
Prosegue il rafforzamento militare del Giappone. Qualche mese fa la Forza di autodifesa marittima giapponese aveva rilasciato un'immagine di un cannone elettromagnetico a rotaia, un jolly sviluppato dall'Agenzia per l'acquisizione, la tecnologia e la logistica (ATLA) e pensato appositamente per contrastare i missili ipersonici. Sono adesso emerse nuove foto, subito diventate virali sui social, che mostrano i lavori in corso sul prototipo di quest'arma, al momento installata sulla nave da guerra sperimentale JS Asuka. Pare che nelle prossime settimane sia previsto un test del cannone, a conferma di come Tokyo intenda ulteriormente svilupparlo per renderlo operativo il prima possibile. Per la cronaca l'Asuka, con un dislocamento di 6.200 tonnellate e un design simile a quello di una nave da guerra, è stata presentata per la prima volta con il cannone elettromagnetico torrettato sul ponte di volo di poppa ad aprile.
Nuove indiscrezioni sul cannone giapponese
Il Giappone è impegnato nello sviluppo della tecnologia dei cannoni elettromagnetici a rotaia dal 2016. Il suo obiettivo? Quello di migliorare le proprie capacità di difesa contro minacce aeree e marittime avanzate rappresentate dai suoi nemici regionali. Questa iniziativa fa in realtà parte di una strategia più ampia per contrastare le sfide poste dai missili ipersonici e da altri proiettili ad alta velocità. Come ha spiegato il portale New Atlas non sono stati resi noti dettagli relativi al dispositivo anche se l'ultimo prototipo emerso sarebbe in grado di sparare proiettili da 40 mm del peso di 320 grammi a velocità iniziali fino a Mach 6,5 e consumerebbe circa 5 megajoule per colpo. Tokyo vorrebbe arrivare fino a 20 megajoule ma servirà ancora del tempo.
Il sito The War Zone ha analizzato le ultime foto diffuse su X da alcuni utenti. Il cannone è installato nella torretta dell'Asuka ed è simile – se non identico – a un prototipo che l'ATLA sta testando su terra e in mare da diversi anni. Nelle foto sono visibili anche quelli che sembrano essere diversi generatori e/o condensatori containerizzati, così come altri container che potrebbero contenere sistemi o spazi di lavoro aggiuntivi. I cannoni a rotaia, che utilizzano elettromagneti al posto dei propellenti chimici per sparare proiettili ad altissima velocità, hanno storicamente richiesto notevoli requisiti di generazione di energia e raffreddamento. Queste esigenze fanno sì che i sistemi d'arma completi siano in genere fisicamente molto ingombranti.
La mossa di Tokyo
I cannoni a rotaia presentano molteplici sfide legate all'usura dovuta al fuoco continuo di proiettili ad altissima velocità. Le canne si consumano rapidamente a causa dell'attrito eccessivo, mentre la gittata e la precisione dell'arma si riducono, con il rischio potenziale di un guasto catastrofico. Nei test precedenti, l'ATLA avrebbe effettivamente dimostrato (il condizionale è d'obbligo) la capacità di sparare colpi a una velocità di circa 2.230 metri al secondo (Mach 6.5) utilizzando cinque megajoule (MJ), o 5 milioni di joule (J), di energia di carica. Lo scorso aprile, gli obiettivi dei test precedenti includevano una velocità iniziale di almeno 2.000 metri al secondo e una durata della canna di 120 colpi, secondo Naval News.
Kazumi Ito, direttore principale della divisione politica degli equipaggiamenti presso l'ATLA, ha dichiarato che gli sforzi del Giappone in materia di cannoni elettromagnetici stavano "progredendo", ma ha riconosciuto "varie sfide". Nonostante le difficoltà, le autorità giapponesi hanno chiarito di essere interessate a una capacità operativa di cannone elettromagnetico navale nel prossimo futuro.
La Cina, un importante rivale geopolitico del Giappone, è particolarmente attiva anche nello sviluppo di cannoni elettromagnetici navali.
Un cannone del genere con torretta è apparso per la prima volta su una nave della Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) nel 2018. Anche altri Paesi - in particolare la Turchia - stanno attivamente sviluppando i propri cannoni. Anche per uso navale.