
In attesa dell'incidente probatorio, fissato per il prossimo 17 giugno, riemergono dai brogliacci della precedente inchiesta sul delitto di Garlasco le intercettazioni sui telefoni e in auto di Andrea Sempio, che tra il 2016 e il 2017 venne indagato per l'omicidio di Chiara Poggi e poi prosciolto. Secondo quanto apprende Repubblica, il procuratore Fabio Napoleone e l'aggiunto Stefano Civardi, che coordinano le nuove indagini, avrebbero deciso di passare al setaccio tutti gli 806 file audio depositati nel vecchio procedimento. Si tratta di un'attività complementare all'analisi scientifica dei reperti e delle impronte rilevate sulla scena del crimine.
"È la prima volta che intercettazioni come queste non hanno provocato nulla negli investigatori e nei magistrati. Queste sono intercettazioni che, se riferite a situazioni reali, e non lo credo, sarebbero gravissime", ha commentato l'avvocato Antonio De Rensis, uno dei legali di Alberto Stasi, ai microfoni di Mattino 5. E ancora: "Siamo stati 18 anni a parlare di una telefonata al 118. Qui ci sono indagati che sono corsi a farsi sentire da gente che loro hanno dichiarato di essere dalla loro parte. E invece oggi, con gli attuali magistrati, non si fanno interrogare e si oppongo all'incidente probatorio. Tutto può essere suggestivo, ma c'è un limite anche al negazionismo".
Le intercettazioni
Dal riascolto dei file sarebbero emersi alcuni errori di trascrizione, attività che all'epoca fu affidata al luogotenente Silvio Sapone, il responsabile della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia a inizio 2017. Tra queste c'è l'intercettazione ambientale numero 84, registrata qualche minuto dopo che Sempio era stato interrogato dai magistrati: "(incomprensibile)... a parte che mi han fatto alcune domande, che non pensavo mi facevano, non gli ho dato una risposta perfetta", è la frase che si trova nei brogliacci. Questa, invece, sarebbe la versione corretta: "A parte che erano dalla nostra, perché mi han fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano. Però non gli ho dato, diciamo, la risposta... perfetta". Stessa cosa per i file 85 e 86. Giuseppe Sempio, il papà dell'indagato, chiede al figlio se gli inquirenti gli avessero chiesto qualcosa del Dna e Andrea risponde: "una roba tecnica e poi non ne parliamo... (a bassa voce) però si vedeva che mi ha fatto domande che... inerenti a quello... sul... cioè comunque secondo me erano abbastanza... (fine trascrizione)". Dal riascolto sembrerebbe che la frase si concluda così: "Cioè comunque secondo me erano abbastanza dalla mia". L'annotazione successiva di Sapone: "mia... allora mi ha chiesto cosa faceva a casa dei Poggi, io ho detto che giocavamo nelle due sale, giù e sopra.... e lui continuava perché sia giù che su che giocavate cioè". Anche in questo caso mancherebbe la conclusione: "Erano abbastanza dalla mia".
Il dialogo tra Sempio e il padre
La sera del 21 febbraio 2017, Sempio sta parlando con il padre Giuseppe. Quest'ultimo lo informa sui possibili sviluppi dell'inchiesta, informazioni che sostiene di aver ricevuto dall'avvocato Massimo Lovati: "L’unica cosa che ha detto Lovati ha detto che gira voce da Tizzoni che è in fase d’archivio... però non sappiamo niente di preciso". A proposito dell'avvocato Tizzoni, il legale della famiglia Poggi, nella trascrizione di Sapone sembra che Sempio abbia replicato: "È l’unico da cui può arrivare questa notizia". Anche in questo caso mancherebbe la conclusione: "... Per via non ufficiose, diciamo...", avrebbe chiosato il giovane.
L'amico morto suicida
Agli atti della nuova inchiesta ci sarebbero anche le trascrizioni di alcuni soliloqui. In uno di questi, risalente al febbraio del 2017, Sempio parla dell'amico Michele Bertani, morto suicida a marzo del 2016: "Quello che era il mio più grande amico per anni, che siamo cresciuti insieme, poi gli ultimi anni ci siamo un po’ persi, non ci siamo visti più, però dagli zero ai diciotto anni è stato il mio più grande amico, abbiamo fatte tutte le cazz.. insieme". Pensieri ad alta voce, carichi di dolore: "Che cazz... ti impicchi a fare... porca tr... Di tutte le robe che potevi fare nella tua vita, proprio impiccarti? Vattene in comunità! Sarà brutto, ma dalla comunità ne esci".
Il memoriale di un detenuto
Il nome di Michele Bertani era spuntato nell'inchiesta sul Santuario della Madonna della Bozzola. Secondo le dichiarazioni del latitante romeno Flavius Savu, condannato per estorsione ai danni di Don Gregorio Vitali nell'ambito di un presunto scandalo a luci rosse che avrebbe coinvolto il prelato, il santuario sarebbe stato frequentato da alcuni ragazzi della zona. Ipotesi rilanciata da Cleo Koludra Stefanescu, il nipote di Savu, che sostiene di essere stato informato dallo zio di quanto avveniva alle Bozzole. Dichiarazioni che sono state messe nere su bianco da Stefanescu in un memoriale consegnato al suo legale (l'uomo è in carcere per omicidio). "Mio zio Savu un giorno in confidenza mi disse che aveva conosciuto una ragazza di Garlasco di nome (omissis). - si legge nel documento visionato dall'Agi- Lei stessa riferiva a mio zio che c'era un grosso giro di pedofilia e una specie di prostituzione riguardo il Santuario delle Bozzole gestito da un custode che lavorava per (omissis)". E ancora: "Da quel che so i ragazzi venivano pagati 2-3mila euro per avere rapporti con (omissis). Erano sia minorenni sia maggiorenni oppure (omissis) adescava anche ragazzi con problemi psichiatrici gravi. - prosegue il manoscritto in stampatello e penna biro -Mio zio disse che da quel che sapeva lui era l'unico a sapere che sotto il tappeto all'ingresso c'era la chiave per entrare. Lo stesso mio zio mi riferiva che anche queste persone sapevano dove stava la chiave, le persone che si prostituivano".
La "ragazza" e i riti satanici
Nel memoriale Stefanescu parla di una misteriosa ragazza: "La ragazza riferiva a mio zio il giorno che lo aveva conosciuto alle rotonde di Garlasco che era stata abusata da (omissis) e altre persone. Lei riferiva che aveva raccontato tutto a suo padre e suo padre l'aveva picchiata e le aveva detto di stare zitta. Mio zio mi riferiva che in due occasioni aveva visto una persona che (omissis) vedeva come una specie di divinità in quanto in queste due occasioni vedeva che gli baciava le scarpe e lo chiamava sua eminenza".
Infine il riferimento ai presunti riti satanici: "Mi riferiva che questo (omissis) faceva riti satanici per indurre i ragazzi a fare orge e cose molto brutte a sfondo sessuale. Mio zio riferiva che tante volte aveva paura che un giorno questi gli toglievano la vita".