“Potrebbe scoppiare da un momento all’altro”. Ecco chi si prepara alla prossima guerra

Tokyo teme un’invasione cinese di Taiwan e vara il più grande riarmo dal 1945: missili a lungo raggio, droni e F-35. Il Giappone punta tutto sulla deterrenza. Ma se Trump mollasse gli alleati?

“Potrebbe scoppiare da un momento all’altro”. Ecco chi si prepara alla prossima guerra
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Le crescenti tensioni con la Cina, l'arsenale nucleare della Corea del Nord, la nuova presenza russa nei cieli e nei mari dell'Asia. E soprattutto: lo scoppio del conflitto tra Kiev e Mosca ancora impresso nella mente di analisti, esperti e decisori politici. Il Giappone, uno dei principali partner asiatici degli Usa, teme che la storia possa ripetersi anche a pochi passi dai suoi confini, dove figurano alcuni tra gli epicentri geopolitici più caldi del pianeta, e ha così iniziato a rafforzare le proprie Forze di autodifesa (SDF). Da anni i leader giapponesi lanciano l'allarme sul fatto che Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale, possa diventare la prossima Ucraina, e che Xi Jinping possa seguire l'esempio di Vladimir Putin e lanciare un'offensiva sull'isola che rischierebbe di trascinare ampie fasce del mondo in un conflitto disastroso. Rischio concreto o solo paranoia?

L'isola in prima linea in caso di guerra

Indipendentemente dalla risposta, Tokyo sta portando avanti il più grande potenziamento militare dalla Seconda guerra mondiale, raddoppiando il bilancio della difesa entro il 2027 e ampliando notevolmente le capacità operative delle SDF. Anche perché una guerra, qualora dovesse esplodere, sarebbe presumibilmente situata a Taiwan, a circa un centinaio di chilometri dall'isola giapponese di Yonaguni. È qui, come ha spiegato in un lungo articolo The Independent, che la minaccia sembra reale, come dimostrano le esercitazioni senza precedenti condotte negli ultimi mesi per preparare l'isola a un'evacuazione.

Famosa in tutto il Giappone come meta turistica, Yonaguni è un piccolo avamposto che si protende sul Mar Cinese Orientale con una popolazione di appena 1.700 persone. Dal 2016 ospita una base delle SDF che ora conta circa 250 persone. Durante le esercitazioni congiunte Usa-Giappone, note come "Keeen Sword", andate in scena alla fine dello scorso anno, la guarnigione locale ha partecipato per la prima volta alle cosiddette "manovre di prevenzione dei disastri", di fatto considerate funzionali in vista di un eventuale attacco cinese a Taiwan. In ogni caso, l'attività delle SDF a Yonaguni è controversa. E non solo perché si pensa che potrebbe rendere l'isola un bersaglio, ma anche a causa di un dibattito più ampio nella società giapponese sul ruolo che dovrebbero svolgere le sue forze armate.

Perché il partner Usa si rafforza

Il precedente primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, ha citato la guerra in Ucraina come giustificazione per triplicare il bilancio della difesa nazionale, portandolo a 43 trilioni di yen (circa 400 miliardi di dollari), includendo ingenti investimenti nelle capacità dei droni e nelle armi necessarie per contrattaccare Paesi come la Corea del Nord o addirittura per lanciare un attacco preventivo, se l'intelligence suggerisse che un attacco nemico dovesse essere imminente. Ma cosa sta facendo, di concreto, Tokyo?

Innanzitutto si sta preparando a schierare i suoi primi missili a lungo raggio, in grado di raggiungere la Corea del Nord e la Cina, in due basi sull'isola di Kyushu, in un'operazione che dovrà avvenire da qui al marzo 2026. Poi il governo intende portare avanti un enorme potenziamento dei droni militari (al momento pressoché inesistente). Una parte fondamentale del piano di spesa riguarda inoltre l'ammodernamento dell'obsoleta infrastruttura militare e dei mezzi effettivi.

Un esempio? La sostituzione dei vecchi caccia F-15 con gli F-35 Usa. A chiudere il cerchio Tokyo spera di poter ancora contare sull'ombrello difensivo statunitense. Donald Trump permettendo.

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