
Si sono chiuse alle ore 19 di oggi le urne in tutta l'Albania in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento. Stando agli exit poll pervenuti dal Paese balcanico e pubblicati da Albanian Post, l'attuale primo ministro in carica, Edi Rama, veleggia verso una riconferma per il suo quarto mandato consecutivo alla guida del governo albanese: il suo Partito Socialista, infatti, viene accreditato del 51,8% dei voti validi che gli consentirebbero di ottenere 79 seggi all'interno del Parlamento (composto complessivamente da 140). Un numero sufficiente (5 in più rispetto al 2021) per governare da solo senza una coalizione. Non ci sarebbe niente da fare, quindi, per il suo diretto sfidante: Sali Berisha, leader del Partito Democratico (principale movimento d'opposizione di centrodestra) e al vertice dell'"Alleanza per una Grande Albania", dovrebbe ottenere il 37% dei voti, ovvero solamente 54 seggi. Nell'Assemblea, se venisse confermato il superamento della soglia di sbarramento, dovrebbero entrare i socialdemocratici di Tom Doshi, vicini a Rama, con 3 seggi, e il partito di destra "Mundësia" di Agron Shehaj (2).
Più di 2mila erano candidati di 11 differenti gruppi politici sono in lizza per potere entrare in Parlamento; più di 570 gli osservatori internazionali scelti per garantire un processo elettorale equo e trasparente. L'affluenza definitiva è stata del 41,6%: sette punti percentuali in meno rispetto alle elezioni politiche nazionali di quattro anni fa. Nei 3.713.761 di aventi diritto al voto sono contati per la prima volta in assoluto anche i cittadini della numerosissima diaspora, ormai residenti all'estero, stimati in circa 2 milioni di unità. Di questi, solo 245.935 hanno risposto all'appello, si sono registrati presso la Kqz, e quindi sono stati autorizzati a votare per corrispondenza. Alla resa dei conti, tuttavia, la diaspora non ha di certo sparigliato le carte, soprattutto tra quegli elettori che vivono in Italia i quali - nelle loro intenzioni - volevano punire il premier Rama per l'accordo raggiunto con il governo italiano presieduto da Giorgia Meloni sui centri per i migranti a Shengjin e a Gjader.
60 anni compiuti lo scorso 4 luglio e al potere dal 2013, con il prossimo quadriennio ancora da presidente del Consiglio, Edi Rama diventerebbe il politico che è rimasto al potere per più tempo nella storia dell'Albania dopo la morte del dittatore comunista Enver Hoxha nel 1985. Durante la campagna elettorale, l'ex sindaco di Tirana ha insistito soprattutto sulla promessa di proseguire nell'integrazione europea dell'Albania, che aveva avviato i negoziati di adesione nel 2020. Rama ha promesso di concludere questa lunga fase di accordi entro il 2027 e di fare entrare il suo Paese all'interno dell'Unione Europea a partire dal 2030: un obiettivo alquanto ambizioso, in quanto l'ingresso di nuovi membri nell'Ue richiede necessariamente l'unanimità di tutti gli altri Stati aderenti e questa prospettiva, al momento, sarebbe ancora lontana.
In ogni caso, questa prospettiva gode del sostegno di oltre quattro cittadini albanesi su cinque. Tanto che uno dei segni distintivi dei sostenitori di Rama è proprio una maglietta bianca con scritto sopra un gran numero 5 multicolore, ad indicare gli anni che mancano al 2030. Durante i suoi comizi, questa settimana, Rama ha issato le bandiere a dodici stelle e – ai suoi sostenitori nella città di Pogradec – ha dichiarato: "Siamo alle porte dell’Europa e quelle porte ora sono aperte per noi". Negli ultimi sei mesi, del resto, l'Albania ha aperto 16 dei 35 capitoli negoziali per l'adesione al blocco Ue.
Senza contare che, a suo favore, si sono i dati della Banca mondiale secondo i quali la crescita economica annuale per il periodo 2022-2024 ha superato il 4%, trainata dal commercio con l'Ue, dal boom del turismo e dall’importante produzione di energia idroelettrica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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