Delitto di Garlasco: il giallo del foro sul volto di Chiara. "Stasi via dalla scena del crimine"

Sono ancora tanti i nodi da sciogliere sul delitto di Garlasco: la nuova consulenza potrebbe riscrivere i tempi della scena del crimine e togliere da essa Alberto Stasi

Screen Ore 14 Sera
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C'era o non c'era Alberto Stasi sulla scena del crimine del delitto di Garlasco? La condanna in Cassazione del 2015 dice di sì, ma l'idea che ci sia una nuova indagine sull'omicidio di Chiara Poggi ha instillato sempre più nell'opinione pubblica il ragionevole dubbio che Stasi possa essere estraneo ai fatti. Le consulenze richieste dalla procura faranno chiarezza, mentre ora ci si interroga sulle indiscrezioni.

La riscrittura della scena del crimine

Nei giorni scorsi sono trapelati alcuni presunti dettagli sulla consulenza realizzata dai Ris di Cagliari, consulenza che riscriverebbe la scena del crimine. Ma “se togli Stasi dalla scena del crimine, ci devi mettere qualcun altro”, ha esordito Milo Infante nell'approfondimento della trasmissione Ore 14 Sera.

Secondo la sentenza che condanna Alberto Stasi, l'omicidio di Chiara Poggi sarebbe avvenuto in 23 minuti. Tuttavia a quei 23 minuti se ne dovrebbero sottrarre 7, il tempo in cui avviene lo spostamento del corpo e il trascinamento dalla stanza della prima aggressione alle scale della cantina, in cui avviene il secondo e letale attacco. Tuttavia in corrispondenza del primo gradino c'è una grande gora ematica prodotta dalla vittima, gora che secondo la sentenza ha impiegato 3 minuti a formarsi, mentre secondo i consulenti di Stasi ne ha impiegati 15. “È così che togli Stasi dalla scena del crimine”, ha commento Infante riferendosi all'alibi informatico del condannato.

Questa nuova consulenza avrebbe rilevato una scena del crimine è profondamente diversa da quella del 2007 e ci sono diversi aspetti da approfondire: una ferita rotonda sul lato sinistro del capo di Chiara Poggi, ferita inferta con un'arma diversa da quella del delitto, l'impronta di una mano nei pressi della gora, le macchie di sangue sul telefono, per cui secondo alcuni Chiara Poggi avrebbe cercato di chiedere aiuto.

Vede come è tutto faticoso, parlando dei 23minuti?”, ha chiosato in studio l'avvocato Antonio De Rensis, il quale ha ricordato come fossero affettuosi i messaggi immediatamente precedenti all'omicidio tra Poggi e Stasi, messaggi che rendono difficile credere a un litigio tra i due che potrebbe aver scatenato la violenza. In studio anche la criminologa Roberta Bruzzone, che esclude che Chiara Poggi possa aver cercato di chiedere aiuto via telefono, per via del pattern delle macchie di sangue presenti con un “angolo di impatto a 10 gradi”.

Chi è il killer di Chiara Poggi

Bruzzone ha approfondito il profilo dell'assassino di Chiara Poggi: non gli ha dato un nome, neppure quello di Stasi, che il tribunale ha deciso di identificare con il killer. La criminologa ha specificato che “l’ingresso dell’offender viene concesso dalla vittima”, la quale apre la porta in pigiama, e “l’attacco è avvenuto in maniera improvvisa”, come effettivamente sottolineò la sentenza di condanna parlando di omicidio di impeto.

I colpi inferti a Chiara Poggi avrebbero un angolo di impatto di 90 gradi, poi la vittima si sarebbe mossa barcollando. Il fatto di gettare il corpo dalle scale “ci restituisce una dimensione psicologica dell’assassino”: la modalità risponde a un “bisogno psicologico di distanziare da sé quanto accaduto”, e sarebbe tipica del delitto non premeditato. La conclusione di Bruzzone: “Chiara conosceva il suo aggressore e con esso aveva un significativo rapporto relazionale”.

La pista satanica

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare moltissimo anche della cosiddetta pista satanica, per via della cattura e dell'estradizione Italia di Flavius Savu, un ex latitante condannato per estorsione: Savu ha tracciato un presunto collegamento tra il delitto di Garlasco e lo scandalo sessuale che coinvolse il santuario della Madonna della Bozzola, scandalo che portò appunto alla sua condanna. Secondo il suo avvocato Roberto Grittini, Savu “raccontò di rituali che potrebbero essere ricondotti a riti satanici”: “Lui dice di aver la certezza granitica che il delitto sia maturato dalla percezione di Chiara Poggi di ciò che accadeva nel santuario”.

Secondo Bruzzone tuttavia, “non c’è nessun elemento” che lega né Chiara Poggi allo scandalo, né l'indagato della nuova indagine Andrea Sempio.

Don Gregorio, il religioso dapprima denunciato da un collega nel 2006 e poi ricattato da Savu e da un altro soggetto, nel 2007 era stato intervistato dal Tg2 per parlare del delitto di Garlasco, e aveva affermato: “Tenere dentro

un macigno così, indipendentemente dal credere o non credere, certissimamente è una tortura psicologica e morale. Per cui la cosa più bella sarebbe proprio che venga alla luce e si ponga fine a questa situazione”.

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