
Le ultime mosse del Giappone, che da ormai qualche anno ha iniziato a rafforzare le proprie capacità difensive (e non solo) in maniera sempre più evidente, hanno spinto numerosi analisti a chiedersi cosa potrebbe succedere nel Pacifico. Tokyo acquisterà infatti nuovi missili dagli Usa, sta piazzando alcuni sistemi di difesa sulle sue isole più remote e ha rafforzato i rapporti con vari governi regionali, su tutti quelli di Taiwan e Filippine. Non è finita qui perché a partire dal 2026 il governo nipponico costruirà rifugi antiaerei nei territori situati vicino alla citata Taiwan. Il motivo è presto detto: il timore che queste isole possano diventare un obiettivo legittimo per i missili di Pechino, qualora Cina e Stati Uniti dovessero entrare in guerra.
Le mosse del Giappone
Il settimanale statunitense Newsweek ha dedicato ampia copertura alla strategia militare del Giappone. I piani, per esempio, indicano un possibile scenario nel quale Pechino ordina attacchi preventivi contro le principali basi statunitensi e alleate nel Pacifico, prima di lanciare un'invasione anfibia via mare e via aria attraverso lo Stretto di Taiwan per raggiungere quello che gli strateghi chiamano un fatto compiuto. Si tratterebbe di un bel problema per Tokyo, alleato Usa che ospita il maggior numero di truppe americane al mondo al di fuori del territorio statunitense, che con ogni probabilità non eviterà le conseguenze di un conflitto tra superpotenze così vicino alle proprie coste.
Il mese scorso, durante il principale forum sulla sicurezza in Asia, tenutosi a Singapore, il Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth ha dichiarato che un attacco da parte dell'esercito cinese a Taiwan "potrebbe essere imminente". Pechino lo ha accusato di cercare di fomentare lo scontro. Quel che è certo è che gli Stati Uniti difficilmente potranno vincere una guerra nel Pacifico contro la Cina senza l'aiuto del Giappone, il cui vasto territorio, composto da oltre 14.000 isole, si estende per 1.000 miglia attraverso a prima e la seconda catena di isole. Per la cronaca, le Forze di autodifesa giapponesi sono equipaggiate in maniera eccellente, in parte grazie alla storicamente forte industria pesante e alle licenze di esportazione statunitensi per la produzione di piattaforme come il jet stealth F-35 e per il futuro utilizzo di armi come il missile da crociera Tomahawk.
La preparazione di Tokyo
Il governo giapponese sovvenzionerà la costruzione di strutture di evacuazione di lunga durata nei comuni dell'arcipelago di Sakishima, all'estremità della catena di isole Nansei o sud-occidentali, e nel territorio abitato più occidentale di Yonaguni, a meno di 70 miglia a est di Taiwan. Entro la primavera del 2028, ha aggiunto il Nikkei Asian Review, sulle isole vicine di Iriomote, Ishigaki, Tarama e Miyako saranno costruiti altri rifugi antiaerei, dotati di strutture che consentiranno soggiorni fino a due settimane.
Okinawa, la più grande delle isole sud-occidentali del Giappone, ospita circa 30.000 dei 54.000 militari americani in servizio attivo in Giappone. La Marina, l'Aeronautica, l'Esercito e il Corpo dei Marines degli Stati Uniti gestiscono tutte basi sul nodo del Pacifico, con esercitazioni di addestramento congiunte tra Stati Uniti e Giappone che arrivano fino a Yonaguni.
Di recente il Giappone ha effettuato per la prima volta un test missilistico sul proprio territorio.
Tokyo ha lanciato il missile superficie-nave a corto raggio Type-88 presso il poligono antiaereo di Shizunai, situato sull'isola dell'Hokkaido. Un test che è anche l'ultimo segnale di un evidente rafforzamento militare in corso.