno attirato l'attenzione

Quel disegno inquietante di Sempio quando condannarono Stasi
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Dall'indagine su Garlasco emergono nuovi dettagli su Andrea Sempio, oltre all'impronta rilevata ai tempi sul muro delle scale che portano alla tavernetta, dove è stata trovata morta Chiara Poggi. Secondo alcune indicazioni che sono riprese a girare negli ultimi giorni, quando Alberto Stasi è stato condannato nel processo bis, era il 17 dicembre 2014, Sempio avrebbe pubblicato su Facebook un post a breve distanza dalla notizia della condanna in cui pare fosse presente il disegno di donna nuda ritratta di spalle con una frase tratta dal romanzo de Il Piccolo Principe: "L’essenziale è invisibile agli occhi… Non dimenticare il mio segreto".

Nient'altro è stato aggiunto in quel post, che ai tempi passò pressoché inosservato ma che oggi è tornato a rappresentare un elemento di interesse, probabilmente più per l'opinione pubblica che per le indagini. Così come il secondo post social che Sempio ha pubblicato in occasione della sentenza di Cassazione per Stasi, che pare avesse come immagine il sacrificio di un animale. Le indagini in questo momento hanno altri elementi su cui concentrarsi e Sempio risulta essere attualmente indagato, l'unico tra le persone che sono tornate a riempire le cronache di questi giorni, ma non sono al momento emerse prove inconfutabili che lo colleghino alla scena del crimine. L'unico che ha ricevuto una condanna definitiva è Alberto Stasi, che per la legge è l'unico colpevole di quell'omicidio.

"Quello che sta venendo fuori è sconvolgente. È uno schifo, mi dispiace usare questa parola. Ma è un vero e puro schifo", ha dichiarato la madre di Stasi nelle ultime ore. E riguardo ad Andrea Sempio ha aggiunto: "Io quella persona non voglio sentirla nemmeno nominare. Di lui non parlo, assolutamente". Ma sono solo, perché la madre di Stasi, alla domanda se ha fatto caso che chi allora ritenne non utilizzabile l'impronta repertata con il numero 33, cioè l'allora capo del Ris Luciano Garofano, adesso è nel collegio difensivo di Sempio, replica: "È la solita compagnia.

Tutti uniti, da sempre, contro mio figlio Alberto. È stata un'indagine in una sola direzione, fin dall'inizio". La madre della vittima, invece, continua a non avere dubbi: "Ipotesi stravaganti. Il condannato è Alberto Stasi".

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