La battaglia per la neutralità dell’informazione si gioca oggi anche dentro Wikipedia. Da settimane la piattaforma libera, nata con l’idea di offrire al mondo un sapere condiviso e verificabile, è attraversata da un acceso dibattito sulla voce inglese “Gaza Genocide”, accusata di violare i principi di equilibrio e imparzialità. È stato il fondatore stesso dell’enciclopedia, Jimmy Wales, a innescare la polemica, definendo la pagina “non conforme ai nostri standard” e invitando a una revisione immediata.
La voce, disponibile in decine di lingue, presenta gli eventi nella Striscia di Gaza come la “distruzione intenzionale e sistematica del popolo palestinese da parte di Israele”, elencando atti qualificabili come genocidi secondo la Convenzione delle Nazioni Unite del 1948. Una formulazione che, secondo Wales, espone Wikipedia al rischio di abbandonare la propria missione di neutralità. “Al momento – ha scritto in un messaggio pubblico – l’articolo parla con la voce di Wikipedia, e non con quella delle fonti. Ma la questione è altamente contestata e richiede prudenza”, ha dichiarato.
La presa di posizione ha diviso la comunità di editor. Alcuni hanno appoggiato l’appello del fondatore, ricordando che Wikipedia non deve mai assumere il ruolo di arbitro della verità, ma limitarsi a riflettere il dibattito tra fonti attendibili. Altri, invece, hanno reagito con durezza, accusando Wales di voler imporre una linea editoriale condizionata da pressioni politiche. “La sua opinione vale quanto quella di qualsiasi altro contributor”, ha replicato uno degli editor più attivi nel settore Medio Oriente, denunciando un tentativo di interferenza in un momento di forte tensione globale.
La voce in questione è stata temporaneamente bloccata per “guerre di modifiche”, dopo giorni di cancellazioni e riscritture contrapposte. In una mossa insolita, la scorsa settimana l'articolo è stato bloccato dagli editor di Wikipedia per impedirne ulteriori modifiche fino a martedì sera "o fino a quando le controversie sulle modifiche non saranno state risolte", in un banner che sottolineava che il blocco delle modifiche "non era un'approvazione della versione attuale".
L’episodio riflette quanto sia difficile mantenere la neutralità in un contesto di conflitto vivo e di verità contestate. La questione è diventata ancor più delicata dopo che, lo scorso settembre, una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha concluso che in Gaza sono presenti “fondati motivi” per ritenere che Israele abbia commesso atti di genocidio.
Il rapporto ha individuato quattro dei cinque criteri previsti dalla Convenzione internazionale: l’uccisione di membri del gruppo, l’inflizione di gravi danni fisici e mentali, la creazione di condizioni di vita volte a distruggerlo e l’impedimento delle nascite. Israele ha respinto con forza le accuse, definendo il documento “distorto e falso”.