Gli errori, le impronte, l'alibi della zia: il punto sul delitto di Garlasco

Nelle prime indagini sul delitto di Garlasco sono stati commessi errori? Risponde uno degli inquirenti tra coloro che entrarono per primi nella villetta

Gli errori, le impronte, l'alibi della zia: il punto sul delitto di Garlasco
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Quel tessuto avremmo dovuto tagliarlo e repertarlo”. A parlare è il colonnello Gennaro Cassese: il militare, intervenuto a Ore 14 Sera per parlare del delitto di Garlasco, ha chiarito un dettaglio in merito alla maglia indossata da Chiara Poggi al momento dell’omicidio. Quella maglia avrebbe infatti contenuto delle impronte, che però non sono state prontamente rilevate, dato che il medico legale avrebbe girato il corpo, dietro autorizzazione, quel 13 agosto 2007. Molto probabilmente non sarebbe cambiato nulla: non solo trarre delle impronte da un tessuto non è un'impresa facile, tuttavia a questo si deve aggiungere anche la questione della diluizione del materiale biologico, legata alla copiosità nel sangue della vittima.

Secondo Cassese, tra l’altro, “non si può togliere Stasi dalla scena del crimine”: Alberto Stasi è stato condannato nel 2015 per l'omicidio della fidanzata, ma non è solo la sua condanna in via definitiva a convincere il colonnello, bensì la descrizione della vittima con il volto bianco - mentre in realtà Chiara Poggi aveva il volto insanguinato.

Di questi giorni è anche una polemica in merito all'impronta 33, che si è detto essere stata attribuita al nuovo indagato Andrea Sempio. È emerso che sarebbe stata utilizzata una metodologia insolita per il confronto: di solito si ricercano le minuzie nell'impronta e poi le si raffrontano con quelle dei possibili soggetti, ma in questo caso sono state ricercate le minuzie a partire dall'impronta di Sempio per poi procedere alla comparazione di questa con l'impronta rilevata in casa Poggi. Tra l'altro, afferma il consulente dei Poggi Dario Redaelli ospite in studio, sarebbe presente nell'impronta 33 una minuzia che escluderebbe Sempio. Non solo: “Non ci sono i 15 punti di confronto che erano stati individuati”, ha aggiunto il consulente, chiarendo che ne sarebbero state individuate 7 o al massimo 8. La vicenda ha tra l'altro suscitato una reazione particolarmente critica dall'ex comandante dei Ris Luciano Garofano, oggi consulente anche lui ma dell’indagato.

Non bisogna dimenticare che nella vicenda di Garlasco sembrano spuntare diverse piste alternative, ma Cassese assicura: tutto è stato già vagliato all’epoca. Il sedicente testimone Marco Muschitta ha infatti dichiarato a Gente che non sarebbe stato controllato l'alibi per il giorno del delitto a Mariarosa Poggi, zia paterna di Chiara e madre delle gemelle Cappa. Cassese ha smentito seccamente: non solo è stato controllato l'alibi della zia della vittima attraverso le testimonianze di coloro che l'hanno incontrata al supermercato, in farmacia, in banca e così via, ma anche attraverso l'utilizzo delle carte di credito che la donna ha fatto quella mattina.

E c'è di più: Mariarosa Poggi, Stefania e Paola Cappa sono state inoltre risentite tutte e tre dagli inquirenti nel febbraio 2008 e gli inquirenti non hanno registrato nessuna esitazione o contraddizione. Madre e figlie sarebbero state inoltre ascoltate consequenzialmente per diverse ore, per cui non avrebbero mai potuto concordare una eventuale strategia.

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