Scontro a tre nei mari del Pacifico: cosa succede in Asia

Nel Pacifico è in corso una silenziosa ma intensa contesa diplomatica tra Cina e Stati Uniti per il controllo dell'influenza regionale

Scontro a tre nei mari del Pacifico: cosa succede in Asia
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Non è una guerra fatta con missili e bombe ma uno scontro diplomatico portato avanti su binari più o meno invisibili. Nel Pacifico è in corso un non trascurabile testa a testa tra la Cina e gli Stati Uniti (e i loro partner locali) per accreditarsi l'appoggio politico (e non solo quello) della maggior parte delle isole della regione. Pechino, ha scritto l'Economist, sta sostanzialmente cercando teste di ponte diplomatiche, economiche e militari in una delle regioni più calde del pianeta. E lo sta facendo utilizzando una strategia che i funzionari australiani hanno paragonato ad una "lotta all'arma bianca", per delinearne l'aggressività. Da un lato, dunque, abbiamo il gigante asiatico; dall'altro gli Usa e i suoi alleati, come Australia e Nuova Zelanda.

La diplomazia che scuote il Pacifico

La Cina è già il partner economico dominante per molti piccoli Paesi del Pacifico. Pechino, sospettano gli Usa, vorrebbero però andare oltre dislocando le proprie forze militari nella regione giocando di sponda con vari governi locali. Navi della Marina e aerei dell'Aeronautica militare cinese stanno del resto visitando la regione sempre più spesso, apparentemente per fornire aiuti.

Fonti Usa sostengono inoltre che il Dragone abbia cercato un accesso privilegiato a porti o aeroporti in almeno cinque Stati del Pacifico. Ma perché alla Cina interessa così tanto avere una presenza militare permanente nella regione? Per complicare i piani di guerra statunitensi e australiani nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto a Taiwan.

Dal 2019 alcune aziende statali cinesi stanno cercando di affittare un porto in acque profonde nelle Isole Salomone. Aspetto non da poco: alcuni di questi siti si trovano accanto a piste di atterraggio costruite dai marinai americani durante la Seconda Guerra Mondiale. I tentativi da parte di attori cinesi di ottenere strutture simili sono stati respinti a Kiribati, Samoa e Papua Nuova Guinea.

Le mosse della Cina

Un altro ambito di influenza cinese chiama in causa la sicurezza. Nello specifico, la Cina ha una propria polizia sul territorio in tre Paesi del Pacifico, tra cui Kiribati, l'arcipelago del Pacifico più vicino alle Hawaii, e Vanuatu, il più vicino all'Australia. Nel 2023 il Dragone ha raggiunto un accordo per rafforzare la sicurezza per i Giochi del Pacifico, che si sono svolti quell'anno nelle Isole Salomone.

Come ha sottolineato ancora l'Economist, non tutta la regione è attratta dalla diplomazia cinese. I geografi dividono la regione in tre zone: la Micronesia ha legami storici e politici con gli Usa; la Polinesia tende a considerare la Nuova Zelanda come la potenza regionale; la Melanesia ha i rapporti più stretti con l'Australia. Sono i Paesi della Melanesia – in particolare le Isole Salomone - a essersi dimostrati i più favorevoli alle aperture di Pechino.

L'Australia si è impegnata a fondo per bloccare i progressi cinesi nelle Isole Salomone.

Canberra a più che compensato gli aiuti cinesi al Paese ma la competizione resta in bilico. Come ha affermato Penny Wong, ministro degli Esteri australiano, Pechino è ora impegnata in una "contesa permanente" per l'influenza sul Pacifico.

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