Cronaca internazionale

La Cina muove navi e caccia: così le forze di Pechino circondano Taiwan

In mattinata sono stati rilevati intorno all'isola 35 aerei e 15 navi militari. Dall'inizio del mese, Pechino ha incrementato le operazioni nel territorio di Taiwan. Il ruolo degli Stati Uniti

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Taiwan resta ancora un potenziale scenario di guerra. In mattinata sono stati rilevati intorno all'isola 35 aerei e 15 navi militari. Le forze armate taiwanesi "hanno monitorato la situazione" e allertato Aeronautica, Marina e sistemi missilistici terrestri per seguire le attività cinesi. In una nota, il ministero della Difesa aggiunge che 23 aerei (tra cui sei J-10) hanno tagliato la linea mediana dello Stretto di Taiwan o sono entrati nella zona di identificazione aerea di difesa (Adiz) a nord, nordest, sudest e sudovest, a circondare l'isola.

Le tensioni

La forte ripresa delle operazioni militari preoccupa il governo di Taipei, che ha pianificato l'acquisto di migliaia di droni in quattro anni per aumentare la deterrenza nei confronti delle forze cinesi. Dall'inizio del mese, Pechino ha inviato nei pressi dell'isola più di 380 aerei militari e oltre 137 navi da guerra. Una flottiglia della Repubblica popolare guidata dalla portaerei Shandong è entrata a sorpresa nell'Oceano Pacifico attraverso il Canale di Bashi, che separa Taiwan dalle Filippine. Le forze armate dell'isola "hanno monitorato la situazione e incaricato le forze appropriate di rispondere", dichiara il ministero della Difesa taiwanese.

Dal lato opposto, il ministero della Difesa cinese accusa il Partito democratico progressista, che governa Taiwan, di spingere l'isola verso una "pericolosa situazione di guerra" a un ritmo "accelerato". Il portavoce Wu Qian critica anche l'influenza degli Stati Uniti nelle acque del Mar Cinese Meridionale, rivendicate da Pechino "in forza della storia e del diritto". Il peggioramento delle relazioni "non può che essere responsabilità Usa. Ci chiedono di avere un dialogo e poi hanno rapporti con Taiwan" a cui forniscono armi, fa sapere Wu. "La questione dell'isola è una faccenda interna che non tollera alcuna interferenza esterna".

Gli sviluppi

Pechino considera Taiwan una parte "inalienabile" del suo territorio, da riunificare anche con la forza se necessario. L'isola permetterebbe alla Cina di aumentare la sua influenza militare nell'Oceano Pacifico ottenendo il controllo totale dell'area. C'è però un fattore che rischia di frenare le mire espansionistiche del Dragone: gli Stati Uniti, principali sostenitori di Taiwan e preoccupati da un eventuale terzo fronte dopo quelli in Ucraina e Israele. Secondo fonti americane, la Cina starebbe incrementando le attività militari e affinando le capacità di accerchiare l'isola proprio per impedire agli Stati Uniti di intervenire in caso di invasione.

La tensione sale a meno di tre mesi dalle presidenziali taiwanesi del prossimo gennaio. Pechino ha interrotto ogni dialogo con Taipei dopo l'elezione di Tsai Ing-wen, attuale presidente dell'isola, nel 2016. Sotto la sua guida, il Partito democratico progressista ha accentuato le posizioni anti-cinesi e contribuito a rafforzare il sentimento indipendentista della popolazione. A inizio anno, alcuni esponenti di spicco del Partito comunista cinese hanno incontrato a Pechino Andrew Hsia, vicesegretario del principale partito taiwanese di opposizione, il Kuomintang, più favorevole a una sintonia con il governo di Xi Jinping.

Il ruolo degli Stati Uniti

Ieri il ministero degli Esteri cinese Wang Yi si è recato a Washington per incontrare il segretario di Stato Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan. Si prevede che questi colloqui apriranno la strada a un incontro tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco a novembre.

Lo scrive il Washington Post, aggiungendo che "difficilmente Wang e le sue controparti statunitensi si troveranno d'accordo su qualcosa che vada oltre la necessità di stabilizzare i difficili legami".

È infatti probabile, analizza il giornale americano, che Wang presenti "un'agenda nettamente diversa da quella di Washington" con l'obiettivo di convincere gli Stati Uniti ad allentare le restrizioni sulle esportazioni di tecnologia verso la Cina e revocare il sostegno a Taiwan che Pechino vede come una violazione dei precedenti accordi Usa-Cina.

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