Cronache

"Sciogliere un partito è sempre pericoloso"

Dalla limitazione al divieto totale dei cortei, fino allo scioglimento di partiti. Cosa può fare il governo? Ne parliamo con Vittorio Angiolini, docente di Diritto costituzionale alla Statale di Milano

 “Sciogliere un partito è sempre pericoloso”. Ecco quando è legale

Se lo scontro politico alza i toni, da Palazzo Chigi si detta la linea. Dura. Con un tweet subito dopo la visita nella sede della Cgil devastata dagli assalti del 9 ottobre, Mario Draghi promette che non ci sarà "nessuna tolleranza contro intimidazioni ed episodi di violenza". E il Viminale, davanti al clamoroso flop nella gestione dei disordini prevedibili di sabato, medita il pugno duro in vista delle proteste già annunciate per il fine settimana. A partire da venerdì, quando entrerà in vigore l’obbligo di Green pass per tutti i lavoratori. Le ipotesi sul tavolo vanno dalla limitazione dei cortei a semplici sit in blindati fino al divieto totale di manifestazione. Mentre il Pd presenta una mozione di scioglimento di Forza Nuova e i sindacati sono pronti a scendere in piazza contro i “fascismi” il giorno prima dei ballottaggi, in pieno silenzio elettorale. E il centrodestra denuncia la strumentalizzazione in chiave elettorale. Vittorio Angiolini, docente di Diritto costituzionale all'Università statale di Milano, analizza per ilGiornale.it la legittimità della stretta per scongiurare ulteriori derive.

Dopo il caos di Roma e in vista delle proteste per l’entrata in vigore del Green pass esteso a tutti i lavoratori, il governo è pronto alla stretta per i cortei No Vax e No pass. È possibile da un punto di vista costituzionale?

"No. L’articolo 17 della Costituzione, che riguarda il diritto di riunione, dice che le riunioni in luogo pubblico sono libere e non c’è necessità di autorizzazione. Quando si dice 'manifestazione autorizzata' si usa un termine sbagliato. Questo perché i padri costituenti hanno ritenuto che considerare una riunione pericolosa a priori avrebbe significato fare un processo alle intenzioni. Anche quando Giuliano Amato era ministro dell’interno e gli fu detto di vietare la manifestazione dei naziskin, che poi tra l’altro non si tenne, si rifiutò. Su questo la Costituzione è chiara: chi vuole fare una riunione in luogo pubblico lo deve dire con 48 ore di preavviso, dopodiché può essere vietata solo quando ci sono 'comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica', quindi dei diritti altrui. Poi l’autorità deve vigilare e, nel caso di degenerazione, intervenire. Non si può vietare in astratto o dire analiticamente prima cos’è vietato e cos’è consentito."

Qualcuno, però, fa notare che con lo stato di emergenza ancora in atto e il rischio di contagio durante i cortei, per lo più di persone non vaccinate e senza mascherina, saremmo proprio nel caso di pericolo per la sicurezza pubblica previsto dall’articolo 17 per non autorizzare le manifestazioni.

"In questo caso non c’entra la libertà di riunione. L’articolo 17 usa due termini: sicurezza pubblica, che non vuol dire ordine pubblico ma la sicurezza dei diritti degli altri mentre si svolge la riunione; e incolumità pubblica, che comprende anche l’aspetto sanitario, perché se prendo a bastonate le persone durante la riunione ovviamente la violo. Se, come è successo il 9 ottobre, io dico in piazza che assalterò il sindacato tra un’ora, poi vado lì, mi schiero, prendo i bastoni rompo le finestre ed entro, ma nessuno interviene: di che cosa stiamo parlando? Non servono particolari provvedimenti in deroga alla Costituzione. Bisogna semplicemente vigilare affinché tutto si svolga secondo conformità costituzionale."

Cosa che a Roma non è stata fatta... Quindi da parte del Viminale c’è stato un vero e proprio lasciar fare?

"Esatto. Normalmente le forze di polizia viene ordinato di seguire i cortei che hanno dato preavviso, controllando che tutto si svolga secondo le regole costituzionali. Poi dovrebbero essere pronti a intervenire nel momento in cui i manifestanti le infrangono o il pericolo si verifichi in concreto. In questo caso non è successo."

Ma la stretta del governo potrebbe non riguardare solo i cortei No Vax. Il Pd ha presentato una mozione di scioglimento di Fn, i cui leader sono stati arrestati per aver incitato o preso parte agli assalti. Quali sono i presupposti costituzionali per sciogliere un partito?

"È possibile. Ma attenzione: la garanzia costituzionale vuole che, affinché il governo sciolga un partito, ci sia prima un giudice che con una sentenza accerti che siamo in presenza di un caso di ricostituzione del disciolto partito fascista. La libertà di associazione, garantita dall’articolo 18, può essere limitata solo attraverso debiti accertamenti. Altrimenti è sempre pericoloso."

