Missili balistici che possono colpire ovunque nel mondo: la mossa della Cina che preoccupa gli Usa

La Cina vuole armare i propri missili balistici intercontinentali con testate convenzionali in grado di colpire obiettivi ovunque nel mondo. Ecco perché è una mossa molto rischiosa

Missili balistici che possono colpire ovunque nel mondo: la mossa della Cina che preoccupa gli Usa
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Nell'ultimo rapporto del Pentagono al Congresso sugli sviluppi militari e di sicurezza della Cina pubblicato il 19 ottobre, si sottolinea come Pechino potrebbe esplorare le possibilità di sviluppare missili balistici intercontinentali armati con testate convenzionali. Se sviluppate e messe in campo, tali capacità consentirebbero alla Repubblica Popolare Cinese di minacciare attacchi convenzionali contro obiettivi negli Stati Uniti continentali, nelle Hawaii e in Alaska.

La possibilità di armare un Icbm (Intercontinental Ballistic Missile) con carica convenzionale rappresenta un grosso rischio per la stabilità strategica, ma la Cina dal punto di vista delle forze missilistiche strategiche sta portando avanti i suoi piani di modernizzazione a lungo termine per migliorare le sue capacità di “deterrenza strategica”.

Pechino probabilmente ha completato la costruzione dei suoi tre nuovi campi di silos per il lancio di vettori a propellente solido nel 2022, che conterranno complessivamente almeno 300 nuovi missili balistici intercontinentali e ha caricato alcuni Icbm in questi silos dimostrando di avviarsi verso un cambiamento della sua postura strategica per quanto riguarda il deterrente nucleare.

La Cina sta anche sviluppando nuovi Icbm che miglioreranno significativamente le sue forze missilistiche con capacità nucleare e che richiederanno una maggiore produzione di testate nucleari, in parte a causa dell’introduzione di veicoli di rientro a bersaglio multiplo indipendente (Mirv).

Da quest'ultimo punto di vista il rapporto afferma che attualmente (maggio 2023) la Repubblica Popolare disporrebbe di 500 testate (rispetto alle 400 dello scorso anno), e a questo ritmo di produzione potrebbe facilmente arrivare a mille entro il 2030, quindi approssimandosi di molto al limite fissato dal Trattato Start per le testate di Stati Uniti e Russia (1550).

Attualmente la Cina ha in servizio circa 350 Icbm, 500 Irbm e mille Mrbm, quindi è ragionevole pensare che se dovesse veramente intraprendere la strada di voler armare i suoi missili balistici intercontinentali con carica convenzionale, assisteremmo a una maggiore produzione degli stessi stante anche le considerazioni sui nuovi silos fatte prima. La Cina sta mostrando una progressione lineare nell'equipaggiamento di testate convenzionali per i suoi missili balistici: da quelli a corto raggio (Srbm), si è passati ai Mrbm e Irbm.

Ma sono quelli a raggio intercontinentale a rappresentare un rischio per la stabilità strategica, come accennato: quando si lancia un vettore di questo tipo, che procede su una traiettoria diversa rispetto alle categorie precedenti, non è possibile sapere se è armato con una testata nucleare o convenzionale, quindi la reazione (statunitense in questo caso), sarebbe quella per il peggiore scenario possibile, ovvero quella per un attacco atomico.

Gli Stati Uniti hanno intrapreso una strada simile quando hanno dimostrato di voler equipaggiare i missili balistici lanciati da sottomarini con testate nucleari a basso potenziale e anche in quella occasione abbiamo lanciato l'allarme per la stabilità strategica esattamente in base alle stesse motivazioni qui espresse per la Cina.

La volontà di Pechino è chiara: mettere nel mirino bersagli strategici (basi aeree, porti, principali nodi di comando e controllo e sedi del governo) senza dover ricorrere all’uso di armi nucleari, offrendo così una nuova capacità di deterrenza alla Cina, sperando che, qualora questi missili dovessero venire lanciati, gli Stati Uniti, o qualsiasi altro potenziale avversario dotato di armi nucleari, non reagiscano col loro arsenale atomico. Una speranza vana, come abbiamo visto.

Allo stesso tempo potrebbe esserci il rischio che si abbassi significativamente la soglia per la quale la Cina sia disposta a condurre un attacco strategico non nucleare se ritiene di poter sfuggire a una risposta nucleare.

Ciò potrebbe essere doppiamente rischioso poiché il governo degli Stati Uniti ha una politica di deterrenza esplicita in cui si riserva il diritto di rispondere ad attacchi non nucleari di sufficiente gravità con armi nucleari, così come la Russia.

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