Nuova tegola in testa per l'amministrazione Biden: un memorandum interno del dipartimento di Stato, firmato da un centinaio di funzionari, accuserebbe il presidente di "diffondere disinformazione" sulla guerra fra Israele e Hamas. Il memorandum non è un caso isolato nelle ultime settimane. Solo oggi, più di 400 esponenti di nomina politica e membri dello staff di circa 40 agenzie governative, scrive il New York Times, hanno inviato una lettera di protesta al presidente sollecitandolo a chiedere urgentemente un cessate-il-fuoco immediato nella Striscia e a spingere Israele a consentire l'arrivo degli aiuti umanitari nel territorio palestinese.
L'accusa di disinformazione per il presidente Biden
Axios ha rivelato che il memorandum sarebbe stato preparato da un giovane diplomatico, il cui nome non viene reso noto, che sui social ha già accusato Biden di "complicità in genocidio" a Gaza. Firmato da un centinaio di funzionari del dipartimento di Stato e dell'Usaid (l'agenzia Usa per lo sviluppo e la cooperazione), il memorandum accusa il presidente di aver diffuso "disinformazione" nel suo discorso del 10 ottobre, in cui ha espresso sostegno a Israele, senza però fare specifici esempi. Viene chiesto un cessate-il-fuoco e si raccomanda uno sforzo per il rilascio degli ostaggi, mettendoli però sullo stesso piano dei detenuti palestinesi. Infine, si afferma che Biden dovrebbe fare di più per contrastare le azioni di Israele a cui vengono imputati crimini di guerra. Nell'insieme, nota Axios, parte del linguaggio del testo ricorda esattamente gli slogan delle proteste della sinistra del partito Democratico.
Il "canale del dissenso"
Dai tempi della guerra in Vietnam, il dipartimento di Stato dispone di un "canale per il dissenso" attraverso il quale i diplomatici possono esprimere liberamente pareri contrari alla politica ufficiale: lo si fa per lasciare spazio alla voce delle ambasciate lontane, ma anche una parte del cuore degli Esteri, liberi di disapprovare la politica estera nazionale. Tali pareri dovrebbero però rimanere riservati e non filtrare all'esterno.
Il promemoria, trasmesso il 3 novembre, si apre con riferimento immediato all'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Gli autori, tuttavia, si concentrano nelle cinque pagine di nota sulla rappresaglia voluta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Pur appoggiando Israele, secondo gli autori della missiva, il presidente Biden dovrebbe fare di più per mettere in discussione le azioni israeliane, sebbene abbia espresso più volte la sua preoccupazione per i risvolti umanitari a Gaza. Le azioni prese di mira dal promemoria riguardano l'interruzione di elettricità, la limitazione degli aiuti e l'esecuzione di attacchi che hanno causato centinaia di sfollati: questi costituiscono "tutti crimini di guerra e/o crimini contro l'umanità secondo il diritto internazionale". E ancora, il sunto prosegue, "Eppure non abbiamo rivalutato la nostra posizione nei confronti di Israele. Abbiamo raddoppiato la nostra incrollabile assistenza militare senza linee guida chiare o perseguibili".
Non solo disinformazione: tutte le colpe della Casa Bianca secondo il memorandum
Il promemoria allarga la visuale al più generale atteggiamento americano nell'intero Medio Oriente: oltre a questo si imputa all'amministrazione Biden il fallimento del progetto dei due Stati, che il presidente, fin dalla campagna elettorale, ha sempre dichiarato di perseguire. Dall'accusa di disinformazione il funzionario junior del dipartimento passa poi alle colpe dei membri della Casa Bianca e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale di aver mostrato disprezzo per le vite dei palestinesi, fornendo una documentata indisponibilità alla de-escalation e la mancanza di lungimiranza strategica ben prima del 7 ottobre.
Nel documento, inoltre, si punta il dito sui dubbi sollevati dal presidente circa il reale numero dei morti a Gaza, riferendosi alle dichiarazioni dello scorso 27 ottobre, quando Biden aveva ammesso di "non aver fiducia" delle cifre fornite dal ministero della Sanità a Gaza. Tuttavia, il mistero resta: non sarebbe chiaro quando la nota sarebbe stata scritta, e non vi sarebbe certezza sul fatto che sia riferibile all'ultimo episodio del conflitto arabo-israeliano. Sta di fatto che questi dissensi, sebbene costituiscano una prassi sana e rodata, non vengono mai fuori per caso.
Accadde lo stesso nel 2016 per un cablogramma che criticava le azioni dell'amministrazione Obama in Siria. Un altro promemoria del 2021, riguardante la fuga americana dall'Afghanistan, non arrivò nelle mani dei media ma divenne oggetto di acceso dibattito tra Congresso e Dipartimento di Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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