Stando all’articolo 1 della legge Scelba lo scioglimento sarebbe applicabile a tutte le associazioni che usano la violenza “quale metodo di lotta politico, propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni”. Qui rientrerebbero anche altri partiti, non solo riconducibili a Fn e affini? Penso alla galassia antagonista di estrema sinistra che a Torino ha bruciato una gigantografia del premier Draghi e a Milano ha insultato la Cgil e Landini, incitando all’insurrezione con idee e metodi altrettanto violenti.

"La nostra legge non dà una definizione ideologicamente orientata. Infatti ingloba tutte le associazioni armate o violente che perseguono con la violenza fini politici. L’articolo 18 della Costituzione vieta tutte le associazioni militari che abbiano scopi politici. E questo vale per tutte le organizzazioni di qualsiasi matrice, a destra come a sinistra. Ma anche in questo caso è necessaria una sentenza giudiziaria che lo certifichi. Solo così si può procedere allo scioglimento."

Allora la mozione del Pd che colpisce solo a destra, se approvata, finirebbe per essere solo una strumentalizzazione politica?

"Qui si vuole dire qualcosa di puramente politico. La mozione, mi pare chiaro, è un puro atto politico. Vuole dire che queste persone che sono state fermate sono fascisti: è un’accusa politica."

Ma con lo sciogliere un partito non si crea un precedente che potrebbe innescare una spirale “repressiva” pericolosa per la garanzia delle libertà costituzionali? Non si potrebbe scegliere la via pragmatica: punire i responsabili dei reati i cui nomi, e precedenti, erano già noti alle autorità che avrebbero dovuto prevederli?

"Questo è successo spesso. Le organizzazioni terroristiche non sono mai state sciolte, né a destra i Nar, né a sinistra le Brigate rosse. Il fatto che associazioni utilizzino la violenza come metodo di lotta politica, essendo di fatto bande armate, è inammissibile. E il fatto che sia successo più per organizzazioni di destra è perché quelle di sinistro, o sedicenti tali, erano perlopiù clandestine. È successo con Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, entrambe formazioni riconducibile di estrema destra che però erano più “di massa” rispetto a Forza Nuova. Avevano un seguito reale, mentre Forza Nuova se non commette violenze nessuno si accorge che esiste."

A proposito di derive, secondo l’ex ministro per il Sud nel governo Conte II, Giuseppe Provenzano, ora vicesegretario del Pd, il partito di Giorgia Meloni sarebbe “fuori dall'arco costituzionale”. Ma non è un’affermazione pericolosa che collide con la XII disposizione della Costituzione su cui si basa la Legge Scelba, che vieta la ricostruzione del disciolto partito fascista?

"Questo è un giudizio politico. Poi non penso che qualcuno pensi davvero di proporre lo scioglimento di Fratelli d’Italia. Ed è una cosa politicamente sbagliata comunque. Un'organizzazione non si può definire fuori dalla Costituzione solo perché c’è qualche nostalgico del fascismo, che rappresenta delle minoranze esigue."

Per sabato, il giorno prima dei ballottaggi delle amministrative, i sindacati hanno organizzato una manifestazione contro i “fascismi” a cui aderiranno molte forze politiche, soprattutto di centrosinistra. Ma così non si rischia di violare il silenzio elettorale per ricavarne un vantaggio alle urne?

"Certo, bisogna stare attenti. Non deve essere una manifestazione contro nessun partito: questo è il requisito formale. Se non è organizzata da un partito, poi però non può nemmeno rivendicarla. Quindi alcuni partiti andranno, altri no. L’importante è che non vengano gridati slogan o dati volantini che colpiscano alcuni partiti e ne promuovano altri di quelli che partecipano alle elezioni. Di fatto è vietata la propaganda da parte dei partiti o fiancheggiatori di partiti durante il silenzio elettorale, che, mi lasci dire, è ancora utile in un periodo in cui la politica è così sguaiata. Vanno evitate le cacce alle streghe da una parte e dall’altra. Poi gli assalti di Roma sono sicuramente un caso fortuito che “aiuta” la sinistra, come quando, dopo la morte di Berlinguer, il Pci batté la Dc alle elezioni. Se fosse successo dieci giorni dopo quel famoso sorpasso non ci sarebbe stato."

Non sarebbe più opportuno, come propone il centrodestra, spostare la manifestazione al giorno dopo le elezioni?

"Non credo, comunque, che ci saranno spostamenti di voto determinanti.

E ribadisco il requisito per rispettare la legge sul silenzio elettorale: deve essere una manifestazione non partitica."

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