C'è un limite oltre il quale la propaganda si fa grottesca. Ed è quello dei numeri. Perché puoi agitarti, puoi urlare, puoi inventare slogan, ma quando i numeri parlano, tutto il resto diventa rumore di fondo. È il virus dei conti immaginari, quello che consente di gridare ai tagli anche quando le cifre, testarde, raccontano tutt'altro. In questi giorni Maurizio Landini e Elly Schlein hanno riesumato un trito refrain: "Il governo Meloni taglia la sanità". Peccato che la realtà, quella fatta di numeri e non di slogan, dica l'esatto contrario. Se nel 2022 il Fondo Sanitario Nazionale valeva 126 miliardi, nel 2025 sarà di 136,5 miliardi e nel 2026 arriverà a 142,9 miliardi, siamo andati avanti o siamo andati indietro? Diciassette miliardi in più in quattro anni sono un aumento record, certificato dalla Corte dei Conti. Ma per Landini e Schlein la matematica resta un'opinione. Sicché anche ieri ci hanno propinato la solita fiaba, contando sul fatto che, ripetuta cento volte davanti a un pubblico di fedeli, essa assume sembianze di verosimiglianza. Peccato che basti una calcolatrice per smontarla clamorosamente.
Il trucco è vecchio. Il raffronto che fanno i due campioni della sinistra non è tra la spesa sanitaria dell'anno confrontata con quella precedente - come sarebbe onesto -, ma tra spesa sanitaria e Pil dell'anno, e poiché il Pil cresce di più (si pensi al +8,9% nel 2021 e al +4,7% nel 2022), la percentuale cala di qualche decimale. Et voilà, ecco il definanziamento. In realtà la sanità riceve più soldi di prima, è l'economia che cresce più in fretta. È un segno di vitalità, non di taglio. Solo chi confonde le proporzioni con le cifre assolute può credere a una simile sciocchezza. Ma, si sa, la sinistra campa di narrazioni, non di contabilità.
Si può discutere se basti, certo. Si può dire che la sanità resta un cantiere aperto, sicuro. Del resto, l'inflazione brucia risorse, il personale costa, l'invecchiamento pesa. Ma confondere un aumento con un taglio è una falsificazione bella e buona. E, a dirla tutta, chi oggi strilla allo scandalo dovrebbe avere la decenza di ricordare cosa accadde tra il 2012 e il 2019, quando i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni fecero evaporare 37 miliardi di finanziamenti promessi alla sanità. Sedici miliardi cancellati nei primi tre anni, altri sedici nei successivi, e altri quattro tra il 2018 e il 2019. Quelli sì, erano tagli. Ma allora, da sinistra, nessuno urlava: ovvio, al governo c'erano loro.
Oggi invece, con Meloni, la musica è cambiata. Nel 2024 la sanità italiana ha raggiunto il livello di finanziamento più alto della sua storia: 134 miliardi, record assoluto. E nel 2025 e 2026 crescerà ancora. Sono stati aggiunti fondi per il personale e 246 milioni per acquistare prestazioni e ridurre le liste d'attesa. Si può dire che serva di più, si può chiedere un miglioramento nella gestione, ma dire che questo governo taglia la sanità è una spudorata menzogna, con l'aggravante della consapevolezza.
Solo bugiardi e falsari in cerca di applausi a buon mercato possono sostenerlo. Solo chi disprezza l'intelligenza degli italiani può credere che nessuno sappia leggere un numero. Perché la verità, alla fine, è disarmante nella sua semplicità: la sanità cresce, e cresce come non accadeva da anni.
Tutto il resto è propaganda, e di quella più miserabile. I numeri non mentono mai. Chi mente sono quelli che li manipolano, sperando che gli altri non se ne accorgano. Ma la maggior parte degli italiani, fortunatamente, sa ancora fare di conto.