Massacrato dal rom, l'aggressore era pronto ad uccidere: "Lo lasciò esanime con fare soddisfatto"

Nelle scorse ore sono state rese note le motivazioni della condanna di Nicolò Passalacqua, il 23enne rom condannato per aver ridotto in fin di vita l'incolpevole Davide Ferrerio

Un primo piano di Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso anno
Un primo piano di Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso anno
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Nicolò Passalacqua, il ventitreenne di etnia rom condannato per aver ridotto in fin di vita il ventunenne Davide Ferrerio, era pronto ad uccidere la vittima. Lo avrebbe fatto per rimarcare il sentimento di "possesso" che nutriva nei confronti della sua fidanzata, allora minorenne, considerandola di fatto una "sua proprietà". E il successivo "pentimento, se tale può essere definito" , sarebbe "derivato solo dal fatto che Ferrerio non fosse colui che stava inviandole i messaggi, ma un soggetto che non c’entrava nulla". Queste le motivazioni della sentenza (rese note nelle scorse ore) con la quale il gup di Crotone Elvezia Cordasco aveva disposto lo scorso aprile la condanna a 20 anni e quattro mesi di carcere per Passalacqua per tentato omicidio. Il giovane tifoso del Bologna è ormai da mesi ricoverato all'Ospedale Maggiore del capoluogo dell'Emilia - Romagna, in stato vegetativo: non si è più ripreso dalle violente percosse che subì nell'agosto del 2022, mentre era in vacanza in Calabria.

E che furono peraltro originate da un equivoco, in quanto (sulla base dell'indagine successivamente condotta) non era lui il ragazzo che il rom aveva intenzione di "punire" per aver scritto alla fidanzata. Davide fu com'è noto vittima di uno scambio di persona: la "spedizione punitiva" alla quale avrebbero preso parte anche la madre della ragazza e suo compagno (per i quali è in corso il processo con l'accusa di concorso anomalo in tentato omicidio) era finalizzata ad individuare la persona che aveva chiesto alla giovanissima un appuntamento, da un account Instagram che gli investigatori avrebbero ricondotto al trentunenne Alessandro Curto. L'unica "colpa" di Ferrerio fu quella di indossare una camicia bianca, il capo d'abbigliamento che Curto indicò in un messaggio quando, presagendo la mala parata, si allontanò dalla zona del lungomare di Crotone concordata per l'incontro.

Davide, totalmente estraneo alla vicenda, si trovò quindi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E secondo il gip, Passalacqua era pronto ad ucciderlo. "La sua condotta era finalizzata a cagionare indifferentemente lesioni gravissime o la morte - si legge nelle motivazioni, riportate dal quotidiano Il Resto del Carlino - già nervoso per altri motivi, scaricava l’ira su Ferrerio, che colto di sorpresa non poteva difendersi. Poi, lasciatolo esanime al suolo, andava via con fare soddisfatto e glorioso". In aula, il giovane rom si era detto pentito, reputandosi lui stesso una vittima.

Ma il giudice non gli ha evidentemente creduto, riconoscendo l'aggravante dei motivi abietti e futili del gesto. "Una reazione sproporzionata al desiderio di difendere "cioè che è suo" (la ragazza) - ha concluso Cordasco - un sentimento di possesso ben lontano dalla gelosia".

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